mercoledì 2 settembre 2009

Caso Boffo, il Vaticano smentisce dissensi con i vescovi. Poi la solidarietà di Benedetto XVI alla Chiesa italiana (Bobbio)


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Caso Boffo, il Vaticano smentisce dissensi con i vescovi
Poi la solidarietà di Benedetto XVI alla Chiesa italiana


Alberto Bobbio

Città del Vaticano

Papa Benedetto XVI si stringe ai vescovi italiani, colpiti in questi giorni, seppure indirettamente, dalla bufera scatenata dal Giornale di Vittorio Feltri sul direttore dell'Avvenire Dino Boffo, e una telefonata tra il Pontefice e il presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana) cardinale Angelo Bagnasco ha dato ieri la misura del rilievo che la vicenda ha acquistato.
Il Papa, ha riferito nel pomeriggio una nota dell'Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei, «ha chiesto notizie e valutazioni sulla situazione attuale ed ha espresso stima, gratitudine ed apprezzamento per l'impegno della Conferenza episcopale italiana e del suo presidente».

La smentita di padre lombardi

E la telefonata di Benedetto XVI al cardinale Bagnasco viene dopo una giornata che già aveva visto la Santa Sede impegnata a smentire articoli di stampa e voci che si erano rincorsi lungo tutta la giornata. «I tentativi di contrapporre la Segreteria di Stato e la Conferenza episcopale italiana non hanno consistenza». Era il padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa della Santa Sede ad intervenire per smentire presunte divergenze tra il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, e il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, evocate da numerosi «retroscenisti» dei giornali italiani e da altrettanti post che stanno invadendo molti siti del socialweb cattolico. Padre Lombardi ha confermato che Bertone ha parlato con Dino Boffo «manifestandogli la sua vicinanza e solidarietà».
Ma la dichiarazione del portavoce vaticano dice molte altre cose e va letta con attenzione. Lombardi spiega anzitutto che «non c'è motivo di stupirsi» se vi sono «differenze di approccio» tra i media vaticani e i media cattolici italiani, sui «dibattiti in corso nella società e nella politica italiana», perché le «finalità» sono «differenti» ed anche «le priorità». Sembra una cosa ovvia, ma non lo è.
Due giorni fa il direttore dell'Osservatore Romano, Gian Maria Vian, ha spiegato la stessa cosa in un colloquio con il Corriere della Sera. Ma evidentemente non è stato sufficiente. Adesso padre Lombardi lo ribadisce, giustificandolo praticamente con l'applicazione del principio di sussidiarietà anche alle diverse prese di posizioni e sensibilità. L'Osservatore Romano, da quando lo dirige il professor Vian, ha cambiato molte cose, ma soprattutto è sparita la pagina dedicata alle cose italiane e quella della cronaca di Roma, esaltandone invece la dimensione internazionale e di attenzione alle conferenze episcopali di tutto il mondo. Gli «affari interni» sono lasciati alla responsabilità dei singoli episcopati e dei loro media. È accaduto per molte situazioni.

la posizione dell'Osservatore

L'anno scorso i cattolici francesi e il loro quotidiano «La Croix» hanno criticato più di una volta l'attivismo diplomatico del presidente Sarkozy ai danni dell'Europa, ma l'Osservatore non ne ha mai fatto menzione. Così come si è mantenuto lontano dalle polemiche che hanno contrapposto una parte dell'episcopato americano ad Obama. Ma la stessa cosa è accaduta per le tensioni tra cattolici vietnamiti e Hanoi e per quelle che hanno contrapposto Chavez e i vescovi in Venezuela. Vale insomma il principio di sussidiarietà e quell'«unicuique suum», ad ognuno il suo, cioè la propria responsabilità, che compare sotto la testata del giornale del Papa.
Ciò non significa che il quotidiano stia zitto, anzi. Ma vuol dire che quando parla la sua autorevolezza è maggiore perché rafforzata proprio dalla dottrina del principio di sussidiarietà, come è accaduto tutte le volte che l'Osservatore ha ripreso critiche sostanziose degli episcopati verso governi, per esempio quello di Zapatero in Spagna, anche se la linea diplomatica della Santa Sede ha sempre mirato a ricucire e mediare. Ecco perché padre Lombardi nella nota di ieri aggiunge che tra Santa Sede e Cei «vi è accordo» nel «rispetto delle rispettive competenze». Vuol dire che la autorità vaticane non sono meno inclini alle critiche su alcuni provvedimenti del governo italiano, per esempio in materia di immigrazione, ma vuol dire che essere esercitano tali critiche facendo riferimento alle posizioni dell'episcopato italiano. Basti ricordare gli interventi critici di monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana, pubblicati in prima pagina dall'Osservatore Romano.

il duello tra vian e corradi

Altro è l'opinione personale del direttore Vian, in un contesto diverso da quello di un editoriale. Vian ha criticato l'editoriale di Avvenire, sveltamente e ed erroneamente rilanciato dalle agenzie come un paragone tra la Shoah e la tragedia degli immigrati nel Mediterraneo. Ma l'editorialista di Avvenire Marina Corradi non aveva mai citato la Shoah, ma solo aveva avvicinato, ponendo una domanda, l'insensibilità di chi osserva con fastidio oggi le tragedie del mare a chi vedeva passare ieri, con altrettanta indifferenza, i treni piombati avviati verso i lager nazisti.
E ieri la Corradi lo ha fatto rilevare su Avvenire, polemizzando cortesemente con Vian. Eppure anche questa diversità di valutazioni, frutto di libero confronto nella Chiesa tra cattolici, non autorizza a gridare allo scontro tra Vaticano e Conferenza episcopale italiana, come sottolinea, appunto, padre Lombardi. La nota del direttore della Sala Stampa serve per ridimensionare e correggere interpretazioni e riportare i fatti alla loro natura: non ci sono posizioni contrapposte, ma solo questioni, declinate, a volte, in forme e in contesti diversi.

© Copyright Eco di Bergamo, 2 settembre 2009

4 commenti:

Anonimo ha detto...

I "cattolici francesi" non si identificano univocamente col giornale "La Croix", che esprime solo un certo tipo (e neanche il più vivace) di cattolicesimo in Francia.

Anonimo ha detto...

Perchè Boffo si dimette se è così sicuro del suo? Bah!
Una mia lettera a Boffo:
http://www.moschebianche.it/2009/09/02/lettera-a-boffo/

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, intanto grazie del prezioso lavoro che fai a favore della Chiesa. Ma volevo anche chiederti e chiedermi. Non ti pare fittizia la storia delle dimissioni di Boffo così come viene raccontata? Non è che gliele abbiano chieste e lui abbia acconsentito a patto di una difesa ad oltranza e a determinate condizioni. Se avesse voluto un gran bene alla Chiesa, le dimissioni le avrebbe presentate fin dal primo giorno, passando per via tribunale circa la sua difesa. Che tenga sotto scacco ora i Vescovi? Che stia tirando il cappio, quello stesso che lui ha messo sul collo ai vescovi? O mi difendete o tiro il cappio, faccio cadere le vostre teste e il sistema di potere che vi ha sempre favorito? Spero che non sia vera questa storia. Per il bene della Chiesa augurandoci quanto prima che questa vicenda finisca.

Raffaella ha detto...

Queste sono dietrologie.
Non possiamo basarci sulle ricostruzioni fantasiose.
Direi di attenerci ai fatti.
R.