martedì 18 agosto 2009

Tre risposte in pillole di Giuliano Ferrara ad Adriano Sofri


Botta e risposta tra Adriano Sofri e Giuliano Ferrara su metodi abortivi, kill pill, lezioni del Papa e nichilismi

Metodi abortivi, kill pill, lezioni del Papa e nichilismi

Tre risposte in pillole dell’Elefantino alle piccole poste di Adriano Sofri

Caro Adriano, gerarchia regnante a parte (come tu dici), tendo a non prendere più troppo sul serio alcunché e alcunchi (sarà italiano questo alcunchi?). Te ti prendo sul serio, e ormai succede da così tanto tempo che penso questo mio raro candore come un difetto stabile. Mi dici alcune cose in due lettere della piccola posta, te ne replicherò delle altre, ringraziandoti come sempre. Suddivido in questioni. Come nelle migliori e peggiori dispute, come nelle migliori famiglie.

Se sia giusto considerare un “vero e grande progresso” l’affinamento analgesico dei metodi abortivi. No, è la mia risposta, contraria alla tua. La Ru486 può far soffrire una donna, materialmente e spiritualmente, più di un intervento ospedaliero serializzato nella orrenda routine macellaia dei nostri tempi. Secondo me ripristina solitudine; un’acuta dimensione di colpa personale (sono io stessa ad avvelenare me e mio figlio, in una relazione non responsabile con la comunità, destinata peraltro a scomparire con la fatale vendita in farmacia o la definitiva trasformazione del centro ginecologico in centro di spaccio); secondo me la kill pill comporta rischi di vario ordine e genere legati alla logistica del fatto (l’espulsione di una vita sradicata da sé stessa: ma dove? e come classificare e riciclare il rifiuto umano?), alla psicologia di un simile “fare”, e alla stessa incredibile procedura di immaginazione e sogno, o incubo, che dovrebbe accompagnare tutto questo. In più va messa in conto l’indifferenza morale assoluta e piatta, che la pillola ricerca e realizza come sua propria dimensione tecnico-etica, come la banalità del male. Noi del Foglio abbiamo informato su chi sia questo incredibile mondano sbrigliato e fatuo inventore della pillola abortiva, Emile-Etienne Beaulieu, anni Ottanta: te ne ricordi? ci hai pensato? hai riflettuto sul luogo umano, o la persona concreta, in cui si innesta e fiorisce quella pianta tecnologica, quel prezzemolo moderno?
Una volta ci hai schiaffeggiato in tre parole, dopo una delle nostre polemiche contro la pillola abortiva: “Abortirai con dolore”, scrivesti. Conosco almeno un caso di giovane donna, e consapevole, madre di due bambine, che ha deciso di partorire senza aiuti analgesici perché è convinta che quella del parto debba essere un’esperienza vigile per i sensi e per l’intelletto: mi sembra straordinaria in sé, questa considerazione cosciente e non necessariamente eroica del patire, e comunque una risposta definitiva a chi, beato laico, considera il dolore non un’oscurità della vita ma un oscurantismo della dottrina cattolica (la giovane donna non è una ciellina, non ha fervore militante, chiaro?). Naturalmente, quando si tratti di un parto, ciascuno deve potere fare come desidera (non vorrei essere accusato di pratiche infami su corpo femminile da Adriano Prosperi, specialista in materia), ma la morale è degna della favola, in questo caso.
Per ora, come si vede, mi sono limitato a constatare l’inesistenza di metodi abortivi analgesici. Ma se anche esistessero? Un conto è il minor danno per ridurre l’area di potenza e pertinenza del male, e già nel minor danno si annida molto di maligno; ma questo mito dell’aborto indolore sarebbe, se diventasse realtà, l’eliminazione della coscienza infelice nel commettere il male attraverso l’anestesia del corpo e dello spirito. Non lodo certo l’intervento ospedaliero, ché nessun metodo, nessuna tattica mi sembra accettabile, ma l’anestesia della pillola Ru486, al contrario del Pentothal, è culturale, sociale, punta dritto alla cancellazione del problema. Può essere che il transumano e il postfemminile implichino salti storico-naturali di questo genere. Per il momento siamo molto lontani dalla realtà, dall’umanità, dalla ragione e anche dal tuo Dostoievskij, caro Adriano. Non siamo invece lontani da un’idea di folle surrealtà, e cioè una Auschwitz eugenetica, senza dolore e senza colpa, visto che parliamo di circa cinquanta milioni di aborti l’anno. Esiste uno sterminio indolore? Può esistere? E’ esistito? Di che cosa propriamente stiamo parlando?

