mercoledì 11 novembre 2009

Il Papa: una soluzione politica e rispetto dei diritti umani nello Sri Lanka (AsiaNews)


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VATICANO

Papa: una soluzione politica e rispetto dei diritti umani nello Sri Lanka

Appello di Benedetto XVI al termine dell’udienza generale, nel corso della quale egli ha ribadita il ruolo fondante del cristianesimo nella nascità della “identità europea” e chiesto che tutti coloro che hanno a cuore l’autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano riscoprire, apprezzare e proteggerne il grande patrimonio spirituale.

Città del Vaticano (AsiaNews)

Rispetto dei diritti umani, una giusta soluzione politica per i problemi che ancora esistono, sostegno internazionale. Lo chiede Benedetto XVI per lo Sri Lanka, a sei mesi, come egli stesso ha ricordato, dal termine del conflitto, mentre “si notano con soddisfazione gli sforzi di quelle autorità che stanno faclitando il ritorno a casa degli sfollati”.
L’appello del Papa è giunto al termine dell’udienza generale, nel corso della quale alle novemila persone presenti nell’aula Paolo VI ha parlato dell’ordine cluniacense, per tornare a sottolineare con forza il ruolo del cristianesimo nella formazine dell’identità europea, in particolare per ciò l’affermazione del “rispetto della persona umana” e del “bene prezioso della pace”.
“Sono passati circa sei mesi – è l’ppello del Papa - dal termine del conflitto che ha insanguinato lo Sri Lanka. Si notano con soddisfazione gli sforzi di quelle Autorità che, in queste settimane, stanno facilitando il ritorno a casa degli sfollati di guerra. Incoraggio vivamente un'accelerazione di tale impegno e chiedo a tutti i cittadini di adoperarsi per una rapida pacificazione, nel pieno rispetto dei diritti umani, e per una giusta soluzione politica delle sfide che ancora attendono il Paese. Auspico, infine, che la Comunità internazionale si adoperi in favore delle necessità umanitarie ed economiche dello Sri Lanka, ed elevo la mia preghiera alla Vergine Santa di Madhu, affinché continui a vegliare su quella amata Terra”.
In precedenza, nel suo dicorso rivolto ai presenti il Papa ha parlato dunque di “un movimento monastico di grande importanza nel Medioevo”, l’ordine di Clunny “che all’inizio de XII secolo arrivò a comprendere quasi 1200 monasteri” e che nasce nel 910, grazie a una donazione di Guglielmo il Pio. “Il monachesimo occidentale era molto decaduto dai tempi di San Benedetto. Ne erano causa le instabili condizioni poltiche e sociali dovute a invasioni e davastazioni”. C’era una povertà diffusa e la dipendenza delle abbazie dai signori locali.
Da Cluny nacque il rinnovamento. “Fu ripristinata la regola di Benedetto con alcuni adattamenti e soprattuto il ruolo centrale che deve occupare la liturgia nella vita cristiana, con grande cura verso canti, salmi, la liturgia delle ore, la celenbrazion della santa messa, arricchendo il culto di Dio con splende manifestazioni di arte e musica e si istituirono nuove feste come all’inizio di novembre la celebrazione per i defunti” e una grande devozione anche per Maria, tutto come “partecipazione alla liturgia del cielo. Si sentivano responsabili di intercedere all’altare di Dio per i vivi e i defunti”. Proprio per questo scopo Guglielmo il Pio aveva voluto la nascita dell’abbazia di Cluny, come si vede indicate già nell’atto di donazione.
Per “custodire il clima di preghiera la regola di Cluny accentuò la pratica del silenzio alla cui disciplina i monaci si sottoponevano volentieri, convinti dell’importanza dell’intimo e costante raccoglimento”.
Presto si diffuse la fama di santità dell’abbazia e molte comunità monastiche decisero di seguire le loro consuetuini. Papi e re ne promossero la creazione e così “si andava cosi delineando un’Europa dello spirito in Francia, Italia, Germania Ungheria” che hanno “contribuito a forgiare l’identità cristiana del Continente”.
“Il successo era dovuto anzitutto alla spiritualità elevata”, ma anche ad altri fattori. “I monasteri furono riconosciuti esenti dalla giurisdizione dei vescovi e locali e direttamete dipendenti dal Romano pontefice. Grazie alla protezione e all’incoraggiamento provenienti dal legame con la sede di Pietro si poterono diffondere rapidamente. Gli abati venivano eletti senza alcuna ingerenza delle autorita civili, diversamente da quanto accadeva in altre istituzioni”. Si succedettero alla guida del movimento “persone vermanerte degne, come i santi Oddone, Odilone, Maiolo, Ugo, assicurando stabilità alla riforma intrapresa”.
Grazie a Cluny, si ebbe “non solo la purificazione e il risveglio della vita monastica, ma anche della Chiesa universale”. Con l’aspirazione alla perfezione evangelica si poterono combattere “due gravi mali dell’epoca, la simonia, ossia l’acquisto di benefici ecclesiatici, e l’immoralità del clero secolare”. Monaci cluniacensi che divennero vescovi e alcuni papi furono protagonisti del rinnovamento e i frutti non mancarono, come il celibato apprezzato nuovamente e vissuto, la trasparenza negli incarichi. In un’epoca in cui solo le isttituzioni ecclesiastiche provvedevano agli indigenti, furono promosse le azioni caritative.
A loro si debbono anche l’istituzione delle “tregue di Dio e la pace di Dio. In un’epoca segnata da violenza e spirito di vendetta venivano assicurati lunghi periodi di non belligeranza in occasione di festività e con la pace si chiedeva di rispettare le persone inermi e i luoghi sacri”. Si sono così fatti sempre più chiari “due elementi fondamentali per la costruzione della società: il valore della persona umana e il bene primario della pace". "Mille anni fa, mentre era in pieno svolgimento il processo di formazione dell'identità europea, la riforma di Cluny ha dato un contributo importante e prezioso: ha richiamato il primato dei beni dello Spirito, ha tenuto desta l'attenzione verso il primato di Dio, ha favorito nelle istituzioni la promozione dei valori umani, ha educato ad uno spirito di pace". “Inoltre i monaci cluniacensi disponevano di ampie proprieta che messe diligentemente a frutto contribuivano allo sviluppo dell’economia”. Non mancavano scuole per bambini e bibioteche.
“In tal modo l’esperienza cluniacense ha portato il suo contribuuto prezioso, ha richiamato i beni dello spirito, il primato di Dio, tramite le sue istituzioni ha operato per la promozione dei valori umani ed educato allo spirito di pace”.
“Preghiamo – ha concluso il Papa – perché tutti coloro che hanno a cuore l’autentico umanesimo e il futuro dell’Europa sappiano riscoprire, apprezzare e proteggere il grande patrimonio spirituale dei religiosi di questi secoli”.

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