mercoledì 2 settembre 2009

La garanzia dei credenti è Benedetto XVI (Antonio Socci)


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Su segnalazione del nostro Gabriele che ringraziamo di cuore leggiam il seguente articolo di Antonio Socci pubblicato da "Libero" con il titolo "La garanzia dei credenti è Benedetto XVI" e sul sito dello scrittore con il titolo "Cosa cambia nella Chiesa e cosa no".
R.

La garanzia dei credenti è Benedetto XVI

Cosa cambia nella Chiesa e cosa no

Antonio Socci

Cosa sta accadendo nella Chiesa italiana? Tanti – specie cattolici – se lo chiedono in questi giorni. Ritengo che si drammatizzino troppo vicende di cronaca come lo scontro tra Feltri e Boffo, il quale, forse, dall’attacco del Giornale potrebbe ricavare addirittura una proroga della sua direzione.
Casomai il segnale di un vero mutamento di stagione ecclesiale (e politica) è la circostanziata e reiterata critica del direttore dell’Osservatore romano, Gian Maria Vian (che i giornali ritengono “portavoce” della Segreteria di Stato vaticana) alla linea di Avvenire, il giornale della Cei guidato da Boffo da quindici anni.
Già nel recente passato Vian aveva esplicitato la sua diversità di vedute da Avvenire e su un caso scottante, la vicenda di Eluana Englaro, nella quale il quotidiano di Boffo fu il vero e appassionato paladino della battaglia “pro life” (mentre in Vaticano si scelse una linea più defilata, concorde sui valori, ma non esposta sul caso specifico).
Le cose che Vian ha aggiunto – nell’intervista di lunedì al Corriere della sera – in sintesi sono queste: imprudenti ed esagerati sono stati certi attacchi di Avvenire al governo sull’immigrazione clandestina, i rapporti della Santa Sede con il governo sono eccellenti e infine Vian rivendica con orgoglio la scelta di non aver scritto una riga sulle “vicende private di Silvio Berlusconi” (a differenza di Avvenire).
Anzi, Vian segnala che alla Repubblica la quale continuava a tartassare la Chiesa come “connivente” col premier, nei giorni scorsi l’Osservatore ha risposto per le rime con un editoriale di Lucetta Scaraffia (che riprendeva alla lettera gli argomenti di un editoriale di Libero del 30 luglio): “Alla Chiesa” vi si leggeva “si chiede proprio il contrario di quello che è un comportamento morale: la condanna del peccatore, ma non del peccato. Questo sì sarebbe una prova di nichilismo e di coinvolgimento partigiano in vicende politiche contingenti: proprio quello che invece Benedetto XVI e il cardinale Bertone cercano di evitare”.
Per la verità non si può dire che Avvenire sia stato, con Boffo, un giornale di opposizione al governo di centrodestra. E’ stato sempre prudente e misurato, anche se sul caso Berlusconi ha infine ceduto a formulare qualche pungente attacco. In politica il giornale della Cei è stato finora palesemente vicino alla linea dell’Udc di cui Boffo e Ruini sponsorizzavano il rientro nell’area di maggioranza, magari a scapito della Lega (e da qui deriva anche il superattivismo di questi giorni del partito di Bossi per accreditarsi come riferimento affidabilissimo per la Chiesa).
Probabilmente il piano di riserva di Ruini e Boffo – nel caso in cui l’Udc non fosse tornata all’ovile di centrodestra – era quello di ricompattare un’area di centro fra Casini, Rutelli e la Binetti, spaccando il Pd i cui candidati alla segreteria – Bersani, Franceschini e Marino – sono tutti indigesti alla Chiesa.
Ecco, ciò che sta finendo in questi giorni è la lunga stagione ruiniana della Chiesa italiana. Il prelato emiliano infatti è sulla breccia dal convegno ecclesiale di Loreto del 1982 (e probabilmente proprio grazie a Dino Boffo, allora ai vertici dell’Azione Cattolica con Rosi Bindi). Ruini ha segnato 25 anni di storia della Chiesa italiana e della politica.
Con Tangentopoli e il collasso della Dc la gerarchia episcopale ruiniana cominciò a “giocare” in prima persona in politica facendo prima la scelta dei due forni (in forza del fatto che l’elettorato cattolico, di centro, rappresentava la “golden share” che permetteva di vincere le elezioni). Quindi – venuto meno ogni dialogo con Prodi e i cattoprogressisti – ha giocato la carta dei “valori non negoziabili” per tenere unita la Chiesa italiana e conseguire vittorie politiche notevoli (come il referendum sulla legge 40 del 2005) che hanno dato la sensazione di un’egemonia culturale cattolica.
Il pensionamento di Ruini dal vicariato di Roma e dalla presidenza della Cei, per raggiunti limiti di età, non ha significato il venir meno della sua influenza, ma ha permesso al nuovo segretario di Stato vaticano, Bertone, di rivendicare apertamente (e prendere sempre più in mano) le redini del rapporto Chiesa-politica in Italia.
La gestione del “caso Berlusconi” sembra un punto di non ritorno. Non che cambino gli orientamenti culturali della Chiesa, che di fatto sono condivisi sia da Bertone che da Ruini, ma c’è un avvicendamento di classe dirigente e un probabile mutamento di approccio: meno esposizione pubblica e meno battaglie culturali sui valori, meno crociate etiche. E il privilegio dato al rapporto diretto con la politica.
Questo scenario potrebbe far rialzare la testa, dentro la Cei, all’episcopato progressista, martiniano (da Tettamanzi a Paglia). Ma per il Vaticano è inevitabile constatare che ormai l’unico interlocutore possibile in questo momento è il centrodestra. Il centrosinistra è nel caos totale e oltretutto lì prevale ormai una rancorosa mentalità laicista.
Sono così disorientati che, anche nell’artiglieria mediatica, oggi Repubblica fa del dottor Boffo un proprio simbolo dimenticando di averlo bersagliato per settimane a causa del presunto silenzio della Chiesa su Berlusconi e dimenticando che è stato proprio l’Avvenire di Boffo a guidare certe battaglie sui valori – la legge 40, il referendum del 2005 e appunto il caso Englaro – in cui il fronte laicista è stato un avversario furibondo.
La “gestione Ruini” della Chiesa italiana ha permesso di occultare la secolarizzazione in corso, ma anche di intercettare la nuova domanda di religiosità e di riferimenti morali della nostra società. Ha rischiato il clericalismo (cioè il rapporto tropo stretto Chiesa/potere mondano), senza far crescere una generazione di cattolici che diventasse una forza popolare e scatenando una dura risposta anticlericale.
Ma ha reso la Chiesa italiana una lobby importante che ha fatto dell’Italia un caso unico in Europa di apertura della politica alle radici cristiane e ai grandi valori etici. Ruini – in forza del grande carisma di papa Wojtyla e di Ratzinger – ha cercato e trovato interlocutori fra gli intellettuali laici, come Giuliano Ferrara, Paolo Mieli, Ernesto Galli della Loggia. Ma con esiti confusi (come nel caso del mancato sostegno alla lista pro-life di Ferrara) o controversi nei contenuti: Ruini – per dire – ha appena dato alle stampe un libro con lo stesso Galli della Loggia che proprio domenica scorsa, in un editoriale sul Corriere della sera, ha messo in discussione il Concordato.
Peraltro è singolare che Gian Maria Vian e Lucetta Scaraffia – oggi simboli dell’Osservatore romano di Bertone – vengano proprio dall’area di Galli della Loggia e di Ruini. Restano aperte dunque tante domande. In sostanza, finita una stagione – che ha avuto attivi e passivi – non è chiaro qual è quella che comincia.
Anche se quando si parla della Chiesa bisogna sempre tener presente che non è un partito e oltre ai rapporti di forza umani c’è in azione un mistero che fa accedere cose impreviste e spalanca orizzonti sorprendenti.
Nella storia della Chiesa è sempre stato così. E – nella concezione cattolica – gli uomini di Chiesa, con le loro diverse responsabilità, sono importanti proprio nella misura in cui possono favorire o ostacolare ciò che quel Divino Capitano fa accadere per il suo popolo. In questo senso Benedetto XVI rappresenta una vera e luminosa garanzia per i credenti.

