martedì 10 novembre 2009
Il Papa a Brescia: l'inaugurazione della nuova sede dell’Istituto Paolo VI (Migliorati). La firma di Benedetto sul nuovo registro (Sandrini)
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Il Papa all’Istituto Paolo VI
La bellezza dell’esperienza cristiana
L’inaugurazione, a Concesio, della nuova sede dell’Istituto Paolo VI, occasione per una pubblica riflessione sul Concilio Vaticano II, il post Concilio, l’emergenza educativa, l’importanza di istituzioni di studio e ricerca
Adalberto Migliorati
«La bellezza dell’esperienza cristiana»: domenica 8 novembre 2009, per i bresciani che hanno voluto guardare nella direzione della vista del Papa alla nostra terra, resterà un messaggio forte della testimonianza di speranza cristiana fondata sulla fatica dell’impegno educativo quotidiano e permanente.
Nell’Auditorium Vittorio Montini della nuova sede in Concesio dell’Istituto Paolo VI, Papa Benedetto XVI ritesse la trama dell’opera educativa di Montini e annota: «Generazioni di giovani universitari hanno trovato in lui, come assistente della Fuci, un punto di riferimento, un formatore di coscienze, capace di entusiasmare, di richiamare al compito di essere testimoni in ogni momento della vita, facendo trasparire la bellezza dell’esperienza cristiana». Quell’orizzonte riproposto con forza, «la bellezza dell’esperienza cristiana», pare al cronista la risposta alle domande sul senso della venuta a Brescia del Papa e sul valore di presenze che si fanno istituzione come l’Istituto Paolo VI. Citando il predecessore bresciano, Benedetto XVI scandisce: «L’azione non può essere luce a se stessa. Se si vuole curvare l’uomo a pensare come egli agisce, bisogna educarlo ad agire come egli pensa. Anche nel mondo cristiano, dove l’amore, la carità hanno importanza suprema, decisiva, non si può prescindere dal lume della verità, che all’amore presenta i suoi fini e i suoi motivi».
L’assegnazione del Premio
La giornata piovosa novembrina fa da sfondo pure al pomeriggio a Concesio, all’inaugurazione nella nuova sede dell’Istituto Paolo VI. Non aiuta a cogliere la bellezza del raccordo tra la casa natale, la nuova struttura, l’ambiente circostante, però incentiva a ripercorrere l’ ieri, l’oggi e il domani della vicenda che ruota attorno a Paolo VI, alla Chiesa cattolica, al legame tra fede - vita - cultura.
Nelle pagine che seguono pubblichiamo integralmente i discorsi pronunciati nell’Auditorium dal Papa e dal presidente Camadini in una circostanza caratterizzata anche dalla consegna da parte di Benedetto XVI del Premio internazionale Paolo VI. Giunto alla sesta edizione, introdotto dal prof. Gabriele Archetti, il riconoscimento, attribuito nell’ambito educativo, è stato assegnato alla collana di fonti patristiche «Sources Chrétiennes» edita dalla casa editrice Cerf.
La coraggiosa impresa editoriale, avviata nel 1942 da Henri De Lubac e Jean Daniélou, come recita la motivazione letta dal prof. Xenio Toscani, segretario generale del Comitato esecutivo dell’Istituto, ha assunto «un importante significato culturale, oltre che teologico ed ecclesiale» perché favorisce la «ricerca storica documentando momenti essenziali dello sviluppo del pensiero e contribuisce a illuminare l’incontro fecondo realizzato tra il messaggio cristiano e la cultura antica».
Dal saluto del presidente
Giuseppe Camadini, presidente dell’Istituto Paolo VI, accoglie il Papa davanti alla casa natale, lo accompagna nella visita e nel successivo passaggio alla nuova sede, il transito per le sale della mostra «Arte e Spiritualità» (ne riferiamo in questa stessa pagina), quindi gli rivolge l’indirizzo di saluto nell’Auditorium.
