martedì 22 settembre 2009
Da Benedetto XV a Benedetto XVI. Intervista a Mariano Fazio, autore di un libro sui due Papi (Zenit)
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Da Benedetto XV a Benedetto XVI
Intervista a Mariano Fazio, autore di un libro sui due Papi
di Miriam Diez i Bosch
ROMA, martedì, 22 settembre 2009 (ZENIT.org).
Mariano Fazio (Buenos Aires, 1960), storico e filosofo, ha di recente pubblicato il libro “Da Benedetto XV a Benedetto XVI”, edito in Spagna da Rialp (www.rialp.com).
Fazio, che attualmente vive in Argentina, sottolinea che Benedetto XV e Benedetto XVI sono due Papi “che si trovano a governare la Chiesa in momenti di crisi” ed evidenzia, in questa intervista rilasciata a ZENIT, i parallelismi tra i due pontificati.
Lo storico fa anche riferimento alla “sana laicità”, un concetto caro a Benedetto XVI.
Mariano Fazio è sacerdote e docente di Storia delle dottrine politiche, presso la Facoltà di Comunicazione sociale istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma. È stato il primo decano di questa Facoltà e Rettore magnifico della stessa Università.
Tra Benedetto XV e Benedetto XVI vi sono altre differenze oltre a un numero in più? Quali sono le similitudini tra questi due pontificati?
Fazio: I due Papi si trovano a governare la Chiesa in momenti di crisi. Benedetto XV deve guidarla attraverso la tormenta della prima Guerra Mondiale: l’ottimismo della fine del secolo finiva (la cosiddetta Belle Époque) e iniziava la crisi della cultura della modernità.
È interessante notare come Benedetto XV si sforzi di incentrare tutto il suo magistero sulla carità cristiana e faccia di tutto per tamponare le ferite del conflitto bellico. In generale, è stato un Papa poco compreso, ma adesso si sta riabilitando il suo pontificato.
Anche Benedetto XVI si confronta con un momento di cambiamento culturale (anche se credo che ci troviamo nella stessa crisi culturale che si era manifestata con la Prima guerra mondiale) e come Benedetto XV pone il primato nella carità. Non dimentichiamo che la sua prima enciclica è Deus caritas est.
E di fronte alle ferite spirituali che provoca la dittatura del relativismo, Benedetto XVI propone un’apertura alla verità, ampliando la fiducia nella ragione umana.
Come percepisce Benedetto XVI il processo di secolarizzazione?
Fazio: Il Papa proviene dalla cultura europea e in particolare dell’Europa centrale, forse l’area più secolarizzata al mondo.
Per questo, nei suoi scritti precedenti alla elezione come successore di Pietro, si è incentrato nell’analisi di una situazione culturale segnata dall’assenza di Dio e dalla rottura antropologica che porta con sé la chiusura di fronte alla Trascendenza.
A mio avviso, attualmente il Papa ha una visione più diversificata del mondo contemporaneo, e nei suoi viaggi al di fuori dell’area europea ha trovato un’apertura alla trascendenza molto diversa da quella delle società europee anchilosate.
La seconda enciclica è sulla speranza, e in tutto il magistero benedettino aleggia questa virtù, che forse non era così presente nei suoi scritti precedenti il suo pontificato.
Il Papa avverte che negli Stati Uniti, in America latina, in Africa e in altri Paesi, si scorgono segnali evidenti dell’influenza della secolarizzazione come negazione dell’orizzonte trascendente, ma allo stesso tempo egli promuove la positività di tanti elementi presenti in queste aree che manifestano l’azione di Dio nella storia.
Benedetto XVI sta cercando di fare tutto il possibile da parte sua per restituire alla cultura europea le energie spirituali che la resero così grande e feconda nei secoli passati.
In cosa consiste la “sana laicità” che il Papa difende?
Fazio: Benedetto XVI, in piena continuità con i suoi predecessori, si presenta al mondo come araldo della verità sull’uomo.
La sua difesa della dignità della persona e la conseguente difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, dell’identità dell’istituzione familiare basata sul matrimonio eterosessuale (in realtà non esiste altro tipo di matrimonio), del primato della solidarietà, della necessaria salvaguardia della libertà religiosa, eccetera, non si inscrive in un progetto di ritorno allo Stato confessionale, ma rappresenta una affermazione di quei valori come propri della persona umana, senza distinzione di razza, credo, livello culturale o sociale.
Una visione, questa, così ricca della persona umana, a cui è possibile arrivare attraverso la ragione.
Certamente, la rivelazione dà una luce molto profonda sulla verità dell’uomo, ma non si tratta di verità confessionali.
