Via Crucis al Colosseo, l'inno di speranza di Benedetto XVI

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Via Crucis al Colosseo, l'inno di speranza di Benedetto XVI

Il Papa: non tutto è perduto, neanche quando la fede è messa alla prova, quando la disgrazia ci colpisce

È quest'anno la voce dell'India, attraverso i testi scritti dal vescovo di Guwahati, Thomas Menamparampil, a raccontare le tragedie e i mali del mondo nelle Meditazioni della Via Crucis al Colosseo celebrata da Benedetto XVI.

INNO DI SPERANZA

Il Papa assiste dalla terrazza del Palatino, come fece lo scorso anno. Non porta la croce in nessuna tappa, ma parla all'inizio della cerimonia.
Il suo è «un inno di speranza»: «Vogliamo dire a noi stessi che tutto non è perduto nei momenti di difficoltà. Quando le cattive notizie si susseguono, siamo oppressi dall'ansia. Quando la disgrazia ci colpisce più da vicino, ci scoraggiamo.
Quando una calamità fa di noi le sue vittime, la fiducia in noi stessi è del tutto scossa e la nostra fede è messa alla prova. Ma non tutto è ancora perduto. Come Giobbe, siamo alla ricerca di senso». E ancora: «Un cammino di fede e di speranza è un lungo cammino spirituale, attento al più profondo disegno di Dio nei processi cosmici e negli eventi della storia umana. Poiché sotto la superficie di calamità naturali, guerre, rivoluzioni e conflitti di ogni genere, vi è una presenza silenziosa, vi è un'azione divina mirata. Egli rimane nascosto nel mondo, nella società, nell'universo. Benedetto XVI chiuderà la Via Crucis con un breve discorso.

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