lunedì 16 novembre 2009

Anglicani, Cattolici e Ortodossi: il cammino verso l'unità (Il Nichelino online)


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Anglicani, cattolici e ortodossi: il cammino verso l'unità

Qualche settimana fa ha avuto una certa eco l’annuncio del rientro di una parte della Chiesa anglicana nella piena comunione con la Chiesa di Roma.
Una divisione antica che risale al XVI secolo quando il Re Enrico VIII dichiarò l'indipendenza dall'autorità del Papa. Da allora formalmente a capo della Chiesa d'Inghilterra c’è il sovrano regnante.
Quella anglicana negli ultimi anni è una comunità in fermento dove non sono mancati colpi di scena, come il recente passaggio al cattolicesimo di Tony Blair, l’ex premier laburista.
Ora si preannunciano altri movimenti, non nel segno di un’altra frattura, ma di una soluzione condivisa tra Chiesa di Roma e Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Comunione anglicana. Una confluenza verso Roma che potrebbe riguardare non solo singoli fedeli, ma intere comunità. A muovere i gruppi di anglicani verso la Chiesa cattolica, sono state alcune decisioni prese negli ultimi anni nella Comunione anglicana come l’ordinazione delle donne al sacerdozio e all’episcopato, l’ordinazione di vescovi dichiaratamente omosessuali nonché la possibilità di unire in matrimonio coppie gay. Scostamenti dalla “tradizione” su cui una parte degli anglicani non è d’accordo.
La Chiesa cattolica si è dichiarata disposta ad accoglierli, compresi i preti anglicani sposati.
Probabilmente è questa la notizia che ha fatto scattare l’interesse dei mass media che si occupano di vicende ecclesiali solo se riescono a tirare in ballo i soliti due o tre argomenti utili al gossip.
Nei giorni scorsi è passato invece quasi inosservato un altro fatto, persino più importante sotto il profilo del riavvicinamento tra chiese cristiane.
E cioè un nuovo incontro a Cipro, tra cattolici e ortodossi, che ha segnato un altro importante passo nel dialogo ecumenico al quale Papa Benedetto XVI sta dando uno straordinario impulso, come annunciato fin dal primo giorno del suo pontificato: “lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”.
Per la prima volta dallo scisma dell’anno 1054 l’intero mondo ortodosso ha accettato di discutere l’ostacolo principale alla riunificazione, la questione del “primato petrino”, sulla base della disponibilità messa in campo qualche anno fa da Giovanni Paolo II: ridefinire insieme il senso di questo “primato” del Vescovo di Roma, successore dell’Apostolo Pietro.
«Diciamo la verità: con i cattolici c’è ben poco che ancora ci divide», sostiene il professor Nikolai Losskji, docente di storia della Chiesa all’Istituto San Sergio di Parigi, autorevole centro teologico ortodosso. Per contenuti di fede, dottrina sacramentale e visione antropologica gli ortodossi sono pressoché identici ai cattolici. Il cammino verso una completa riunificazione procede, talvolta a piccoli passi, ma in modo costante. La ritrovata unità tra cristiani d’Oriente e d’Occidente rappresenterebbe in effetti un evento di portata storica, dopo un millennio di profonde e laceranti divisioni.
Le Chiesa Ortodossa è costituita da un arcipelago di chiese, di origine antichissima. Alcune affondano le proprie radici nelle prime comunità cristiane fondate dagli Apostoli, come il Patriarcato di Costantinopoli che risale a Sant’Andrea. La più numerosa per numero di fedeli è quella russa che raduna almeno 120 milioni di fedeli. Sopravvissuta al grande inverno della persecuzione comunista ed al regime ateo che voleva annientarla: ad est l’altro grande polmone della Chiesa ha ricominciato a respirare.

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