domenica 25 ottobre 2009

Africa, come una nuova Pentecoste. Nelle 57 proposizioni ricchezze, problemi e speranze del continente (Mazza)


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Africa, come una nuova Pentecoste

Nelle 57 proposizioni ricchezze, problemi e speranze del continente

DI SALVATORE MAZZA

Il «Sinodo della nuova Pentecoste ».
Di una Chiesa che rinnova la propria « apostolica dedizione a operare perché la riconciliazione, la giustizia e la pace e l’umanità in generale prevalgano in Africa e nel resto del mondo». Di una Chiesa che si sente matura abbastanza perché «non avvenga che gli immensi problemi che gravano sull’Africa ci travolgano», e decisa ad andare avanti ed essere «'sale della terra' e 'luce del mondo'» di un Continente che oggi vuole camminare da solo. È subito all’inizio della lista delle 57 propositiones , di cui il Papa ha autorizzato la pubblicazione completa, che i padri sinodali hanno voluto riassumere il senso delle tre settimane di lavoro della II Assemblea speciale del Sinodo per l’Africa. Affidando all’elenco, impostato secondo lo stesso schema che ha scandito i lavori, gli impegni che la Chiesa deve assumere e sviluppare e, allo stesso tempo, i diversi appelli – ai governanti, alla comunità internazionale, ai maggiorenti dell’economia mondiale – che si sono levati perché l’Africa possa finalmente essere messa in condizione di svilupparsi secondo le proprie esigenze: dal 'no' totale alla pena di morte alla «non criminalizzazione» degli immigrati clandestini, dal rifiuto del cosiddetto 'protocollo di Maputo' per quel che riguarda «la promozione dell’aborto» alla condanna del traffico d’armi, dalla forte presa di posizione contro lo sfruttamento di donne e bambini alla richiesta di salvaguardia delle risorse naturali del continente.
Così non a caso all’inizio dell’elenco si trova ribadita l’importanza della comunione ecclesiale, con l’auspicio che non solo gli organismi esistenti possano consolidarsi, ma se ne trovino altri per «ravvivare le strutture della comunione». E subito dopo si riafferma la centralità della riconciliazione, sia a livello ecclesiale che sociale, in quanto «apre la strada allo sviluppo e alla durata della pace nel popolo a tutti i livelli». Di qui l’appello a fermare i conflitti, con l’aiuto della comunità internazionale.
A livello ecclesiale, i padri chiedono che «sia favorita prudentemente anche la forma non sacramentale della celebrazione della Penitenza », per permettere «alle comunità sparpagliate, senza un sacerdote, di vivere un reale cammino di riconciliazione». Allo stesso modo si sottolinea la necessità di «effettuare uno studio serio e profondo dei riti tradizionali africani di riconciliazione », per superare «l’attitudine ambigua » di « un grande numero di cristiani » verso la riconciliazione. Largo spazio, ovviamente, è poi dato al dialogo sia ecumenico che interreligioso e con la tradizione africana. In particolare, sul fronte del dialogo con le altre fedi, si ricorda che la religione non va politicizzata e vanno eliminate intolleranze e violenze. In particolare si auspica che l’islam superi le discriminazioni e il fondamentalismo, e la Chiesa dia risalto alla libertà di culto e le vengano restituite le proprietà confiscate. Quanto alle religioni tradizionali africane, mentre non si rifiuta ciò che «di buono e santo» contengoÈ no, si suggerisce la ricerca scientifica su di loro, unita a un’azione pastorale per liberare l’Africa dalla piaga della stregoneria.
Il capitolo sulla giustizia inizia con il problema della sicurezza della società, con l’appello ai governi perché fermino gli omicidi e i sequestri e ridistribuiscano i beni, creando così condizioni di vita migliori e fermando la «fuga dei cervelli». Fondamentale, si ribadisce, è poi l’eliminazione della povertà, obiettivo per il quale si propone un fondo continentale di solidarietà gestito dalla Caritas, la cancellazione del debito e dell’usura.
Sul fronte più propriamente dell’evangelizzazione, si pone in risalto l’esigenza di una maggiore diffusione della dottrina sociale della Chiesa, e di un’educazione diffusa, con la richiesta che le scuole cattoliche siano tutelate nel diritto di frequenza e ricevano sostegno dallo Stato. Centrale anche la difesa dell’ambiente, e dei beni essenziali come l’acqua e la terra. Per questo, il Sinodo mette in guardia dallo sfruttamento perpetrato dalle multinazionali, incoraggia le energie rinnovabili, guarda alla difesa degli agricoltori, condanna la cultura del consumismo a favore di quella «della moderazione».
Quanto al capitolo politico, l’obiettivo principale è per la promozione del diritto contro sistemi dispotici e militari in espansione. Le elezioni, chiedono i padri sinodali, siano «libere, trasparenti e sicure », i leader religiosi «siano imparziali », e i membri del Parlamento siano« assistiti» dalla Chiesa. Quanto alle categorie «più vulnerabili» – famiglie, donne, giovani, bambini, disabili – il Sinodo chiede maggiore inserimento nella società, la fine delle violenze di cui sono vittime e, soprattutto, «una cura pastorale attenta » . Cura che va messa anche sull’emergenza sanitaria, segnata da Aids, malaria, droga e alcol, dicendo 'no' a stili di vita promiscui che ne aumentano la diffusione e chiedendo un accesso paritario e a basso costo ai medicinali.

© Copyright Avvenire, 25 ottobre 2009

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