martedì 26 maggio 2009

Bruno Mastroianni su Martini-Verzé: "Facile fare i preti progressisti con i matrimoni degli altri" (Tempi)


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Su segnalazione del nostro Scenron leggiamo:

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Facile fare i preti progressisti con i matrimoni degli altri

di Bruno Mastroianni

Il cardinal Martini e don Verzé nel loro ultimo libro hanno sollevato (fra i tanti) un tema che colpisce particolarmente la sensibilità mediatica: la questione della comunione ai divorziati. Il cardinale ha bonariamente posto la questione in parallelo alla revoca della scomunica ai lefebvriani. Sono seguiti diversi commenti su quella linea: il Papa farebbe bene, oltre che pensare ai tradizionalisti, anche a fare qualcosa di più per le persone che hanno subìto un fallimento sentimentale.
A parte il fatto che la scomunica in questo caso non c’entra niente, vale la pena tornare sul tema dei divorziati per rispolverare cosa ne pensa Benedetto XVI.
Intervenendo più volte sulla questione ha ribadito che occorre giudicare “caso per caso” senza cambiar le regole. La Chiesa dice al divorziato: ti accolgo, troverò un modo alla tua speciale situazione per farti stare vicino a Dio, ma non potrò mai normalizzare “d’ufficio” la tua condizione.
Cambiare le regole significherebbe solo estendere ulteriormente situazioni di sofferenza: ci andrebbe di mezzo l’indissolubilità del matrimonio.
La Chiesa è la portavoce di Dio e ha il dovere di ricordare il progetto originario del Creatore: uomo e donna sono destinati a stare insieme per sempre, come una cosa sola. Non sono destinati alla precarietà delle relazioni affettive. Benedetto lo sa bene: la Chiesa, anche quando accoglie, non può smettere di ricordare all’uomo che il vero amore esige legami indissolubili. L’alternativa lascia dietro a sé solo sofferenze.

© Copyright Tempi, 26 maggio 2009

Che dire? Perfetto!
R.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

è facile fare anche i preti conservatori con i matrimoni degli altri....
e comunque è una battuta vecchissima...
quasi una copia e incolla

Raffaella ha detto...

I preti "conservatori" non generano confusione fra i fedeli.
E' facile fare i progressisti quando si hanno gli incensi dei giornali e nessun incarico di rilievo nella gerarchia ecclesiastica.
R.

Anonimo ha detto...

Un solo appunto: Io la "bonarietà" nel card. CMM proprio non la riesco a scorgere, ma la tendenziosità sì.
Alessia

Fabiola ha detto...

Quello che mi inquieta nelle posizioni di Martini-Verzé è la scarsa considerazione per la dignità dell'essere uomini e donne. Siamo fragili e peccatori quindi appanniamo un po'la verità, chiamiamola accoglienza e compassione e ci sentiremo tutti meglio. E persino la Chiesa gerarchica avrà l'applauso di Repubblica. Credo che gli uomini, tutti, abbiano il diritto che la verità e il bene siano ricordati loro senza sconti. E' ciò per cui sono stati fatti e ne va della grandezza del loro destino. Ogni altra posizione li relega ad uno stato di perenne minorità.. Ed è un modo per inseguire il"secolo" che, di fronte al male non conosce altra soluzione che il legalizzarlo. Chiamandolo male minore.

Anonimo ha detto...

Il libro di Martini non farà altro che ingenerare confusione tra i fedeli e ancor più dolore per coloro che vivono in situazioni di irregolarità matrimoniale.

Per esperienza, a volte queste persone vivono come una schizzofrenia: da una parte capiscono la propria situazione, dall'altra fanno di tutto per giustificarsi.

Martini così pone nelle loro mani una auto-assoluzione fasulla, facendo credere che la Chiesa sia come un supermercato nel quale ognuno prende ciò che vuole... e a volte ci sono pure le svendite di "nuovi" prodotti.
Salvo poi arrivare a casa e rimpiangere di aver fatto una scelta sbagliata.

Ecco perchè trovo che il titolo di questo articoletto sia molto vero, purtroppo: facile spararle per apparire "aperti" e andare suoi giornali.
Tanto poi, chi soffre, non sono loro...

d.Marco

Anonimo ha detto...

" Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano! Guardatevi dai falsi profeti, i quali vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci. Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie uva dalle spine o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono produce frutti buoni; ma l'albero cattivo produce frutti cattivi. Un albero buono non può dare frutti cattivi, né un albero cattivo dare frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti" (Matteo 7:13,14).

Alessia

ste ha detto...