Se sia attribuibile a una inclinazione nichilista il terrorismo islamista. Tu dici questa ipotesi del nichilismo islamista una follia, perché al contrario nella violenza del jihad è rinvenibile “un pieno di esaltazione paradisiaca”.
Ma Ratisbona docet.
Un paradiso senza ragione, che non sappia dire le sue ragioni (come in Dante, per esempio, o nell’enciclica Spe Salvi o nelle lettere di San Paolo), un paradiso senza Logos incarnato è un tutto che è puro nulla. Pubblicammo a suo tempo una lunga biografia di Mohammed Atta, uno dei diciannove dell’11 settembre, quello importante, quello venuto dal Cairo; era la storia personale di un nichilista fondamentalista istruito, educato, forgiato nella cultura tecnica ad Amburgo. Si tratta pur sempre di un folle volo, ma superare le Colonne d’Ercole o schiacciarsi su due grattacieli e tremila vite umane non è la stessa cosa.
Se il Foglio sia un giornale compatto, con una linea omogenea, al servizio cosciente della gerarchia regnante e del suo capo il Papa. E magari con un programma etico e politico paradossalmente incarnato da credenti fervorosi, credenti integralisti e non credenti nel nome di una verità trascendente di cui è depositario il vescovo di Roma. Compatti non siamo, l’omogeneità è nel metodo, nella libertà di tono, e gli ultimi due papi sono per me, che calpesto da elefante il giornale ma salvaguardo la foresta selvaggia che esso è, un re del mondo e un re filosofo.
Il giorno in cui fu eletto Benedetto XVI il nostro titolo fortunato segnalava l’omelia contro la dittatura del relativismo, e suonava così: “La formidabile lezione del professor Ratzinger”, e il giorno dopo, quando dovevamo dare la notizia della fumata bianca, cambiammo una sola lettera: “La formidabile elezione del professor Ratzinger”.
Questo per dire che a me di questo Papa-professore piace tutto, e senza eccezione, e che lo amo e lo prediligo, gli riconosco un’autorità così alta, mentale, culturale, spirituale, morale, laicamente profetica, da non poterla equivocare con il sigillo inesistente di un potere canonico su di me, non cattolico, non credente.
Resta il forte carisma di un uomo di chiesa che ha capito il nostro tempo, che non ha niente di biecamente sentimentale, che ha trovato una via moderna dell’intelletto e perfino del cuore nella predicazione della razionalità della sua fede e nello scavo della verità nella tradizione, un Papa che agisce per arginare quei pericoli tragici che tu stesso segnalavi nella lettera, almeno in quei passaggi sull’intimità violata dell’umano e della persona. Che tutta questa devozione possa essere tributata come obbedienza laica e libera a una istituzione dal peso bimillenario, non c’è di che stupirsi.
Che sia amplificata e resa anche aspra dai programmi molto rozzi di scristianizzazione conformista del presente e di sequestro per lo stato di ogni pensiero, di ogni libertà, di ogni autonomia sociale, anche questo è innegabile. Che l’impresa sia possibile soltanto per la convergenza di fonti umane e storiche diverse: laicità orgogliose, fedi febbrili, e tanti altri elementi, anche di ciò non si può far meraviglia. La tua immagine del giornale come di un contrabbandiere nella terra di nessuno è d’altra parte perfetta, e molto lusinghiera.

© 2009 - FOGLIO QUOTIDIANO

© Copyright Il Foglio, 18 agosto 2009 consultabile online anche qui.

Vera musica le parole di Ferrara su Benedetto XVI :-)

16 commenti:

sonny ha detto...

Ciao a tutti. Le ultime 35 righe di questo articolo sono un'autentica delizia. Complimenti all'Elefantino.
O.T Raffaella, niente ferie?????

Raffaella ha detto...

Ciao Sonny, per ora non parto ma sono comunque in vacanza :-)
R.

Anonimo ha detto...

