lunedì 21 settembre 2009

Il card. Bagnasco su ora di religione, Concordato, situazione italiana, Ru486, biotestamento e Unità d'Italia (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

ORA DI RELIGIONE: BAGNASCO, OPPORTUNO IL RICORSO DELLA GELMINI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 set.

Quello presentato dal ministro Maria Stella Gelmini riguardo al pronunciamento del Tar del Lazio sull'ora di religione, rappresenta un ricorso "opportuno".
Lo afferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, per il quale le motivazioni del Tar "appaiono speciose, perche' in nome di una supposta non discriminazione, di fatto si finisce, e come, per discriminare la stragrande maggioranza degli studenti. Opportunamente, il Ministero della Pubblica Istruzione ha gia' avanzato ricorso al Consiglio di Stato, ribadendo con altro suo atto la validita' della presenza dell'insegnamento di religione nel curriculum scolastico". Accanto ai vescovi, rileva il president edella Cei, hanno fatto sentire la loro voce anche "gli stessi insegnanti di religione: soprattutto da loro e' venuta un'importante segnalazione: questa reiterata offensiva, su un punto apparentemente limitato della normativa in atto gia' passata al vaglio di altre sentenze, puo' fuorviare dal nocciolo della vera questione, depotenziando l'aspetto motivazionale legato all'interesse per la conoscenza del fenomeno religioso".
Nella suaprolusione al Consiglio Episcopale Permanente, il card. Bagnasco tiene anche a rilevare "che la posizione italiana sull'argomento e' in sintonia con i piu' avanzati sistemi scolastici nazionali", come sottolinea la Lettera diffusa nel maggio scorso dalla Congregazione vaticana per l'Educazione cattolica". L'ora di religione, infatt, "non richiede cioe' l'adesione di fede, ma assicura una riflessione argomentata sulle grandi domande di senso e sulla religione cattolica che offre i codici indispensabili per decodificare i segni della storia, dell'identita', dell'arte e della musica dell'Occidente. Per cui - conclude il president edella Cei - parlare in modo sbrigativo di catechismo di Stato finisce per far incespicare quell'indispensabile e prezioso dialogo interculturale, per altri versi e in altri contesti auspicato".

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ITALIA-VATICANO: BAGNASCO, CONTRO CONCORDATO ATTACCHI VELLEITARI

(AGI) - CdV, 21 set.

Contro il Concordato "di tanto in tanto si riversano riserve e velleitarismi anche da settori insospettabili dell'opinione pubblica". Lo rileva il card. ANgelo Bagnasco, nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. "Trascorsi ormai venticinque anni dalla felice riforma che ha riguardato il Concordato in vigore nel nostro Paese, risulta ulteriormente confermata - sottolinea da parte sua il presidente della Cei - l'importanza e l'attualita' di quel grande accordo di liberta' che accomuna Stato e Chiesa non solo nel riconoscimento della reciproca autonomia, ma anche nell'impegno condiviso di collaborazione per la promozione dell'uomo e il bene del Paese".
Quanto all'atteggiamento dei cattolici, Bagnasco suggerisce pero' di non sottrarsi in alcun caso al dialogo: "se restiamo costantemente aperti al confronto con tutte le posizioni culturali, la nostra Chiesa - spiega - potra' uscirne migliorata, senza tuttavia trovarsi per cio' stesso condizionata negli orientamenti e nelle scelte da operare. La nostra comunita' ecclesiale ha davanti a se' infatti una stagione fervida di incontri e impegni annunciati nel segno della sinergia intellettuale rispetto a sensibilita' diverse dalla propria, e cio' non per un eclettismo fine a se stesso, ma perche' approfondendo continuamente la nostra identita', e mai rinunciando ad essa, non possiamo non avvertire il vincolo che ci lega all'autentica ricerca condotta da tante persone nei vari campi dell'attivita' umana. In altri termini - conclude - la Chiesa pellegrina in Italia non indietreggia, e mai rinuncera', secondo la sua tradizione, ad un atteggiamento di apertura virtuosa collaudato negli anni, e spera che altri si affaccino o continuino ad affacciarsi nell'agora' pubblica con onesta' e passione, amore disinteressato per le sorti comuni, autentica curiosita' intellettuale, in vista - se ci saranno - di alcune convergenti sintonie".