“A parte il fatto che la scomunica in questo caso non c’entra niente”. Vero, non è scomunica quella nei confronti dei divorziati, ma non è forse stata riconciliazione quella con i lefebvriani? Non sono forse stati accolti a braccia aperte, nel segno di un amorevole e caritatevole perdono? Non è forse legittimo allora chiedersi perché questo stesso perdono, questa stessa accoglienza, questa stessa caritatevole capacità di vedere in chi ha sbagliato o fallito prima la sofferenza del fratello che il fallo del peccatore, non possa rivolgersi a quei tanti uomini e donne che soffrono oggi perché, non essendo riusciti a realizzare la loro vocazione matrimoniale con la coppia che si erano scelti sono stati così irrimediabilmente allontanati dall’amore di Dio per via di leggi umane.
“Ma non potrò mai normalizzare “d’ufficio” la tua condizione.” Ma non è forse stata stabilita “d’ufficio” la condizione del divorziato? O forse Gesù parla esplicitamente di come comportarsi nei confronti dei divorziati? Non è forse un’interpretazione umana, una burocrazia teologica umana? Può essere redatta da uomini, ma non da uomini modificata, corretta?
“La Chiesa è la portavoce di Dio e ha il dovere di ricordare il progetto originario del Creatore: uomo e donna sono destinati a stare insieme per sempre, come una cosa sola. Non sono destinati alla precarietà delle relazioni affettive.” Quante coppie si impegnano veramente, e lavorano con fatica affinchè la loro relazione funzioni, eppure giungono ugualmente al fallimento? Quante di queste persone sono però capaci di reinvestirsi poi in nuove e realizzanti esperienze di coppia e di amore? Eppure a queste la Chiesa non è capace di concedere il perdono, sottraendo a loro il diritto alla Vita e all’eucarestia.
Forse è facile fare i progressisti, ma a me sembra molto più comodo e triste fare gli intransigenti e gli inflessibili, con i matrimoni degli altri.
Ste

Raffaella ha detto...

E' stata solo tolta la scomunica.
I Lefebvriani non sono ancora in piena comunione con la Chiesa Cattolica.
Ci vorranno probabilmente anni per una completa riconciliazione.
Il matrimonio e' un Sacramento: nessuno puo' scioglierlo, nemmeno il Papa.
La Sacra Rota decreta solo la nullita' del vincolo ma non interviene mai sul Sacramento.
R.

Anonimo ha detto...

diciamo che è facile fare i preti con i matrimoni degli altri..

Anonimo ha detto...

se elimini anche certi messaggi innoqui....

Raffaella ha detto...

Eh?

Anonimo ha detto...

errore. sorry

Anonimo ha detto...

Il principio dell'indissolubilità del matrimonio tanto umano non è, ovviamente per chi crede in Gesù Cristo come Figlio di Dio. Le parole del Vangelo di Matteo (19, 1-15) sono molto chiare.

Anonimo ha detto...

Il cardinal Martini genera tanta confusione. gente così ha curato la nuova bibbia?
Non lo so, lo chiedo!

Anonimo ha detto...

Se mi e' concesso vorrei partire da una frase dello scrittore cattolico Bernanos: a proposito delle famiglie diceva "Dio abbia compasione delle famiglie".

Esse possono essere dei luohi di crescita e di fecondita' straordinaria o luoghi dove tutto si spegne... anche nelle famiglie che rimangono unite una vita.

I prezzi li pagano i figli.

Detto questo credo che sia facile parlare di matrimoni, se non si vivono. ci vuole attenzione e competenza.

Comunque penso che la Famiglia sia l'urgenza piu' assoluta di oni paese, motore economico, di socialita' di educazione, di investimenti, di futuro.

Bisogna puntare su matrimoni che durino una vita, che siano luoghi di amore, in caso contrario si vedono drammi infiniti, ferite nei coniugi, insanabili, anche psicologicamente.

Penso che ci si accosti troppe volte a un matrimonio religioso in modo viziato, senza la consapevolezza di quello che si va a fare.

La Chiesa credo debba fare di piu'.. su questo fronte e al limite difronte all'evidenza dei casi, nn procedere a matrimonio se ne mancano i presupposti, consapevolezza, e se si riduce a semplice ritualita' tradizionale

ilsanta ha detto...

Qualche commento: "la Chiesa, anche quando accoglie, non può smettere di ricordare all’uomo che il vero amore esige legami indissolubili. L’alternativa lascia dietro a sé solo sofferenze."
L'ultima frase è decisamente personale, non credo che l'alternativa lasci solo sofferenze, diciamo che l'alternativa per la Chiesa Cattolica è inaccettabile e basta.

