domenica 25 ottobre 2009

Il Messaggio finale del Sinodo: «Africa, il futuro è nelle tue mani» (Cardinale)


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«Africa, il futuro è nelle tue mani»

DA ROMA GIANNI CARDINALE

«L’ Africa non è impotente. Il no­stro destino è ancora nelle no­stre mani.
Tutto ciò che essa chiede è lo spazio per respirare e per prospe­rare.
L’Africa si è già messo in moto e la Chiesa si muove con lei, offrendole la luce del Vange­lo ». Con questo appello appassionato si chiu­de il primo frutto del secondo Sinodo africano, il messaggio al popolo di Dio.
Un testo che non è di per sé il bilancio dell’assise, le proposizio­ni finali vengono infatti approvate oggi, ma co­stituisce il grido che la Chiesa in Africa lancia al mondo e a se stessa. Grido che è efficace­mente sintetizzato nel titolo del sesto capitolo del documento: «Africa, alzati!». E che trova conferma, con più forza ancora nell’espressio­ne di chiusura che riprende il Vangelo di Gio­vanni: «Africa, alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!».
Il messaggio è stato presentato ieri, poco dopo l’approvazione dei padri sinodali, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato il presidente e il vice della Commissione che l’ha redatto, l’arcivescovo nigeriano di Abuja, John Olorunfemy Onaiyekan e il vescovo cal­deo del Cairo Youssef Ibrahim Sarraf, a cui si è unito il vescovo mozambicano di Chimoio, Francisco Joao Silota, secondo vice-presiden­te del Secam (Simposio delle Conferenze epi­scopali d’Africa e Madagascar).
I padri sinodali ringraziano Benedetto XVI per la sua vicinanza all’Africa «nelle sue lotte e per la difesa che ne fa con tutto il peso della sua e­norme autorità morale». «Il primo e specifico contributo della Chiesa ai popoli d’Africa – si ri­badisce – è la proclamazione del Vangelo di Cri­sto ». «In questa luce – aggiunge –, accettiamo la nostra responsabilità d’essere strumenti di ri­conciliazione, di giustizia e di pace nelle nostre comunità, 'ambasciatori per Cristo' che è la nostra pace e riconciliazione». Il messaggio ri­volge degli appelli specifici alle varie parti del popolo di Dio.
Ai vescovi ricorda di «porre le questioni della riconciliazione, della giustizia e della pace come un’alta priorità nell’agenda pa­storale » delle proprie diocesi. Ai sacerdoti ram­menta che l’esempio «di vita insieme e in pa­ce, superando le barriere tribali e razziali, può essere una potente testimonianza per gli altri». I fedeli laici sono invece invitati alla lettura del­la Bibbia, del Catechismo della Chiesa cattoli­ca e del Compendio della dottrina sociale del­la Chiesa.
Ribadita anche l’esigenza della fon­dazione di Università cattoliche. Particolar­mente accorato l’appello ai cattolici impegna­ti nella vita pubblica. Si ringrazia chi lo fa «sen­za preoccuparsi di tutti i pericoli e delle incer­tezze della politica». Si definisce «incoraggian­te » la notizia che la causa di beatificazione di Julius Nyerere, storico presidente cattolico del­la Tanzania, è in corso («L’Africa ha bisogno di santi in rilevanti uffici politici»). E si chiede ai politici cattolici che non hanno corrisposto al­le attese di «pentirsi» o dimettersi e «così ces­sare di causare rovina al popolo e dare cattiva fama alla Chiesa cattolica». Rivolgendosi alla famiglie cattoliche il messaggio è chiaro: «Vi mettiamo in guardia contro gli attacchi di ve­lenose ideologie provenienti dall’estero, che pretendono di essere cultura 'moderna'. Con­tinuate ad accogliere i bambini come dono di Dio ed allevateli nella conoscenza e nel timore di Dio».
Particolarmente forte è la parte dedicata ad un appello alla comunità internazionale. «Il Sino­do – si legge – denuncia tutti i tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africa­ni della famiglia e della vita umana (per esem­pio: il detestabile articolo 14 del Protocollo di Maputo)». «La Chiesa – si ribadisce – non è se­conda a nessuno nella lotta contro l’Aids e nel­la cura delle persone infette e contagiate da es­so ». «Con Benedetto XVI – si continua – questo Sinodo avverte che il problema non può esse­re superato con la distribuzione dei profilatti­ci ». Particolarmente dure le parole che riguar­dano le multinazionali, che «devono cessare la devastazione criminale dell’ambiente per il lo­ro ingordo sfruttamento delle risorse naturali». Un «cambiamento» viene chiesto poi circa il «debito che pesa sui paesi poveri, uccidendo letteralmente i bambini».
Dopo aver segnalato le zone dei maggiore cri­si del Continente (Somalia, Grandi Laghi, U­ganda, Sudan e Darfur, Guinea Conakry), degli «interessi stranieri» coinvolti non senza però «la vergognosa e tragica collusione dei leader locali», il messaggio si concentra infine sull’u­nione delle forze spirituali che possono aiuta­re l’Africa. Ci sono buone notizie nel dialogo con l’Islam. Ma rimane il nodo della libertà re­ligiosa, che «comprende anche la libertà di con­dividere la propria fede, di proporla, non di im­porla, di accettare e accogliere coloro che si convertono». I cristiani «che decidono di cam­biare la loro religione sono ben accolti tra le fi­la musulmane». Ma non è possibile il percorso inverso. Urge quindi «reciprocità in questo campo».

© Copyright Avvenire, 24 ottobre 2009

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