lunedì 16 novembre 2009

Se il Papa sbarca su Facebook (Cotroneo)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

Se il Papa sbarca su Facebook

di Roberto Cotroneo

Ieri un Papa, Benedetto XVI, ha di fatto invitato la Chiesa non soltanto a non sottovalutare internet, ma a utilizzarlo nel modo migliore, considerandolo una risorsa per il futuro e con un particolare riferimento ai social network.
Il papa lo ha fatto intervenendo a un forum di studio dei vescovi europei. Erano in 120 persone, e non soltanto prelati o cardinali, ma per tre giorni si sono confrontati sul web e sui social network eminenze ed eccellenze ma anche esperti del settore, consulenti speciali, e come dicono le agenzie, persino un ragazzino hacker svizzero e un tecnico dell'Interpol.Per raccontarsi che cosa? Intanto per capire cosa sia davvero la rete e i social network, ma soprattutto per non occuparsi dei pericoli della rete, ma semmai delle opportunità che può dare. Fino a far dire al presidente della Commissione episcopale europea per i media (CEEM) Jean-Michel di Falco Leandri, rispondendo a un dubbio sulle insidie della rete, che "la censura è roba da Medioevo", e che si deve aiutare la gente a capire a come tenersi alla larga dagli aspetti più deleteri della rete, esattamente come fa la Chiesa nella società.Non ci si deve sorprendere. Neppure della frase: "la censura è roba da Medioevo". Anche quando pensiamo che la Chiesa nel Medioevo - e non soltanto - fu oscurantista e ossessionata dal controllo. In realtà il Cristianesimo, da San Paolo in poi ha sempre avuto una intuizione straordinaria sulle opportunità che la modernità poteva dare alla diffusione della parola e del verbo. E se prima era l'arte, e le scenografie delle chiese e delle cattedrali, oggi la modernità evolve e permette echi e e diffusioni impensabili un tempo.Maestra nei media, la Chiesa ha sfruttato tutti i mezzi con competenza e intelligenza. Era evidente che prima o poi non soltanto si sarebbe interessata al web, ma si sarebbe spinta oltre, fino a Facebook e a Twitter. Avremo un gruppo Facebook del Vaticano? O un profilo pubblico del papa? Forse non fino a questo punto. Ma certo i fan club dei luoghi di devozione saranno sempre di più. E i social network permetteranno un proselitismo un tempo impensabile. Altro che censura e medioevo, questa per il Vaticano è l'opportunità più grande che si potesse immaginare.

© Copyright L'Unità 16 novembre 2009 consultabile online anche qui.

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