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CEI: BAGNASCO, IN ITALIA C'E' CHIESA DI POPOLO


(AGI) - CdV, 21 set.

Quella italiana e' "una Chiesa di popolo che tale si conserva con suoi connotati e sue proprie caratteristiche, nonostante il processo di scristianizzazione in atto in tutto l'Occidente". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, sottolinenando con le parole di un recente intervento del Papa, che tale caratteristica "non comporta certo alcuna attenuazione delle esigenze che si presentano a chi vuole seguire il Signore, il quale non si contenta di una appartenenza superficiale e formale, non gli e' sufficiente una prima ed entusiastica adesione; occorre, al contrario, prendere parte per tutta la vita al suo pensare e al suo volere comporta difficolta' e rinunce perche' molto spesso si deve andare controcorrente".
"Vorremmo - confida il porporato dando voce alle aspirazioni dell'intero episcopato italiano - che le nostre comunita' crescessero senza sosta in una fede pensata, che si concepisce nella forma della comunione ecclesiale in riferimento al Magistero ascoltato e amato. Una fede per cio' stesso capace di dare a tutti ragione della speranza cristiana, affrontando le sfide antropologiche che caratterizzano questa stagione e che chiedono ai cattolici di essere presenti e propositivi grazie ad una ragione illuminata dalla fede". "La Chiesa - ricorda - quando parla di temi antropologici, lo fa non per invadere campi di competenza altrui, o ancor meno per distogliersi dal proprio Signore, ma per il dovere di trarre le conseguenze necessarie dal mistero di Cristo, che rivela all'uomo le sue reali dimensioni, esattamente come insegna il Concilio Vaticano II. L'etica evangelica non e' una gabbia che si vuole imporre alla liberta', ma la via della vera umanizzazione (cfr. GS, 22). Essa e' intrinseca alla fede proprio perche' una fede che non diventi pratica coerente resta fuori dalla vita. La Chiesa offre questo servizio con la passione che nasce dall'amore verso Dio e verso l'umanita', senza arroganza o pregiudizio".

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CRISI: BAGNASCO, ITALIA IMPOVERITA MA FIERA; AFFATICATA MA SOLIDALE

(AGI) - CdV, 21 set.

L' Italia ha saputo fino ad oggi affrontare "con grande dignita'" una crisi economica che l'ha "complessivamente impoverita, chiedendo sacrifici pesanti a tutti, e soprattutto ai meno abbienti". A riconoscerlo e' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei che ricorda come il "compito essenziale" della politica sia "la giustizia, e quindi la promozione del bene comune, ossia del bene di quel 'noi tutti', formato da individui, famiglie e gruppi intermedi che si uniscono in comunita' sociale': un bene non impersonale ne' qualunquistico, ma rivolto a persone concrete".
Preoccupazione esprime pero' Bagnasco per il fatto che la nostra Repubblica "appare ciclicamente attraversata da un malessere tanto tenace quanto misterioso, che non la fa essere talora una nazione serena e del tutto pacificata al proprio interno, perche' attraversata da contrapposizioni radicali e da risentimenti".
"Questa stessa Italia, nostra patria - sottolinea - chiede a tutti e a ciascuno un supplemento di amore, un amore fiducioso anche nel coinvolgimento degli altri, un amore capace, nel discernimento sapiente, di inglobare pure le ragioni diverse dalle proprie, rinunciando innanzitutto alla polemica pur di raggiungere un consenso sulla verita' piu' generale. In quest'ottica, non vi e' dubbio che". "Servire gli altri secondo questa via istituzionale, possiamo anche dire politica, della carita' - per il presidente della Cei - non e' meno qualificato e incisivo di quanto lo sia la carita' che incontra il prossimo direttamente, fuori dalle mediazioni istituzionali della polis' (ib). e' il motivo per cui la Chiesa non cessa di raccomandare ai giovani e all'intero laicato la strada non solo del volontariato sociale, ma anche della politica vera e propria, nelle sue diverse articolazioni, quale campo di missione irrinunciabile e specifico". L'invito rivolto ai giovani laici cattolici, in definitiva, e' a "prendersi cura, da una parte, e avvalersi, dall'altra, di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende la forma di polis, di citta''. Nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, Bagnasco accenna anche al grande tema dell'emergenza educativa che sara' il centro del prossimo piano pastoralee al quale e' dedicato il rapporto-proposta che, curato dal Comitato per il Progetto culturale, ha visto la luce appena una settimana fa: "uno strumento stimolante di riflessione e di confronto che varra' la pena rilanciare nelle singole realta' ecclesiali, anche come degno pretesto per un dialogo con altre agenzie che sul territorio avvertono al pari di noi i morsi, appunto, dell'emergenza educativa".

