sabato 3 gennaio 2009

Una riflessione di Davide Scarfì sul Pontificato di Benedetto XVI: la scommessa del Papa, l'ipocrisia dei media! (Nichelino online)


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Una riflessione sul pontificato di Benedetto XVI

Davide Scarfì

A oltre tre anni dall’inizio del suo pontificato il papa tedesco sta pagando lo scotto di uno spietato confronto con il papa polacco, dal modo di proporre la propria persona al modo di porre pensieri e principi.
Partendo dal presupposto che può risultare alquanto riduttivo il paragone puramente di facciata tra un individuo e un altro, nel caso specifico il tutto si macchia anche di un velo di ipocrisia generalizzata e strumentale visto che per quanto concerne il pensiero sulle grandi questioni morali, principale elemento di critica nei confronti di Benedetto XVI, i due pontefici erano perfettamente allineati.
La strategia di come porre le questioni è l’elemento caratterizzante del papa tedesco, innanzitutto sottolineare in modo diretto la posizione della Chiesa sull’aborto, sul divorzio, sull’eutanasia indicandole come scelte incompatibili con la fede cristiana e nello stesso tempo inaccettabili dal punto di vista morale a prescindere dal credo religioso; in secondo luogo affermare il concetto di orgoglio e di fierezza dell’essere Cristiano.

La conseguente impopolarità (il mancato discorso all’Università Sapienza di Roma ne è stato un chiaro esempio), molto probabilmente è stata messa in conto da Benedetto XVI come aspetto inevitabile di una strategia che ha l’obiettivo di scuotere, se necessario di disturbare, le coscienze degli uomini, oggi non più avvezzi a riflessioni o ad autocritiche, ma abituati a vivere in uno stato di torpore mentale derivato da un clima subdolamente tranquillizzante dove nulla è male e tutto è diritto acquisito.

Aspri attacchi verbali e minacce alla persona sono solo la punta dell’iceberg di una società malata che conosce e in un certo senso ammette lo stato di degrado in cui è caduta, ma che proprio perché ne è artefice fatica a prenderne atto e quindi a reagire.

La scommessa di Papa Ratzinger è quella di credere che la maggior parte degli uomini siano consapevoli di questo e che aspettino soltanto un richiamo forte e accorato di un padre severo, ma saggio, per poter riconquistare la propria dignità e quindi la propria libertà, attraverso la condivisione di valori universali che oggi vengono fatti vedere come limiti e restrizioni della persona.

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I media, in modo sciocco e meschino, stanno rispolverando il paragone con Giovanni Paolo II, dimostrando un immobilismo preoccupante (vero?) ed una incapacita' di comprendere la portata storica del Pontificato di Papa Benedetto.
Se iniziamo a capire la differenza fra i Re Magi e la befana lo dobbiamo proprio a questo grande Pontefice.
Condivido l'analisi di Scarfì ed aggiungo che Benedetto XVI ha un merito grandioso: non permette che i suoi collaboratori si assumano in prima persona la responsabilita' di documenti che egli approva, non consente che i media mettano in croce prefetti della curia. In poche parole: non esiste il "Ratzinger di Ratzinger".
Anche per questo Benedetto XVI e' una grande persona, oltre che un grande Papa.
Tutti vorremmo avere un amico come lui...
Egli puo' dire lo stesso? Esiste qualcuno disposto a prendersi gli schiaffi dei media al suo posto?
Per carita'!

R.

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