mercoledì 18 novembre 2009

Sferzata del Papa: troppa opulenza. Benedetto XVI lancia l'allarme sulle conseguenze della crisi e condanna gli sprechi (Marroni)


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Il Papa alla Fao: "La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori" (Discorso)

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Sferzata del Papa: troppa opulenza

Benedetto XVI lancia l'allarme sulle conseguenze della crisi e condanna gli sprechi

Carlo Marroni

ROMA

«La fame è il segno più crudele e concreto della povertà. Non è possibile continuare ad accettare opulenza e spreco, quando il dramma della fame assume dimensioni sempre maggiori». Davanti all'assemblea generale della Fao,l'agenzia dell'Onu per lalotta alla fame, Benedetto XVI ha lanciato un nuovo allarme sugli effetti disastrosi della crisi economica e della mancanza di politiche efficaci da parte dei paesi ricchi, che rendono il problema della fame una piaga in costante aumento, nonostane il pianeta produca risorse necessarie per dar da mangiare a tutti. «La comunità internazionale- ha affermato il Pontefice, per la prima volta nella sede romana della Fao - sta affrontando in questi anni una grave crisi economica e finanziaria.
Le statistiche testimoniano la drammatica crescita del numero di chi soffre la fame e a questo concorrono l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, la diminuzione delle disponibilità economiche delle popolazioni più povere, il limitato accesso al mercato e al cibo: tutto ciò mentre si conferma il dato che la terra può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti». Tutti - ha tenuto a sottolineare - quelli presenti e quelli che ancora devono nascere: «Questi dati indicano l'assenza di una relazione di causa- effetto tra la crescita della popolazione e la fame, e ciò è provato dalla deprecabile distruzione di derrate alimentari in funzione del lucro economico».
Ai capi di stato presenti al vertice il Papa - accompagnato dal segretario di Stato, Tarcisio Bertone - ha ribadito che da parte della Chiesa cattolica «ci sarà sempre attenzione verso gli sforzi per sconfiggere la fame,ci sarà l'impegno a sostenere, con la parola e con le opere, l'azione solidale programmata, responsabile e regolata - che tutte le componenti della comunità internazionale saranno chiamate a intraprendere».
Insomma, la Chiesa non pretende di interferire nelle scelte politiche: «Rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione quando sono responsabilmente illuminate da valori autenticamente umani, si unisce allo sforzo per eliminare la fame».
E tra le emergenze più immediate per scongiurare il peggioramento della crisi alimentare mondiale c'è quella di porre un freno «all'egoismo che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci». La lotta all'insicurezza alimentare va affrontata con una visione di lungo periodo: «In tale contesto è necessario contrastare anche il ricorso a certe forme di sovvenzioni che perturbano gravemente il settore agricolo, la persistenza di modelli alimentari orientati al solo consumo e privi di una prospettiva di più ampio raggio e soprattutto l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci».
E l'allarme richiama la denuncia lanciata in Africa contro lo sfruttamento da parte delle multinazionali e contro un eccessivo uso delle risorse ambientali: «I metodi di produzione alimentare impongono altresì un'attenta analisi del rapporto tra lo sviluppo e la tutela ambientale. Il desiderio di possedere e di usare in maniera eccessiva e disordinata le risorse del pianeta è la causa prima di ogni degrado dell'ambiente». La sua tutela, ha aggiunto, «si pone quindi come una sfida attuale per garantire uno sviluppo armonico, rispettoso del disegno della creazione di Dio e dunque in grado di salvaguardare il pianeta.Se l'umanità intera è chiamata ad essere cosciente dei propri obblighi verso le generazioni che verranno, è anche vero che su stati e organizzazioni internazionali ricade il dovere di tutelare l'ambiente come bene collettivo».
Sull'Osservatore Romano,il direttore Gian Maria Vian, commenta: «Ci si può domandare se il ragionare lucido e concreto di Benedetto XVI sarà ascoltato, se le sue parole saranno prese in considerazione. Molti forse le ignoreranno », mentre «altri ricorreranno agli stereotipi di una Chiesa cattolica oscurantista di fronte a una presunta sovrappopolazione mondiale. Ma non sarà facile: il Papa ha infatti ribadito che la Chiesa è rispettosa del sapere e dei risultati delle scienze, come pure delle scelte determinate dalla ragione. E in nome della ragione, oltre che della fede, parla».

© Copyright Il Sole 24 Ore 17 novembre 2009 consultabile online anche qui.

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