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RU 486: BAGNASCO, NEI FATTI INCORAGGIA PRASSI CHE 194 ESCLUDE

(AGI) - CdV, 21 set.

La registrazione della RU486 di fatto favorisce "una ulteriore banalizzazione del valore della vita, con l'incremento di una mentalita' secondo cui l'aborto stesso finisce per essere considerato un anticoncezionale. Che e' esattamente cio' che la controversa legge 194 nella sua prima parte esclude".
A denunciarlo e' il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella sua prolusioen al Consiglio Episcopale Permanente. "Sulla pillola Ru486 - afferma - e' stata assunta una decisione controversa, sottovalutando probabilmente, e a giudizio di molti, le notizie circa i casi avversi ". Per il president edella Cei, si tratta di "una decisione solo apparentemente rispettosa della liberta', in quanto annulla i diritti di una delle parti in causa, la piu' indifesa, cioe' della vita appena affiorata ma gia' reale. E anche nei confronti della donna, il principio di precauzione poteva e doveva suggerire altre cautele. Lo stesso vincolo ad un ricorso al farmaco solamente tramite ricovero ospedaliero, al di la' delle obiezioni che esso incontra e a misure sempre meno rigorose che la prassi in simili casi finisce per incoraggiare, nei fatti non determina quell'allerta adeguato che la natura del farmaco imporrebbe".
"Si e' ora in attesa - sottolinea il cardinale - delle delibere tecniche che dovrebbero essere emesse a breve, e soprattutto si e' in attesa di quel dibattito parlamentare che potra' consentire di arrivare ad una maggiore verita' sul farmaco stesso, e su cio' che ha gia' obiettivamente causato anche in varie altre nazioni. Ci pare giusto ribadire il collegamento stretto che intercorre tra etica della vita ed etica sociale nella consapevolezza che non puo' avere solide basi una societa' che - mentre afferma valori quali la dignita' della persona, la giustizia e la pace - si contraddice radicalmente accettando e tollerando le piu' diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata'.

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BIOTESTAMENTO: BAGNASCO, PARLAMENTO SCONGIURI NUOVI CASI ELUANA

(AGI) - CdV, 21 set.

Sul tema del "fine-vita", i vescovi italiani si attendono "una legge che possa scongiurare nel nostro Paese altre situazioni tragiche come quella di Eluana". Lo afferma il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. Definendo "quanto meno ambiguo" il recente oronunciamento del Tar del Lazio, il porporato ha ricordato che "e' ora alla Camera l'articolato di legge gia' approvato al Senato, che attende di essere discusso in sede di Commissione". "Nel rispetto delle prerogative del Parlamento, ci limitiamo ad auspicare - ha scandito - che un provvedimento, il migliore possibile, possa essere quanto prima varato a protezione e garanzia di una categoria di soggetti tra i piu' deboli della nostra societa', senza lasciarsi fuorviare da pronunciamenti discutibili. In questo senso, il lavoro gia' compiuto al Senato e' prezioso, perche' dice la volonta' di assicurare l'indispensabile nutrimento vitale a chiunque, quale che sia la condizione di consapevolezza soggettiva".

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IMMIGRATI: BAGNASCO, NON DISGIUNGERE SICUREZZA E RISPETTO DIRITTI UMANI

(AGI) - CdV, 21 set.

