martedì 10 novembre 2009

Anglicani, una nuova strada per il cammino ecumenico (Mazza)


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Anglicani, una nuova strada per il cammino ecumenico

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Si intitola Anglicanorum coetibus.
E «apre una nuova strada per la promozione dell’unità dei cristiani, riconoscendo nel contempo la legittima diversità nell’espressione della nostra fede comune». È la Costituzione apostolica voluta da Benedetto XVI con la quale, attraverso l’istituzione di Ordinariati personali, il Papa ha voluto rispondere alle «numerose richieste pervenute alla Santa Sede da gruppi di ministri e fedeli anglicani desiderosi di “entrare nella piena e visibile comunione con la Chiesa cattolica».
Annunciata lo scorso 20 ottobre dal prefetto della Congregazione per la dottrina della fede cardinale William J. Levada, la nuova Costituzione è stata pubblicata ieri. Essa, come spiega una nota della Sala Stampa vaticana, «introduce una struttura canonica che provvede ad una tale riunione corporativa (con la Chiesa cattolica, ndr) tramite l’istituzione di Ordinariati personali, che permetteranno ai suddetti gruppi di entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica, conservando nel contempo elementi dello specifico patrimonio spirituale e liturgico anglicano». Assieme alla Costituzione, che consta di 13 articoli ed è stata firmata dal Papa in data 4 novembre 2009, «la Congregazione per la dottrina della fede – prosegue la nota – ha emanato Norme complementari, che serviranno alla retta attuazione del provvedimento».
In nuovo documento così «apre una nuova strada per la promozione dell’unità dei cristiani, riconoscendo nel contempo la legittima diversità nell’espressione della nostra fede comune. Non si tratta di un’iniziativa che abbia avuto origine nella Santa Sede, ma di una risposta generosa da parte del Papa alla legittima aspirazione di tali gruppi anglicani . L’istituzione di questa nuova struttura si colloca in piena armonia con l’impegno per il dialogo ecumenico, che continua ad essere una priorità per la Chiesa cattolica. La possibilità prevista dalla Costituzione della presenza di alcuni chierici sposati negli Ordinariati personali – si specifica – non significa in alcun modo un cambiamento nella disciplina della Chiesa per quanto riguarda il celibato sacerdotale. Esso, come dice il Concilio Vaticano II, è segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale e annuncia in modo radioso il regno di Dio».
Nel particolare, la Costituzione stabilisce che gli Ordinariati «vengono eretti dalla Congregazione per la dottrina della fede, all’interno dei confini di una determinata Conferenza episcopale » e hanno la facoltà di celebrare l’eucaristia e gli altri sacramenti secondo i libri liturgici «propri della tradizione anglicana approvati dalla Santa Sede». A capo di queste comunità vi sarà un Ordinario (nominato dal Papa), che ogni cinque anni si dovrà recare a Roma in visita ad limina e presentare al Pontefice una relazione sullo stato dell’Ordinariato.
Quanti hanno esercitato il ministero di diaconi, presbiteri o vescovi anglicani , in base alla Costituzione possono essere accettati dall’Ordinario come candidati ai sacri ordini nella Chiesa cattolica. Per i ministri coniugati vanno osservate le norme dell’enciclica Sacerdotalis caelibatus e della Dichiarazione In June (ma quanti si trovano in situazioni matrimoniali irregolari non potranno essere accettati).
I ministri non coniugati devono invece sottostare alla norma del celibato. D’altro canto, l’Ordinario «ammetterà all’ordine del presbiterato solo uomini celibi», mentre potrà «rivolgere petizione... di ammettere caso per caso all’Ordine sacro del presbiteriato anche uomini coniugati, secondo criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede».
Nelle Norme viene poi sottolineato che l’Ordinario, il quale può essere un vescovo o un presbitero, è nominato dal Pontefice, ed è membro della rispettiva Conferenza episcopale. Dal canto loro, i fedeli laici provenienti dall’anglicanesimo, dopo la Professione di fede e i Sacramenti dell’iniziazione, devono essere iscritti in un apposito registro dell’Ordinariato. Quanto alla formazione dei sacerdoti, essa deve svolgersi «in piena armonia con la tradizione cattolica, in quegli aspetti del patrimonio anglicano di particolare valore». Possono essere accettati come seminaristi «solo i fedeli che fanno parte di una parrocchia personale dell’Ordinariato o coloro che provengono dall’Anglicanesimo e hanno ristabilito la piena comunione con la Chiesa cattolica» e i candidati riceveranno la loro formazione teologica «con gli altri seminaristi in un seminario o in una facoltà teologica, sulla base di un accordo intervenuto tra l’Ordinariato e il vescovo diocesano o i vescovi interessati».

© Copyright Avvenire, 10 novembre 2009

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