D'accordo su tutto. le riflessioni sull'eliminazione dei rifiuti bilogici dovrebbero far riflettere. Purtroppo, conosco casi in cui la cosienza sembra anestetizzata e non si avverte più nulla. Scompare il dolrefisico e quesllo morale. Scompare il senso del male e della colpa. Questa è la vera tragedia

odifreddi's fan ha detto...

Ma l'aborto non è un diritto del nostro stato laico? E la pillola in questione non dovrebbe evitare il ricorso alla chirurgia?
Perchè allora questo scagliarsi contro?

Raffaella ha detto...

L'aborto e' un diritto?
Da quando?
In quale legge dello stato laico c'e' scritto che l'aborto e' un diritto?
Non c'e' alcuna differenza fra ingerire un farmaco ed un intervento chirurgico perche' il risultato e' lo stesso...
R.

odifreddi's fan ha detto...

Scusa, infatti si chiama "interruzione volontaria della gravidanza" (legge 194/78).
Il risultato sarà lo stesso ma il metodo è diverso... non puoi far finta che il problema non esista semplicemente negandone l'esistenza

Raffaella ha detto...

Vero, ma non e' una questione di metodo.
Si puo' uccidere una persona con un colpo di pistola, una coltellata, una dose di veleno, uno spintone o lasciarlo senza acqua...
Il metodo e' diverso, ma il risultato e' lo stesso.
R.

odifreddi's fan ha detto...

Ma scusa cosa c'entra l'uccidere una persona con l'aborto?
Il fatto che l'embrione sia una persona è tutto da dimostrare... per legge non lo è infatti!
Ma penso che partiamo da concezioni troppo diverse del mondo per poter trovare una sintesi costruttiva.

Raffaella ha detto...

Concordo...
Anche io sono stata un embrione e ora sono una persona, almeno credo...
R.

f ha detto...

tutto cio che è consentito dalla legge è un diritto... piaccia o non piaccia

Anonimo ha detto...

Non capisco perché se l'aborto è un diritto, ci siano tutte queste fisime sulle settimane in cui sia permesso e la trafila burocratica (quasi sempre solo formale). A maggior ragione deve essere agevolata l'eutanasia, con grande sollievo per i bilanci Inps e ospedalieri.E se il più forte vuole chiamare la sua legge un diritto è un eccesso di formalismo.Saluti, Eufemia

gemma ha detto...

l'aborto in Italia è regolato dalla legge 194, che lo prevede come possibilità cui ricorrere in casi limitati e non come un diritto. L'idea che con la ru486 sia più semplice abortire è un'illusione. L'eliminazione dell'embrione non avviene subito e la reazione da parte del corpo della donna è individuale. Si corre il rischio di restare più tempo sole con se stesse e con qualcosa (che si sa benissimo non essere una cosa) da espellere con contrazioni ed emorragie non necessariamente insignificanti. Non sarei così certa sul fatto che il tutto sia meno doloroso, anche sul piano psicologico. Strano che sempre più si cerchi il parto indolore, con l'ausilio di anestetici, per attenuare la percezione di contrazioni che in fondo portano alla vita e e poi si ritenga progresso abortire con un'espulsione vissuta coscientemente, in più giorni e senza anestesia.

Giovanni ha detto...

E' consentito anche usare gli animali per la ricerca scientifica, ma questo è politically correct contestarlo!

Ad un malato terminale è consentito ricevere la migliore cura possibile, ma questo si può contestare, è politically correct contestarlo!

Contestare l'aborto e il divorzio non è politically correct e quindi non si puo' contestare che sia un diritto!

Si proclama tanto la libertà di esprimere liberamente le idee, solo quando sono le proprie!

Anonimo ha detto...

Povera quella "civiltà" che "mangia" i suoi figli!! Quale futuro la aspetta?

f ha detto...

c'è anche il diritto di non abortire..

gemma ha detto...

se vogliamo tirare in ballo la questione "diritto", il diritto principale di ciascuno dovrebbe essere il diritto di nascere e quindi di vivere, non di qualcun'altro di abortirlo. A livello di principio, far passare l'aborto da pratica possibile a diritto, è la massima consacrazione della legge del più forte e la triste consapevolezza di una società in cui nemmeno il grembo della mamma è accogliente. Quando la parte più piccola e fragile di una vita vale meno di nulla e può essere eliminata con lo sciacquone dopo l'effetto di una pillola, non so dove stia il progresso nella libertà dell'essere umano