Da Libero © 2 settembre 2009

Post scriptum

Nell’udienza di mercoledì 2 settembre, il Papa, parlando di S. Oddone, ha pronunciato delle frasi che i mass media hanno interpretato di grande attualità. In particolare questa frase: “Dio persegue le colpe e tuttavia protegge i peccatori”.
Mi rallegra molto che ora tutti comprendano cosa è il cristianesimo. E cosa rimarrà sempre. In un mio editoriale del 30 luglio scorso (qui nel sito: “Perché Repubblica strattona la Chiesa”), polemizzando con La Repubblica che pretendeva dalla Chiesa la condanna del peccatore (uno solo: Berlusconi) e non del peccato, scrivevo: “da duemila anni la Chiesa, seguendo il comportamento e il comandamento di Gesù, condanna con nettezza e decisione il peccato, ma, a braccia spalancate, chiama a sé e accoglie il peccatore e fa festa per il suo ritorno”.
Ora lo ha spiegato qualcuno molto più autorevole di me. Spero che tutti lo capiscano.

http://www.antoniosocci.com/2009/09/cosa-cambia-nella-chiesa-e-cosa-no/

2 commenti:

euge ha detto...

Onestamente soprattutto in questo momento direi che Benedetto XVI non è solo la garanzia dei credenti ( io direi per i credenti ) ma, l'unica garanzia che tutti noi abbiamo.

Antonio ha detto...

Che bel titolo...il Papa garante dei credenti. Già perché il conio delle monete(spirituali) spacciate dalla maggior parte dei vescovi risulta finora limato e di bassa lega!
Vivat semper Benedictus XVI!
Vivano pure le Loro Eccellenze...ma cum Petro et sub Petro!