mercoledì 23 settembre 2009

La misura di Bagnasco piace. Ora la Cei pensa a Concordato e Avvenire (Rodari)


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La misura di Bagnasco piace. Ora la Cei pensa a Concordato e Avvenire

Paolo Rodari

set 23, 2009 il Foglio

Il giorno dopo la misurata prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, al consiglio permanente della Cei in corso in questi giorni è tempo di lavori.
I trenta vescovi dibattono sul testo del porporato e ne apprezzano “i contenuti e il tono”: hanno giudicato l’intervento “lucido e sereno allo stesso tempo”, spiega Domenico Pompili, portavoce della Cei.
Quindi hanno parlato dell’anno sacerdotale e delle cose più tecniche in agenda: gli orientamenti pastorali per il prossimo decennio che rilanciano la questione educativa come il perno di una rinnovata stagione di evangelizzazione.
La soddisfazione dei vescovi per “i contenuti e il tono” della prolusione mostra come il tentativo di Bagnasco di smorzare le polemiche dopo il “caso Boffo” è quanto vuole l’episcopato in questo momento: smorzare le polemiche e nello stesso tempo continuare a dialogare con tutti, maggioranza compresa. Certo, non mancano alcune criticità. E queste verranno fuori nel lavoro delle prossime ore. Le principali le ha elencate lo stesso Bagnasco ieri, in un’intervista a Famiglia Cristiana. Qui il presidente dei vescovi ha di fatto riletto la prolusione soffermandosi però su alcuni snodi. Uno, su tutti, molto sentito. La questione del Concordato.
Nell’editoriale del Corriere della Sera di domenica 30 agosto Ernesto Galli della Loggia, alla luce di quella che era stata dipinta come una vera e propria crisi tra gerarchie e centro-destra a motivo dell’attacco di Feltri a Boffo, riproponeva il tema dell’opportunità del Concordato. Bagnasco, sia nella prolusione che nell’intervista al settimanale paolino, non cita direttamente l’intellettuale romano, ma fa capire bene a chi sono dirette le sue parole: “E’ una questione ciclica – spiega – sulla quale si riversano riserve e velleitarismo, devo dire anche da settori insospettabili dell’opinione pubblica”. E’ una questione ciclica, certo. Ma che preoccupa non poco le gerarchie: il Concordato, oltre che riconoscimento del carattere istituzionale della chiesa, significa anche tante cose pratiche. Tra queste la linfa non irrilevante che prende il nome di otto per mille, voce determinante per il clero e in parte riferibile ai bilanci di media della Cei.
Il riflesso della mediazione del Vaticano sulla prolusione di ieri – beninteso: Bagnasco ha scritto di suo pugno il testo e lo conferma il fatto che la versione defintiva è arrivata sul tavolo dei principali porporati della Santa Sede soltanto nel primo pomeriggio dell’altro ieri – lo si evince in più passaggi.
Tra questi un tema che interessa vescovi e società civile. Quello della legge sul fine vita. Da più parti era arrivata eco d’una certa parte dell’episcopato italiano, e del Vaticano, propensa a non ritenere fino in fondo utile la necessità d’una legge. Bagnasco, sia nella prolusione che nell’intervista a Famiglia Cristiana, ha invece ribadito l’auspicio per una legge che “possa scongiurare nel nostro paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana: una legge, la migliore possibile, che protegga e garantisca una categoria di soggetti tra i più deboli della nostra società”.
Dicono che all’ascolto di queste parole non sono stati pochi i vescovi che hanno tirato un sospiro di sollievo. E pure in Vaticano, la cosa, è stata apprezzata. Segno che anche su questo punto la mediazione con la segreteria di stato vaticana c’è stata.
Ancora ieri Bagnasco è tornato a parlare di Boffo per ribadire “la gravità dell’attacco” subìto. Ma la vicenda non è finita qui. Nel senso che per la Cei, la perdita di Boffo, sta pesando parecchio. Soprattutto in questi giorni di preparazione del consiglio permanente.
In Cei era lui che teneva i rapporti tra la base e la presidenza. E, insieme, valutava il polso dell’opinione pubblica alla luce delle principali tematiche da affrontare. Inoltre, un altro problema: trovare chi lo sostituisce ad Avvenire non è facile. I vescovi in questi giorni ne parleranno. Ma ogni decisione è rimandata. La mediazione col Vaticano, in questo caso, sarà tecnicamente più dispendiosa. Ma sempre di mediazione si tratterà. E’ il tempo delle scelte condivise.

Pubblicato sul Foglio mercoledì 24 settembre

© Copyright Il Foglio, 23 settembre 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Paolo Rodari.

1 commento:

mariateresa ha detto...

in questo Benedetto xvi forum Teresa Benedetta riporta un'agenzia AP (in inglese)che ha visionato in anteprima la TV svedese

http://benedettoxviforum.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8527207&p=31

Non si dice che il papa era stato informato, ma che il cardinale Hoyos era informato. Poi c'è già una prima dichiarazione da parte ebraica naturalmente non entusiasta.
Insomma la trasmissione si presta al casino ma non bastona il papa direttamente.
E' comunque un'operazione porcheria.Sarebbe meglio che Hoyos parlasse, ma è il caso di dire "nuovamente" perchè già a suo tempo ha parlato e la sua versione è un'altra. Naturalmente la tv svedese si è ben guardata dall'intervistarlo.
Il tutto mi sembra un assist al servizio della causa contro i lefevriani e contro il dialogo con il mondo ebraico. E contro papa Benedetto s'intende.Comunque il diavolo fa le pentole e non i coperchi e può darsi che qualcuno cocciuto e determinato riesca a smascherare questa operazione:oggi c'è la rete.