lunedì 16 novembre 2009

Lotta contro la fame, alla Fao il giorno del Papa (Caprara)


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

IL VERTICE A ROMA

Lotta contro la fame, alla Fao il giorno del Papa

Inizia il vertice. Per l’emergenza cibo chiesti 44 miliardi

Maurizio Caprara

ROMA — A nove anni da quando schiere di capi di Sta­to e di governo si impegnaro­no davanti alle Nazioni Unite a dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che sof­frono la fame, allora circa 800 milioni, gli abitanti malnutri­ti della Terra hanno superato il miliardo. E’ il numero più alto dal 1970, e i raffronti si fermano a quell’anno perché per prima i confronti non di­sporrebbero di statistiche omogenee. Di recente, prezzi alti dei cereali nei Paesi pove­ri e crisi finanziaria interna­zionale hanno contribuito a far aumentare gli affamati. Non era però un destino ine­luttabile. «Ci troviamo in un mondo assurdo. Perché disponiamo di tutti i mezzi tecnici e le ri­sorse per fronteggiare il dramma della fame, ma non riusciamo a porvi rimedio», ha constatato Jacques Diouf, il senegalese che aprirà oggi a Roma il «Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare» in qualità di direttore generale della Fao, organizzazione del­l’Onu per cibo e l’agricoltura.

A ricordare che il corso del­le cose potrebbe essere diver­so, nel palazzo di viale Aventi­no sarà anche il Papa. Lo farà davanti a Silvio Berlusconi, che è previsto sia eletto presi­dente della riunione perché capo di governo nel Paese ospitante, e davanti a Muam­mar el Gheddafi, che interver­rà prima di alcuni capi di Sta­to. Nella sala verrà notata l’as­senza di Barack Obama, anco­ra in Cina, e la presenza di un despota messo all’indice dal­l’Occidente, e non solo, qual è il presidente dello Zimba­bwe Robert Mugabe. E’ presumibile che Benedet­to XVI si muoverà secondo la linea ripresa sabato dal porta­voce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, in un edi­toriale per il Centro televisivo vaticano: il vertice «si svolge in uno scenario della cui drammaticità ci si dimentica troppo spesso». Anche quando non muore, ha detto Lombardi, chi pati­sce la fame «vive a metà». La strada da percorrere a suo av­viso è «favorire lo sviluppo agricolo dei Paesi più pove­ri »: «Non dovrebbe essere dif­ficile per i partecipanti al ver­tice di Roma. Ma poi bisogna agire di conseguenza».

Ap­plaudiranno in tanti. Non tut­ti avrebbero titolo a farlo. Malgrado le promesse di far salire gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo a un valore pa­ri allo 0,5% del prodotto inter­no lordo nel 2010 e allo 0,7% nel 2015, l’Italia resta lontana dagli obiettivi. E’ stata al livel­lo dello 0,22% nel 2008 (con un lieve incremento: ma per­ché sono stati conteggiati an­che i soldi delle Regioni) ed è previsto si fermi intorno allo 0,20 quest’anno. I fondi per la cooperazione allo sviluppo assegnati al mi­nistero degli Esteri sono po­chi. E scarsi si profila che ri­mangano nel 2010: circa 330 milioni di euro, incluse le spe­se per le strutture a Roma. Nel 2009, i fondi sono stati ta­gliati dell’85% circa rispetto al 2007. Dal governo si era parlato di un riallineamento, ossia un’iniezione di soldi per ripianare le discese. Non si vede all’orizzonte. E l’Italia non ha ancora pagato i 130 milioni di dollari, più altri 30, promessi da Berlusconi nel G8 dell’Aquila al fondo con­tro malaria, Aids, tubercolosi.
Nell’enciclica Caritas in ve­ritate , Benedetto XVI si è ap­pellato alla responsabilità in più direzioni. Non va trascu­rata, ha scritto, «un’equa ri­forma agraria nei Paesi in via di sviluppo». Se ne parlerà nel vertice fino a mercoledì. Come sempre, l’effetto degli impegni si verificherà dopo. Stavolta, c’è una scaltrezza: la Fao chiede 44 miliardi di dol­lari l’anno di aiuti all’agricol­tura, ma gli Stati non trovano l’accordo per scriverlo nella bozza di documento finale.

© Copyright Corriere della sera 16 novembre 2009 consultabile online anche qui.

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