mercoledì 21 ottobre 2009

Anglo-Cattolici: il commento di Giacomo Galeazzi


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GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Benedetto XVI sana lo scisma di 500 mila anglicani tradizionalisti: anche i pastori sposati potranno diventare preti. Una svolta per molti uomini di Chiesa come il sacerdote barese Nicola Lopolito, attuale cappellano anglicano dell'università di Edimburgo: quattordici anni fa si era sposato a Napoli ed era passato alla Chiesa anglicana.
Ora lui e tanti altri hanno la strada aperta per recuperare la piena comunione con Roma poiché una nuova realtà di preti sposati entra nella Chiesa cattolica, attraverso la porta principale, cioè una costituzione apostolica approvata dal Papa per definire le modalità del ritorno di fedeli, sacerdoti e vescovi anglicani.
La costituzione, ufficializzata ieri in Vaticano, prevede «la possibilità dell'ordinazione di chierici cattolici sposati, già anglicani, come sacerdoti cattolici». I vescovi anglicani ammogliati dovranno invece accettare di essere retrocessi a semplici sacerdoti. «Ragioni storiche ed ecumeniche - spiega il capo dell'ex Sant'Uffizio, William Levada - hanno portato ad escludere l'ordinazione di uomini sposati a vescovi, come è esclusa sia nella Chiesa cattolica che in quelle ortodosse».
I seminaristi anglicani già sposati potranno portare a termine il loro percorso di formazione, accedendo all'ordine sacro come sacerdoti cattolici, anche se ogni caso verrà valutato singolarmente.
Il documento pontificio indica le linee per il presente e il futuro e non è una semplice sanatoria per le situazioni di fatto. Si verrà dunque a creare, anche nei Paesi di lingua inglese e di tradizione anglicana, uno scenario simile a quello molto diffuso nell'Europa dell'Est e nel Medio Oriente, dove preti cattolici celibi di rito latino si affiancano a preti cattolici sposati di rito orientale. La Chiesa cattolica impone il celibato obbligatorio a tutti i sacerdoti di rito latino. Non però ai preti, ugualmente cattolici, appartenenti ad altre tradizioni: melchiti, uniati ucraini, siriaci, solo per fare qualche esempio. Anzi, nel 1982, il Codice dei canoni delle Chiese orientali approvato da Giovanni Paolo II ribadì la possibilità di ammettere uomini sposati di rito orientale al sacerdozio, vietando però loro il successivo gradino di vescovi. Proibito anche prendere moglie e formare una famiglia ai preti già ordinati.
La presenza sugli altari di chierici sposati è sempre stato un elemento di non facile gestione per la Santa Sede, anche perché, tra le file latine, c'è chi vorrebbe abrogare definitivamente il vincolo del celibato.
Per evitare problemi e confusioni tra i fedeli, la Cei ha chiesto ai preti sposati orientali di non esercitare il loro sacramento in Italia. Se nell'Est europeo e in Medio Oriente, è normale per i cattolici avere un parroco con moglie e figli al seguito, ciò non è altrettanto scontato in Occidente. Ora la costituzione apostolica sugli anglicani potrebbe cambiare la situazione anche nell'Europa dell'Ovest. Ci saranno perplessità, dibattiti, forse anche malumori. Il Vaticano ne è consapevole. L'accettazione di ministri sposati «per alcune persone» sarà un problema, ammette il cardinale Levada: «Si tratta fondamentalmente di una questione di educazione. Se viene spiegato perché viene data questa possibilità la gente capirà e il matrimonio sarà considerato una eccezione».

© Copyright La Stampa, 21 ottobre 2009 consultabile online anche qui

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