sabato 2 maggio 2009
Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: il Papa ordina 19 nuovi sacerdoti (Radio Vaticana)
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Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: il Papa ordina 19 nuovi sacerdoti
“La fiducia nell’iniziativa di Dio e la risposta umana”: questo il titolo del Messaggio del Papa per la 46.ma Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra domani.
Per l’occasione, nella Basilica Vaticana, alle ore 9.00, Benedetto XVI presiederà la Santa Messa e conferirà l’ordinazione presbiterale a 19 diaconi della diocesi di Roma. La nostra emittente seguirà l’evento a partire dalle ore 8.50, con radiocronaca in italiano, francese, inglese, spagnolo, portoghese e tedesco. Ma ricordiamo alcuni spunti del Messaggio del Papa in questo servizio di Sergio Centofanti:
Benedetto XVI ripete con forza l’esortazione di Gesù ai suoi discepoli: “Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”. Con questo “pressante appello” – afferma il Papa - Gesù indica “come la preghiera per le vocazioni debba essere ininterrotta e fiduciosa. Solamente se animata dalla preghiera infatti, la comunità cristiana può effettivamente avere maggiore fede e speranza nella iniziativa divina”. E se è vero – aggiunge – “che in talune regioni della terra si registra una preoccupante carenza di presbiteri, e che difficoltà e ostacoli accompagnano il cammino della Chiesa, ci sorregge l’incrollabile certezza che a guidarla saldamente nei sentieri del tempo verso il compimento definitivo del Regno è Lui, il Signore, che liberamente sceglie e invita alla sua sequela persone di ogni cultura e di ogni età, secondo gli imperscrutabili disegni del suo amore misericordioso”.
Si tratta di un “intreccio d’amore tra l’iniziativa divina e la risposta umana” presente “in maniera mirabile” anche nella vocazione alla vita consacrata di quanti seguono i consigli evangelici della castità, della povertà e dell’obbedienza. Attratti da Gesù – rileva il Papa – “fin dai primi secoli del cristianesimo, molti uomini e donne hanno abbandonato famiglia, possedimenti, ricchezze materiali e tutto quello che umanamente è desiderabile, per seguire generosamente il Cristo e vivere senza compromessi il suo Vangelo” pur tra incomprensioni e persecuzioni.
Il Papa invita quanti sentono la chiamata a non scoraggiarsi “di fronte alle difficoltà e ai dubbi”. “Fidatevi di Dio” – è la sua esortazione – “seguite fedelmente Gesù e sarete i testimoni della gioia che scaturisce dall’unione intima con Lui”. Il progetto salvifico di Dio, infatti “non si riveste mai del calcolo timoroso del servo pigro che per paura nascose sotto terra il talento affidatogli, ma si esprime in una pronta adesione all’invito del Signore, come fece Pietro quando non esitò a gettare nuovamente le reti pur avendo faticato tutta la notte senza prendere nulla, fidandosi della sua parola”.
Benedetto XVI affida a Maria, la donna del sì, “quanti avvertono la chiamata di Dio a porsi in cammino nella via del sacerdozio ministeriale o nella vita consacrata”. In “fiducioso abbandono” – conclude il Papa il suo messaggio - coltivate “nel vostro cuore, come Lei, la capacità di stupirvi e di adorare Colui che ha il potere di fare ‘grandi cose’ perché Santo è il suo nome”.
Ma perché è importante la Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni? Federico Piana lo ha chiesto a don Domenico Dal Molin, direttore del Centro Nazionale Vocazioni:
R. – Innanzitutto, perché lancia in maniera molto forte il messaggio che comunque la vocazione è qualcosa che va invocata, che va chiesta con molta fiducia, che il Signore continua a chiamare e che il Signore è all’origine di tutte le vocazioni e di tutte le chiamate a dare un senso profondo di servizio alla propria vita. A questo però aggiungerei anche che, comunque, diventa una giornata di grande sensibilizzazione delle nostre comunità cristiane al tema della vocazione, perchè altrimenti corre il rischio di essere un tema talmente trasversale, che poi pian piano si appiattisce e non c’è più una specificità.
D. - Nel mondo i sacerdoti sono mediamente in trend positivo...
R. – Certamente, è fatto incoraggiante, perchè dice che comunque le comunità cristiane sono tuttora in grado di essere un humus, un terreno fecondo, dal quale nascono le vocazioni al ministero ordinato. E’ un trend positivo. Certamente lo vediamo un poco meno nel nostro Occidente, soprattutto nella nostra Europa occidentale.
D. – Perché soprattutto aumentano in Africa e in Asia...
R. – Io credo che ci sia una freschezza dell’annuncio di un Vangelo che diventa il Vangelo della missione che le Chiese di Africa e le Chiese di Asia vivono ancora con una freschezza ed una giovinezza che forse noi abbiamo perso. Questa cultura del benessere ha portato alla ricerca di una forma di edonismo e direi anche di autorealizzazione, che diventa spesso il fine della vita, cioè io cerco la mia felicità e non penso più che la mia felicità sia il frutto di una felicità invece cercata per gli altri, che è il frutto di una vita donata. Mi pare che la cultura dell’autorealizzazione stia creando invece tante vite infelici.
D. – Per quale motivo i giovani in Occidente rispondono più difficilmente alla chiamata di Dio?
R. – Credo che il problema sia quello dell’ascolto. Innanzitutto, nell’ascolto della Parola che, a mio avviso, andrebbe potenziato dentro alla vita cristiana: credo che la forza appellante, la forza di chiamata che ha la Parola di Dio non abbia eguali. Quindi, metterci in ascolto della Parola, rivitalizzare i momenti di lectio, potrebbe sicuramente farla riscoprire. Secondo me, però, i nostri giovani cercano degli adulti che li ascoltino.
D. – Come si può fare, secondo lei, don Domenico, per far riscoprire ai giovani questa chiamata?
R. – Credo che innanzitutto passi per delle testimonianze della nostra vita di persone consacrate. Quindi, parlo di noi presbiteri, sacerdoti, ma parlo anche dei genitori, quindi, del sì d’amore che i genitori si sono detti, che è un sì di amore fedele. Credo che abbiano bisogno di testimonianze che siano coerenti, gioiose e convinte.
D. – Molti dicono, don Domenico, che i giovani sono spaventati anche dalla rigidità della vita sacerdotale e anche monastica in certi casi...
R. – Io non ho questa sensazione, perchè per esempio, le comunità monastiche hanno dei trend positivi, soprattutto le comunità di vita contemplativa. Più una vita ha un’identità specifica, manifesta un volto chiaro, definito – ovviamente questo non vuol dire un volto rigido, vuol dire un volto ben delineato – e, secondo me, ha una forza di chiamata notevole. Poi, penso che comunque l’impegno dentro ad una scelta di vita che domanda comunque una fedeltà in questa cultura fa paura. Io lo vedrei più su questo versante.
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