lunedì 16 novembre 2009

Il Papa alla Fao: quattro idee molto concrete sulla fame (Giorgio Bernardelli)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

L'analisi

Il Papa alla Fao: quattro idee molto concrete sulla fame

di Giorgio Bernardelli

Se qualcuno si aspettava dal discorso del Papa di oggi alla Fao un generico invito ad aprire il portafoglio, vuol dire che non ha letto l'enciclica Caritas in veritate. Le riflessioni proposte da Benedetto XVI questa mattina davanti ai rappresentanti di tutto il mondo riuniti per l'ennesimo vertice sul tema dell'emergenza alimentare è stata un'analisi molto precisa sulle responsabilità della politica e dell'economia rispetto all'attuale situazione. Che sono un po' più grosse rispetto alle cifre (oggi decisamente piccole) che la comunità internazionale ha intenzione di mettere sul tappeto.

Per questo vale la pena di sottolineare a caldo alcuni passaggi del discorso di Benedetto XVI.

Il Papa dice che è «drammatica la crescita del numero di chi soffre la fame»

È stato molto citato in questi ultimi tempi il dato record del milardo e 20 milioni di persone che oggi nel mondo soffrono la fame. Si tratta però di un dato che da solo non dice ancora tutta la gravità della situazione attuale. Per aiutare a leggere davvero questa cifra può essere utile dare uno sguardo a questi grafici diffusi dalla Fao.

Emergono in particolare due dati:

- la fame non è assolutamente un problema che riguarda solo l'Africa sub-sahariana: in questa area del mondo vivono comunque solo un quarto delle persone che soffrono la fame. E le aree dove il problema è cresciuto in maniera più rapida in questi ultimi due anni sono il Nord Africa, il Medio Oriente e l'America Latina;

- aumenta non solo il numero di affamati ma anche la percentuale rispetto al totale della popolazione. C'è in atto un preoccupante inversione di tendenza: nel 1969 soffriva la fame il 33 per cento della popolazione mondiale, poi siamo arrivati a scendere fin quasi al 15 per cento, ma adesso stiamo tornando ad avvicinarci al 20 per cento.

Il Papa dice che «non c'è una relazione di causa-effetto tra la crescita della popolazione e la fame»

Sono gli stessi dati riportati sopra a testimoniarlo. Negli ultimi due anni non c'è stato un baby-boom globale che ha aumentato le bocche da sfamare. Sono venute al pettine le contraddizioni economiche che ruotano intorno al cibo. Quei dati catastrofici sono il risultato di una bolla finanziaria che ha portato nell'estate del 2008 i prezzi dei generi alimentari a raggiungere livelli record, per poi crollare nel giro di poche settimane.

La crescita della popolazione non c'entra. Il Papa lo dice chiaramente: ci sarebbe cibo per tutti. E non lo dice solo lui. Sullo spauracchio della crescita della popolazione anche autorevoli osservatori laici cominciano ad avere qualche dubbio. Clicca qui per leggere l'articolo «La bolla demografica si risolve. Da sola», in cui qualche giorno fa citavamo degli interessanti dati dell'Onu pubblicati sull'Economist.

Il Papa denuncia «l'egoismo, che consente alla speculazione di entrare persino nei mercati dei cereali, per cui il cibo viene considerato alla stregua di tutte le altre merci»

Queste parole sono un macigno che chiede alla politica e all'economia risposte puntuali. Benedetto XVI non parla di un fenomeno generico, ma di un meccanismo preciso che riguarda alcuni strumenti finanziari - i cosiddetti futures - che vengono scambiati da alcuni soggetti - principalmente oggi i fondi di investimento - sul sito di una particolare piazza finanziaria - la Borsa di Chicago. Proprio nel numero speciale di Mondo e Missione parlavamo nel dettaglio di questo tema, spiegando che cosa è successo nel 2008, che cosa sta succedendo oggi e che cosa potrebbe accadere di nuovo domani. Clicca qui per leggere l'articolo «Speculazione sul cibo: è ora di dire basta».

In tanti ultimamente hanno accennato a questo tema. Lo ha fatto anche il nostro presidente del Consiglio intervenendo all'ultima Assemblea generale dell'Onu. Ma su questo tema è tempo di smetterla di parlare e cominciare ad agire, prima che una nuova bolla finanziaria porti altri cento milioni di persone dentro il novero di coloro che soffrono la fame.

Il Papa dice che la risposta alla fame «non va ricercata nel profilo operativo della cooperazione, ma nei principi che devono ispirarla: solo in nome della comune appartenenza alla famiglia umana universale si può richiedere ad ogni Popolo e quindi ad ogni Paese di essere solidale, cioè disposto a farsi carico di responsabilità concrete nel venire incontro alle altrui necessità, per favorire una vera condivisione fondata sull'amore»

Non si sconfigge la fame se non si parte dalla premessa di un mondo più giusto. È questa l'idea che continua a mancare in tutti i discorsi sulle crisi alimentari. L'ultimo esempio è di pochi giorni fa e ha per protagonista proprio la Fao. In preparazione al vertice di Roma se n'è svolto uno più piccolo a Milano, la città dell'Expo 2015 che ha per tema proprio il programma ambizioso di «Nutrire il Pianeta». Giovedì e venerdì si è svolto un convegno dedicato al contributo che i privati possono dare alla soluzione della crisi alimentare, alla presenza di politici e amministratori delegati di grandi aziende. Bene: a questo link è possibile leggere il documento finale dei lavori, riportato sul sito della Fao. È un inno alle meraviglie che le nuove tecnologie possono portare nella produzione agricola, si parla della centralità che va ridata al comparto agro-alimentare, si parla di sponsorizzazioni per micro-progetti. Tutte cose bellissime e importanti. Di una cosa, però, non si parla: di quella dimensione etica generale che il Papa non si stanca di indicare. C'è o non c'è oggi un problema da questo punto di vista? Come facciamo a essere sicuri che basta produrre di più per risolvere il problema della fame, quando già oggi ci sarebbe cibo per tutti ma si preferisce sacrificarlo sull'altare del profitto facile?

Questo è il tema che - sommessamente e come stiamo già facendo da un po' di tempo - ci permettiamo di rilanciare a chi sta lavorando per Expo 2015. Altrimenti firmare protocolli di intesa con la Fao, come è stato fatto a Milano giovedì scorso, è solo un'operazione di immagine.

Dice cose molto concrete questo discorso di Benedetto XVI alla Fao. E anche questi per un cristiano sono «principi non negoziabili». Guai adesso a fermarsi agli apprezzamenti di circostanza. Di fronte alla fame selvono scelte forti, non qualche briciola fatta passare per solidarietà.

http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=1812

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