mercoledì 13 maggio 2009

Il sindaco di Betlemme: «Santità, aiutaci a conquistare la libertà» (Giorgio)


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

«Santità, aiutaci a conquistare la libertà»

MICHELE GIORGIO

Gerusalemme. Betlemme è in festa per l'arrivo di Benedetto XVI.
Il Papa oltre a visitare la città della Natività e celebrare la messa davanti a migliaia di fedeli, nel pomeriggio sarà ospite dei profughi palestinesi del vicino campo di Aida.
Betlemme è l'unica meta nei Territori occupati della visita papale in Terrasanta, un appuntamento importante e delicato per i palestinesi cristiani, una novantina dei quali arriveranno dalla Striscia di Gaza, teatro qualche mese fa dell'operazione militare israeliana «Piombo Fuso» (1400 morti).
I palestinesi avrebbero voluto realizzare il palco per il Pontefice a ridosso del muro di separazione costruito da Israele in Cisgiordania e che circonda anche Betlemme, in modo da mostrare al mondo la loro condizione. Israele ha però ottenuto di far spostare il palco in una scuola dell'Onu.

Sul significato per i palestinesi della visita del Papa abbiamo parlato con il sindaco palestinese di Betlemme, Victor Batarseh. Sindaco, quanto ha atteso questa visita Betlemme?

«Tanto, troppo direi. Vogliamo che l'arrivo del Santo Padre porti alla città e ai centri vicini una nuova speranza, dopo le tante sofferenze di questi ultimi anni. La visita di Giovanni Paolo II nel 2000, in occasione del Giubileo, fece intravedere a Betlemme un futuro di pace e di sviluppo economico. Poi è riesplosa l'Intifada, l'occupazione militare israeliana è tornata a far sentire tutto il suo peso e la città ha fatto un salto indietro. L'arrivo di Benedetto XVI perciò segna per tutti noi la fine di un ciclo di paura e violenza anche se i problemi non sono terminati».

Cosa diranno al Papa i palestinesi di Betlemme

«Gli diranno che provano una profonda gioia per la sua presenza in città e che sperano nel suo sostegno per dare una prospettiva nuova a Betlemme. Gli diranno che il suo prestigio, la sua integrità morale, la sua fede nella giustizia, possono aiutare i palestinesi a raggiungere quello che desiderano da sempre: l'indipendenza e la libertà».

Non pochi palestinesi hanno criticato il Vaticano per aver dato poco spazio, appena una decina di ore, alla presenza del Papa nei Territori.

«Certo ci sarebbe piaciuto poter avere il Santo Padre più a lungo in Cisgiordania ma dobbiamo renderci conto che una visita tanto importante deve tenere conto di tante questioni politiche e diplomatiche. I più delusi sono gli abitanti di Gaza che desideravano molto poter incontrare il Papa dopo l'offensiva israeliana dell'inizio di quest'anno. Le distruzioni provocate dai bombardamenti sono state immense e la gente di Gaza ha bisogno di tante cose, ma soprattutto di conforto e sostegno morale».

C'è poi la questione del muro di separazione, un punto sul quale lei batte molto.

«Il muro costruito da Israele purtroppo ha trasformato Betlemme in una prigione e provocato gravi danni economici alla città. Non sono solo io a dirlo, ma anche le Nazioni Unite che in un recente rapporto ha messo in luce che Betlemme è destinata a soffrire una crisi sempre più profonda, se Israele non cesserà la colonizzazione e la confisca delle terre.
Il muro ha costretto decine di negozi e piccole imprese a chiudere e non dimentichiamo i 21mila palestinesi che vivono nei nove villaggi che la barriera ha tagliato fuori dalla nostra città. Speriamo che il Pontefice possa aiutarci a superare queste difficoltà».

© Copyright Il Mattino, 13 maggio 2009 consultabile online anche qui.

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