domenica 8 novembre 2009

Sfratto del Crocifisso, "sentenza incostituzionale" (Il Giornale)


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L’analisi Ma quella sentenza per noi è incostituzionale

La sentenza della Corte di giustizia europea che ritiene che il crocifisso nelle aule scolastiche sia incompatibile con le norme sulla laicità dello stato è un inaccettabile insulto alla civiltà. Quando ci si è rifiutati di scrivere nella costituzione dell’Unione europea che essa ha radici cristiane, sembrava che si trattasse di un dettaglio, ma ora si capisce che ci si è messi su una pericolosa deriva, per cui rischiamo di trovarci Allah da tutte le parti, ma si deve togliere il crocifisso dalle scuole. Forse è quel tramonto dell’Occidente profetizzato da Osvald Spengler negli anni venti del secolo scorso, che è stato esorcizzato dicendo che lui era filo nazista. Dove invece ci porta la sentenza di Strasburgo, alla Mecca? Questo odio per il crocifisso è veramente incomprensibile. Lo dico da laico. Il governo italiano, nella memoria difensiva presentato alla Corte europea ha sostenuto che il crocifisso non è solo un simbolo religioso, ma anche un simbolo della storia e dei valori culturali italiani ed europei. La Corte, invece ha affermato che si tratta di un simbolo prevalentemente religioso, che vale solo per chi frequenta la Chiesa Cattolica. Per loro in Vangelo è solo un libro ecclesiastico. Ciò è smentito dal saggio di Benedetto Croce, «Perché non possiamo non dirci cristiani». La frase di Croce ovviamente significa «perché dobbiamo dirci cristiani». Il filosofo spiega che, anche a prescindere dalla fede religiosa, i valori del cristianesimo fanno parte della nostra civiltà, della cultura e dei nostri valori. Croce, notoriamente, era un liberale laico, che considerava la libertà, come valore fondamentale dello storia della civiltà umana. Ed è stato uno dei maggiori pensatori europei del novecento. Se la Corte di Strasburgo avesse letto questo suo piccolo libro, si sarebbe resa conto che la tesi del governo italiano per cui il crocifisso è un simbolo della nostra civiltà non è un cavillo giuridico, riguarda principi fondamentali della nostra società democratica. Si potrà obbiettare, magari, che Benedetto Croce non è un pensatore rilevante in Gran Bretagna o in Svezia o in altri stati europei, che considerano la cultura italiana di serie B e solo quella anglosassone di serie A. Ma anche ammesso (e non concesso) ciò, comunque è importante per nostra civiltà. E la Corte europea ammette che i vari paesi dell’Unione europea possono avere le loro specifiche tradizioni e valori. Certo Benedetto Croce è un filosofo, non un legislatore, per di più ha la disgrazia di essere un pensatore liberale. E nell’intellighenzia i liberali sono poco considerati. Senonché la tesi di Croce trova un riconoscimento indiretto, ma autorevole nel testo del nuovo concordato fra l’Italia e la Chiesa concluso nel 1984 dal presidente del Consiglio Craxi. L’articolo 12 di tale legge dice: «La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa». I patti lateranensi fra Stato italiano e Chiesa cattolica, per l’articolo 7 della carta costituzionale fanno parte della Costituzione. E la formulazione del 1984 di tali patti, pertanto ha natura costituzionale. Dunque, se non si vuole dare retta alla «filosofia della libertà» di Croce, perché fuori moda, occorre però dare retta alla Costituzione che dice che «i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano». La sentenza della Corte di Strasburgo non cita mai questa norma, forse perché i giudici non hanno letto il nuovo testo dei patti lateranensi. Ma essa c’è ed impedisce di sostenere che il crocifisso, in Italia, è solo un simbolo della Chiesa cattolica. I principi del cattolicesimo sono parte del patrimonio storico del popolo italiano. Il crocefisso nelle scuole in Italia c’è, da quando ci sono le scuole. Non si può rimuovere se un regolamento governativo permette esporlo, perché questo permesso da un principio costituzionale. Chi vive nel «Bel Paese» deve adattarsi alle nostre tradizioni, non può pretendere di imporci altri valori. È necessario che i deputati italiani del parlamento europeo lo dicano a voce alta.

© Copyright Il Giornale, 8 novembre 2009 consultabile online anche qui.

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