La soddisfazione è in un dato di fatto: l’impegno assunto 30 anni fa da alcuni laici e sacerdoti bresciani, confortato dall’approvazione e dalle consenzienti attenzioni dei Vescovi Morstabilini, Foresti, Sanguineti e ora Monari, inaugurato nella precedente sede cittadina da Giovanni Paolo II «ottiene oggi con la Sua solenne presenza un sigillo che si tramuta per noi in conferma e stimolo». La responsabilità della fatica di un impegno da continuare è nella constatazione di una umanità «ripiegata su sé stessa, quasi invincibilmente irretita in un relativismo immanentistico che spesso le impedisce di aprirsi alla luce della Rivelazione». Ecco allora «che pure il piccolo contributo alla conoscenza del pensiero e dell’opera di Paolo VI che il nostro Istituto cerca di recare può non essere vano, perché correlabile all’impegno stesso della Chiesa, di fronte alla "emergenza educativa"».
Dal discorso del Papa
L’intervento del Santo Padre entra nel merito dell’azione del «Papa del Concilio Vaticano II e del dopo Concilio» affermando: «Maestro di vita e coraggioso testimone di speranza è stato questo mio venerato Predecessore, non sempre capito, anzi più di qualche volta avversato ed isolato da movimenti culturali allora dominanti. Ma, solido anche se fragile fisicamente, ha condotto senza tentennamenti la Chiesa». Annota che Montini «avvertì sempre la necessità di una presenza qualificata nel mondo della cultura, dell’arte e del sociale, una presenza radicata nella verità di Cristo e, al tempo stesso, attenta all’uomo e alle sue esigenze vitali». Quindi: «Assicuro la mia preghiera, mentre benedico voi tutti qui presenti, le vostre famiglie, il vostro lavoro e le iniziative dell’Istituto Paolo VI».
© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009
La firma di Benedetto sul nuovo registro
Dall’arrivo alla casa natale all’ingresso nell’auditorium
Francesca Sandrini
È l’imbrunire quando Benedetto XVI arriva alla casa natale di Paolo VI. Un farsi sera uggioso nel quale le stanze illuminate dell’antica dimora sembrano di nuovo abitate da quella vita che s’intravvede attraverso le finestre di tutte le abitazioni al calare del buio. Una vita che qui, in questo 8 novembre, è innanzitutto attesa, con i parenti di Giovanni Battista Montini riuniti al piano terreno e i 250 ospiti dell’Istituto Paolo VI che prendono posto nell’auditorium della nuova sede che il Papa è venuto a inaugurare.
L’attesa
Aspetta all’ingresso di via Rodolfo anche suor Enrica Rosanna, sottosegretario della Congregazione per gli istituti di vita consacrata: a Concesio ha accompagnato la sorella Teresina, una delle tre suore salesiane che formano la Comunità insediatasi da una decina di giorni nei locali adiacenti la casa natale di Paolo VI. E aspetta con emozione nonostante sia «in servizio» un fotografo tornato dopo 27 anni; nel 1982 immortalò la visita di Giovanni Paolo II che - racconta - prese per mano suo figlio e con lui, un bambino di dieci anni, camminò in quel giardino dal quale ora si vede la sede dell’Istituto: tre diversi corpi di fabbrica costruiti intorno a una corte comune in arenaria di Santafiora, una pietra che stasera pare cavata dal monte sullo sfondo - il monte così familiare al Montini adolescente - con i suoi colori d’autunno, dal giallo al marrone, dal rosso bruciato al rosa acceso.
L’arrivo
Alle 16 arriva il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Cinque minuti dopo ecco Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con il prefetto di Brescia Narcisa Brassesco Pace. Sono le 16.45, da fuori si odono applausi e grida d’entusiasmo. È il momento tanto atteso. Benedetto XVI varca la soglia, lo accolgono il presidente dell’Istituto Paolo VI, Giuseppe Camadini, e il sindaco di Concesio, Stefano Retali.
Subito dopo, l’incontro con i familiari di Paolo VI. Prima del Papa, dal locale in cui questi si sono raccolti, esce un sorridente cardinale Giovanni Battista Re, che scambia qualche parola con i presenti. E quando anche Benedetto XVI torna all’esterno per percorrere il brevissimo tratto che lo separa dall’entrata nella casa natale di Montini, qualcuno non può fare a meno di esclamare «Viva il Papa». Il Papa vede due bambini: sono i nipoti di Ivana e Ulisse, che oggi si godono il piccolo-grande privilegio di essere i custodi di questi luoghi; e li accarezza, prima il piccolo in braccio alla mamma e poi la sorellina un po’ più grande.