La sana laicità comporta un atteggiamento di apertura a questi valori antropologici che dovrebbero essere la struttura portante della vita sociale, e che ripeto non sono valori esclusivamente cristiani.
Laicità significa riconoscere la distinzione tra Chiesa e Stato, religione e politica, ordine naturale e ordine soprannaturale, ma non consiste nell’indipendenza di un ordine morale naturale e universale.
L’opposto della laicità è il laicismo, che nega ogni presenza pubblica della religione e che proclama come unico atteggiamento morale con diritto di cittadinanza nella società democratica, il relativismo; e il clericalismo, che disconosce le distinzioni appena menzionate.
Quando la Chiesa difende la dignità della persona umana, non sta facendo politica partigiana, né sta promuovendo una crociata religiosa: semplicemente sta aiutando a ricordare a tutti gli uomini la loro dignità di persone umane. E questo rafforza la sana laicità.
Abbiamo abbandonato la cristianità per entrare nell'epoca di un nuovo cristianesimo?
Fazio: Se per cristianità intendiamo una società omogenea, retta da principi cristiani, con istituzioni pubbliche di carattere confessionale, è evidente che l’abbiamo abbandonata.
Ogni epoca della storia umana è fatta di luci e di ombre. Così anche per l’epoca della cristianità, in cui la maggiore tentazione era quella del clericalismo. Nella società occidentale attuale, la tentazione più pressante è quella del laicismo, nocivo tanto quanto il clericalismo.
Nel mio ultimo libro ho cercato di esporre l’evoluzione del magistero della Chiesa, il quale, in piena continuità con il passato, ma illuminato dallo Spirito Santo e facendo tesoro delle esperienze storiche vissute dalla Chiesa, ha visto con maggiore chiarezza una serie di elementi che sono presenti nel Vangelo, ma che il passare dei secoli aveva reso meno incisivi nella presenza pubblica dei cristiani nella società.
Oggi credo che comprendiamo meglio rispetto ai secoli passati quali siano le conseguenze del date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (un sana laicità, lontana dal laicismo e dal clericalismo). Comprendiamo meglio anche quella frase del Vangelo di Giovanni, così cara a Giovanni Paolo II: la verità vi farà liberi.
Una Verità, quella cristiana, che si identifica con la Bellezza e la Bontà, e che occorre cercare liberamente (libertà religiosa) e, una volta trovata, vivere in pienezza.
© Copyright Zenit
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1 commento:
nel blog di Accattoli, primo post , ultimo commento (almeno in questo momento è l'ultimo) Accattoli risponde a domanda diretta se la tesi di Magister su Vian-Diana è vera e Accattoli risponde netto che è falsa.
Accattoli è un uomo piuttosto pacato e sfumato nei suoi giudizi e in genere trovo apprezzabili le sue considerazioni. E in questo caso gli credo, se volete, d'istinto.
A parte ciò mi chiedo cosa succede per arrivare a questi estremi.Mi pare che Crippa sul Foglio dica che non era mai successo che un vaticanista attaccasse così il direttore dell'Osservatore Romano.
Spero che torni un po' di buon senso anche nell'informazione religiosa in Italia.
Le discussioni anche appassionate e intense, e qui parlo in generale, non dovrebbero lasciare un senso di amaro e di disorientamento. Come adesso.
Non so spiegarmi bene ma non credo che a papa Benedetto piacerebbero certi toni. Non credo che si faccia illusioni sulla confusione che c'è nella Chiesa (e non da adesso) ma credo che vada avanti con coraggio e determinazione perchè ama la Chiesa profondamente, anche così com'è.Proprio come Paolo amava le prime comunità della Chiesa nascente sgarruppate e litigiose.
Ho apprezzato l'articolo della Fattorini perchè, pur avendo lei una formazione non certo tradizionalista, si sforza di vedere le cose in modo unitario , chiama i problemi col loro nome (GPII ha solo rimandato i problemi)e contiene anche una speranza per il futuro. L'articolo di Colafemmina è interessante e ricostruisce in modo utile questi 4 anni, e anche la sua profezia sulle prossime campagne mediatiche è condivisibile e, ahimè, facile. Ma non posso condividere il modo di descrivere lo scenario in modo così tranchant.Fosse come dice lui alla lettera, ci sarebbe da andare a Roma, caricare papa Benedetto su una macchina per metterlo in salvo.
Credo che il Signore non abbandoni e non abbandonerà la sua Chiesa e il successore di Pietro e anche se gli ostili al papa ci sono, ci sono stati e ci saranno (sempre) non credo che si tratti di una compatta falange macedone.
Le esperienze di questi 4 anni ci hanno amareggiati e non mi stupisco di certi commenti che ho letto oggi. Ma non credo che ci aiuti pensare a un assedio permanente.
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