"Il rispetto della legalita' e della sicurezza dei cittadini non puo' essere disgiunto dalla garanzia dei diritti umani riconosciuti nell'ordinamento nazionale e internazionale, ne' puo' portare a trascurare stati di necessita' e doveri da sempre radicati nel cuore della nostra gente". Lo riafferma il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, nella quale ripete con el eparole del Papa che "la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire e non pretende minimamente di intromettersi nella politica degli Stati". Per il porporato, "si e' di fronte a un fenomeno sociale di natura epocale, da inquadrare in una vigorosa e lungimirante politica di cooperazione internazionale", e le analisi, prima ancora che le soluzioni non sono semplici: "allorche' si tenta di dirimere il fenomeno entro parametri piu' ristretti, di fatto - rileva Bagnasco - esso sfugge da ogni parte". Ma d'altro canto "vi e' la necessita' di soluzioni in grado di contemperare esigenze diverse ma, a guardare bene, non antitetiche, l'appello a procedere celermente attraverso soluzioni internazionali e multilaterali non puo' rappresentare una via di fuga solo dialettica rispetto alle emergenze concrete e lancinanti che nel frattempo si avvicendano".
"A piu' riprese - ricorda il presidente della Cei - l'Italia ha cercato negli ultimi lustri delle risposte alle questioni provenienti dai flussi migratori, e ultimamente cio' e' accaduto con il varo delle disposizioni in materia di sicurezza pubblica, sulle quali in verita' non sono mancate da parte cattolica riserve variamente espresse". Infatti, "l'esclusione dal circuito della legalita' puo' dar luogo infatti a non previste situazioni di ulteriore auto-emarginazione delle persone, indotte per la paura a nascondersi e a ritirarsi definitivamente dalla fruizione di servizi essenziali che le strutture pubbliche fino a ieri garantivano a tutti. In altre parole - conclude il cardinale - i problemi che si tenta di risolvere per una certa via fatalmente ritornano, riproponendo l'esigenza di dispositivi meglio calibrati, come opportunamente e' stato fatto per le badanti. e' illuminante ricordare il criterio di recente enunciato: 'Ogni migrante e' una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti e in ogni situazione'".

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ANNIVERSARIO UNITA': BAGNASCO, SERVE NUOVO INNAMORAMENTO PER LA PATRIA

(AGI) - CdV, 21 set.