"Martini così pone nelle loro mani una auto-assoluzione fasulla, facendo credere che la Chiesa sia come un supermercato nel quale ognuno prende ciò che vuole..."
Ma non è già un supermercato?
Per quale motivo dovrei pensarla diversamente di fronte agli annullamenti della Rota?
Forse il problema è che Martini vuole trasformarla in un discount mentre altri preferiscono che rimanga una cosa per pochi ... ovviamente facoltosi ....

"Le parole del Vangelo di Matteo (19, 1-15) sono molto chiare."
Infatti in un punto recitano: "Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un`altra commette adulterio"
Interessante come in realtà le cose non siano affatto chiare, quel termine "concubinato" e la conseguente possibilità di ripudio sono ad oggi tenute ben nascoste dalla Chiesa, chissà come mai?

Raffaella ha detto...

Forse bisognerebbe citare tutti i passi evangelici e non solo quelli che fanno comodo...una frase estrapolata dal contesto puo' assumere significati "strambi".
Tempo fa lessi l'interpretazione del passo citato che mi permetto di riportare qui:

Il significato dell'affermazione evangelica “chi ripudia la propria moglie, salvo caso di concubinato, commette adulterio”

Quesito

Gentile padre Angelo,
nel Vangelo si legge che "chi ripudia la propria moglie, salvo caso di concubinato, commette adulterio". Le chiedo cosa si debba intendere per concubinato.
Grazie per la sua gentile chiarezza

Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. per dare possibilità ai nostri visitatori di comprendere la portata del problema conviene riportare per intero il passo del Vangelo:
“Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi». Gli obiettarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l'atto di ripudio e mandarla via?». Rispose loro Gesù: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio»” (Mt 19,3-9).

2. Nell’Antico Testamento era proibito i matrimonio tra un ebreo e uno straniero perché sorgente di sincretismo religioso e di corruzione morale.
Ma ai tempi del Signore molte donne ebree sposavano un soldato romano per avere un vantaggio economico. I soldati infatti erano veramente assoldati, secondo il significato più materiale del termine.
Ma una tale unione era considerata illegittima e invalida.
Pertanto non si trattava di un matrimonio, ma di un concubinato.
Se una donna ebrea decideva poi di lasciare il marito straniero (che era in realtà un convivente) poteva lasciarlo.
Gesù, secondo l’interpretazione di Schillebeeckx e Bonsirven, parla di questi concubinati.

3. Il Vangelo parla di porneia. Questa porneia non è l’adulterio, per il quale il vocabolario greco e biblico usa un’altra parola moikeia.
La conferenza episcopale italiana, traducendo la porneia con concubinato ha fatto, a detta degli esegeti, una traduzione corretta.

Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo

ilsanta ha detto...

@Raffaella

Carina la storiella di Padre Angelo, peccato che chi ha scritto il Vangelo non abbia affatto parlato di questo caso particolare, se ne sarà dimenticato lasciando così spazio ad un malinteso o forse l'accezione era diversa da quella che a Padre Angelo piacerebbe?
Ricordo inoltre che il termine "porneia" tradotto come concubinato, trova miglior traduzione con "fornicazione", tale termine "porneia" è usato indifferentemente insieme a "moicheia", vedi Matteo 5:32.
Infine faccio sommessamente notare come Gesù parli espressamente di ripudio della moglie da parte del marito, non viceversa come cita Padre Angelo (la moglie concubina di un soldato romano lo può lasciare perchè iun realtà non sposata). Gesù sembra quindi rivolgersi agli uomini, tutto lascia supporre siano Ebrei, sposati regolarmente.

Raffaella ha detto...

Tutto lascia supporre...quindi ciascuno puo' interpretare le Scritture come vuole?
Non e' il mio caso...
R.

Anonimo ha detto...

ilsanta è sempre sprezzante con chi non la pensa come lui.
definire storiella il testo di un teologo non è molto carino.
non è ora di smetterla di dare da mangiare ai troll?
cb

ilsanta ha detto...

@Raffaella
"Tutto lascia supporre...quindi ciascuno puo' interpretare le Scritture come vuole?"

A meno che gli Evangelisti non abbiano espressamente scritto i Vangeli solo per i sacerdoti, direi che ognuno dovrebbe essere in grado di usare il cervello per comprendere ciò che Dio, per mano umana, ci ha lasciato scritto.

@Anonimo
"definire storiella il testo di un teologo non è molto carino."

Non sarà carino ma se la risposta fornita è evasiva e fuorviante non è certo colpa mia. Il mio problema è che quando mi dicono di buttare il cervello all'ammasso e smettere di pensare "per fede" proprio non ce la faccio, ho sempre preferito tradurre il "logos" biblico con il termine "logica" più che come "verbo".

"non è ora di smetterla di dare da mangiare ai troll?"
Se fossi un troll interverrei diversamente e ben più frequentemente mi creda.