All’interno dell’Istituto
Dalla casa Benedetto XVI accede all’Istituto Paolo VI camminando lungo il vialetto dedicato a Carlo Manziana (nella nuova sede ogni struttura racconta così, attraverso un’intitolazione, un pezzo di storia, e le piccole strade che collegano la dimora all’Istituto portano ognuna il nome di un padre della Pace). Qui il primo incontro è con i collaboratori del Paolo VI. Il presidente Camadini li presenta uno per uno. I referenti dell’Opera per l’educazione cristiana - l’ente promotore dell’Istituto -, consegnano al Papa una lettera. Si tratta di giovani che, dopo avere seguito i percorsi formativi dell’Opera, hanno deciso di «fermarsi» per collaborare; nella lettera si presentano e, richiamando la figura di Vittorino Chizzolini, chiedono a Benedetto XVI una benedizione per l’efficacia della loro missione educativa.
Una firma, cinque pubblicazioni
Al secondo piano, il Papa raggiunge l’archivio intitolato al professor Nello Vian - che proprio l’archivio dell’Istituto Paolo VI ha avuto il merito d’impostare, oltre che la biblioteca - dove sono riuniti i membri del Comitato esecutivo, del Comitato scientifico e del Comitato promotore; il Consiglio dell’Opera per l’educazione cristiana e il Comitato scientifico dell’associazione Arte e spiritualità. Anche in questo caso il presidente introduce i presenti, Benedetto XVI ascolta con interesse i dettagli su ognuno. Poi viene condotto nell’Ufficio di presidenza, dove Camadini lo invita a firmare il nuovo registro degli ospiti dell’Istituto «con la stessa penna utilizzata da Giovanni Paolo II per il primo». Quindi gli dona le ultime cinque pubblicazioni del Paolo VI: il carteggio tra Giovanni Battista Montini e il padre Giorgio dal 1900 al 1942, curato da Luciano Pazzaglia; una raccolta di discorsi e scritti sul tema dell’educazione a cura di don Angelo Maffeis; gli Atti dell’ultimo colloquio internazionale sulla trasmissione della fede a cura di Renato Papetti; la cronaca dei trent’anni di attività dell’Istituto con la prefazione del cardinal Paul Poupard; e la raccolta di 25 anni di auguri di Natale del Paolo VI.
Verso l’auditorium
Ma è ora di scendere per dirigersi nell’auditorium «Vittorio Montini», passando attraverso lo spazio museale della Collezione Paolo VI, tra la Crocifissione di Fiume, lo Studio per Crocifissione di Guttuso e le sculture di Scorzelli. Appena fuori dall’auditorium si fanno incontro al Papa il sottosegretario Letta e il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini: «Grazie - gli dice il ministro - per questo regalo». Lui s’informa cordiale se sia bresciana, e intanto incede verso la platea dei 250. Anche per loro l’attesa è finita.
© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009
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2 commenti:
dai post pressoche' assenti su Paolo VI, ne deduco un sostanziale non interesse.
Una sostanziale non attualita' ???
si anonimo, l'ho notato anch'io ed è un peccato, soprattutto per il completo disinteresse manifestato dai grossi giornali. Eppure Paolo VI è stato il Papa che più di tutti ha vissuto sulle proprie spalle il Concilio, la riforma liturgica, le riflessioni e i tormenti decisionali degli anni successivi. Se non sbaglio, è stato anche il primo papa viaggiatore. Spesso sento i vaticanisti dire a proposito di un evento papale: "pratica inaugurata da Paolo VI...". Purtroppo la sua timidezza ha fatto passare molti suoi gesti inosservati. Non credo che l'indifferenza derivi dalla non attualità, piuttosto è un dato di fatto che solo ciò che suscita polemica scatena discussione. E per quanto riguarda noi, quando non commentiamo è in linea di massima perchè condividiamo ciò che leggiamo
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