La vicina ricorrenza dei 150 anni dall'Unita' dell'Italia deve "trasformarsi in una felice occasione per un nuovo innamoramento del nostro essere italiani, dentro l'Europa unita e in un mondo piu' equilibratamente globale". Lo chiede il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. "Storici ed esperti vari - rileva - hanno discusso negli ultimi mesi sul carattere dei festeggiamenti e sulle opere da lasciare a ricordo. Noi pensiamo che ci sia qualcosa di importante da far succedere nelle coscienze, il riflettere cioe' sulla base secolare del nostro essere, alla radice, italiani, segnati da confini così caratteristici che e' impossibile guardare sulla carta geografica l'Italia e non pensare ad una sua naturale vocazione unitaria".
Per il card. Bagnasco, "la storia e il costume ci hanno insegnato ad apprezzare le articolazioni, i diversi territori, le citta', ma tutto questo ormai in un invincibile processo di coesione per valorizzare le appartenenze confluenti nell'unita' della nazione, a sua volta inserita in processi di cittadinanza sempre piu' ampi. Servono visioni grandi, non per fare della retorica, ma per nutrire gli spiriti e seminare nuovo, vitale ottimismo". "Ha ragione - aggiunge il cardinale - chi dice che l'anniversario deve alimentare la cultura dello stare insieme, di questo c'e' oggi bisogno, abbassare le difese e gettarci maggiormente nell'incontro con gli altri. In questo, le nostre comunita' cristiane distribuite a reticolo continueranno a fare la loro parte. L'Italia - conclude - sa che puo' contare sempre sulla Chiesa, sulle sue risorse e sulla sua leale dedizione, sul suo spirito di sacrificio e la sua volonta' di dono".
«In una societa' in via di globalizzazione, il bene comune e l'impegno per esso non possono non assumere le dimensioni dell'intera famiglia umana, vale a dire della comunita' dei popoli e delle nazioni'. A partire da questo criterio fondamentale, l'enciclica si rivela un testo provvidenziale, che offre una cornice solida entro cui cercare risposte all'altezza dei grandi cambiamenti in atto, in particolare dei cambiamenti esigiti da quella crisi economico-finanziaria che nell'ultimo periodo ha investito il mondo intero. Nel momento stesso infatti in cui sembra farsi strada l'idea che questa crisi non sia poi troppo diversa da quelle che l'hanno preceduta, e per qualcuno si potra' quindi tornare senza piu' pericoli all'esuberanza del passato, l'enciclica assesta un opportuno scossone, affinche' non si diffondano comode o improponibili illusioni. Se, come effettivamente succede, cresce la ricchezza del mondo ma aumentano le disparita', nessuno puo' ritenersi tranquillo. Se continua lo scandalo di un supersviluppo dissipatore a fronte di poverta' sempre piu' desolanti, se le distorsioni gravi e gli effetti deleteri di un'attivita' finanziaria mal utilizzata quando non speculativa continuano a ricadere sulla fasce piu' indifese della popolazione mondiale, se la corruzione e l'illegalita' non vengono arginate e superate, se i vari protezionismi economici e culturali non sono riconsiderati per la quota di egoismo che racchiudono, se le politiche degli aiuti internazionali non seguono una logica meno auto-referenziale e dunque piu' efficiente, se i piani di cooperazione intergovernativi non approdano a concrete e verificate realizzazioni, se gli organismi internazionali non recuperano uno scatto di iniziativa, se i poteri pubblici non sapranno rinnovare la loro capacita' di presa sui problemi, e se proporzionatamente non crescera' una piu' sentita partecipazione dei cittadini alla res publica, se tutto questo e altro ancora non comincia ad accadere allora davvero questa crisi si sara' dispiegata invano, limitandosi ad impoverire il mondo. Gia' lo sapevamo, e' una crisi di sistema che ha come inceppato gli oliati meccanismi di un'economia inadeguata alle complessita' delle sfide attuali, e da essa non si esce - osserva il Papa - senza «riprogettare il nostro cammino', senza «darci nuove regole' e «trovare nuove forme di impegno', senza «puntare sulle esperienze positive e rigettare quelle negative'. Deve cioe' guadagnare un'evidenza maggiore la consapevolezza che solo «la via solidaristica allo sviluppo dei Paesi poveri possa costituire un progetto di soluzione della crisi globale' (n. 27). Il che include un «allargamento del nostro concetto di ragione e dell'uso di essa' (Benedetto XVI, Discorso all'Universita' di Regensburg, 12 settembre 2006, cit. in Caritas in veritate, n. 31), per «renderla capace di conoscere e di orientare queste imponenti nuove dinamiche' (n. 33) all'interno di una nuova sintesi umanistica (cfr. n. 21). Solo se ci poniamo lungo questa strada, la crisi si rivelera', nella sua durezza, un'«occasione di discernimento e di nuova progettualita'' (cfr n. 21).

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G8: BAGNASCO, INCONTRO HA SUSCITATO SPERANZE IN PAESI POVERI

(AGI) - CdV, 21 set.

Il G8 che nello scorso mese di luglio si e' svolto all'Aquila e "si e' via via allargato coinvolgendo altre nazioni, fino a configurare ipotesi concrete di nuovo governo dell'economia del mondo", per il card. Angelo Bagnasco ha rappresentato "un appuntamento importante, dal quale sono scaturite decisioni che in una certa misura gia' si collocano su logiche innovative, quali sono suggerite dalla recente enciclica papale". "In particolare - ha detto il porporato aprendo i lavori del Consiglio Episcopale Permanente - citiamo il Fondo annunciato per fronteggiare la grave emergenza alimentare, e che attende di essere ora concretamente partecipato e quindi efficacemente distribuito". "Come vescovi italiani, nel momento stesso in cui ringraziamo con tutto l'affetto il Papa per il dono dell'enciclica "Caritas in veritate" destinata alla Chiesa ma come non mai messa a disposizione all'intelligenza del mondo, non possiamo non incoraggiare - ha aggiunto - queste nuove dinamiche, auspicando che il nostro Paese sia un protagonista avveduto e coraggioso dei nuovi scenari".

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