mercoledì 11 novembre 2009
I successi di Benedetto XVI e la cecità di “Europa” (Camaiora)
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I successi di B-16 e la cecità di “Europa”
ANDREA CAMAIORA
La religione, la spiritualità, ha ricadute politiche? È in qualche modo connessa alla ragion politica? Don Gianni Baget Bozzo pensava di sì e tutta la vita e il suo pensiero sono lì a dimostrarlo. D’altra parte chi - si pensi in particolare ai regimi comunisti dell’Europa orientale - pensava di poter tenere Dio e la tensione verso l’Infinito fuori della finestra, è stato travolto dalla forza inarrestabile del cattolicesimo, impersonificata nell’irripetibile figura di Giovanni Paolo II.
C’è però chi anche a sinistra, proprio perché non appartenente alla cultura materialista comunista e post-comunista, rintraccia un contenuto politico nell’azione della Chiesa di Roma, durante il pontificato di Benedetto XVI.
È il caso di Massimo Fagioli, studioso di Storia religiosa, che, sul quotidiano del Pd “Europa”, firma il 28 ottobre un articolo dal titolo “Il Pd e il latino di Benedetto”.
Per Fagioli “il dibattito teologico sul Concilio Vaticano II tocca direttamente il cattolicesimo democratico e la sua cultura come parte importante e non residuale dello scenario politico”. Fagioli in pratica vede demolire dal magistero di Benedetto XVI i presupposti culturali del cattolicesimo democratico che avevano trovato il loro humus nel pontificato di Giovanni XXIII, prima, e in parte in quello di Paolo VI, dopo.
Naturalmente l’editorialista di “Europa” salva gli artefici del Vaticano II e condanna l’attuale Papa perché “se i padri del Vaticano II non avevano in mente obiettivi politici quando dibattevano i documenti che ‘aggiornavano’ la Chiesa cattolica, ogni passo indietro compiuto dalla chiesa di Benedetto XVI rispetto alle acquisizioni del Concilio lancia anche un messaggio politico”. Dunque, alla fine, ad “Europa” non hanno per nulla imparato la lezione. Si preoccupano per il “cattolicesimo democratico” di Franceschini, Bindi e Castagnetti perché il Papa “li spiazza”. E allora è il Santo Padre che sbaglia. Insomma, è Benedetto XVI che fa politica.
E - mal gliene incolse - la fa pure di destra. La verità è che invece spiritualità, politica, cultura, tutto si lega. La lezione di don Gianni a sinistra ancora non l’hanno imparata. E continuano imperterriti a sbagliare. L’occasione offerta da “Europa” merita tuttavia di essere sviluppata guardando al pontificato di Benedetto XVI e ai suoi sviluppi. In pochi mesi Joseph Ratzinger è stato capace di varcare la soglia della Speranza: quella di una Cristianità nuovamente unita intorno al primato di Pietro.
In questo senso solo un teologo sedicente “cattolico” come Hans Kung può criticare Benedetto XVI così duramente come ha fatto per l’annuncio del riavvicinamento tra Westminster e Roma. Secondo Kung, infatti, il Papa intenderebbe solamente “restaurare l’impero romano”, ovvero mantenere “il centralismo medievale romano”. Addolora constatare l’atteggiamento pregiudizievole del teologo svizzero, pubblicizzato fino ad oggi guarda caso soltanto da “The Guardian” e “la Repubblica”.
Come fa Kung a non vedere la realtà?
In pochi mesi Benedetto XVI, con le aperture ai lefebvriani e agli anglicani, ha saputo mostrare segnali diversi ma che spingono per una sola direzione volta - come ha scritto “l’Osservatore Romano” - “a ricostituire l’unità voluta da Cristo e riconosce il lungo e faticoso cammino ecumenico compiuto in questo senso”.
E il lavoro del Papa non si ferma qui. Ci sono altre soglie da varcare. Una guarda a nord e l’altra ad est. Gli evangelici tedeschi hanno infatti scelto una donna che è destinata a proseguire la strada del dialogo con i cattolici da una forte piattaforma comune: la sua intransigenza valoriale riguardo le tematiche bioetiche. Si è poi incamminato sulla via giusta il dialogo teologico tra ortodossi e cattolici. E, anche qui, come non vedere la mano di Benedetto XVI? Il recente incontro di Cipro, infatti, ha segnato un passaggio importante in vista di quello dell’anno prossimo a Vienna dove padrone di casa sarà proprio uno dei cardinali più vicini all’attuale pontefice, Christoph Schonborn. Occorre che anche il governo italiano - che sta bene operando in ambito europeo e nei rapporti con la Russia - tenga conto dei successi di Benedetto XVI.
© Copyright L'Avanti, 11 novembre 2009 consultabile online anche qui.
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4 commenti:
Davvero Christoph Schonborn può essere considerato uno dei cardinali più vicini a Benedetto XVI? Il fattaccio di Linz e varie "inezie" precedenti che hanno visto il cardinale protagonista, non hanno insegnato nulla?
Alessia
Già cara Alessia. Pare che tu già abbiano dimenticato il fattaccio di Linz e tutti svarioni del Cardinale.
Mi domando cosa vedeno in Shomborn di tanto vicino al Santo Padre.
Scusate volevo dire tutti abbiano dimenticato.
Avete mai osservato le aquile prima che spicchino il volo?
Stanno ben ferme, guardano tutt’attorno con occhi profondi e lungimiranti, mettono a fuoco, ben bene, il luogo in cui si trovano e poi… si lanciano.
Le avete mai viste volare dopo che si sono lanciate?
Volano da... 'dio'!
Non le ferma più nessuno. Tracciano linee ampie, nei cieli, linee che sembrano lievi, lievi, ma che, in realtà, sono mostruosamente potenti!
Non ce n’è per nessuno.
Dopo aver goduto con la fantasia, rifletto.
E’ proprio vero quello che qualcuno diceva ultimamente: i ‘progressisti’ si stanno rivelando ‘conservatori’ e i ‘conservatori’ viceversa si stanno dimostrando veri ‘progressisti’.
Detto tra virgolette e in senso ecclesiastico. Ovviamente!
Beh, osservando quello che sta accadendo, in questi tempi, mi sento proprio di ringraziare Dio per avermi dato giorni sufficienti per godere della Sapienza, della Fede e della Carità di Papa Benedetto. Mi rincuora e mi conferma ogni giorno!
La risposta degli Anglicani e c., quando verrà, se verrà, è nelle mani di Dio. Possiamo essere certi che quello che è stato offerto loro è già nel cuore di Dio.
Chi, poi, tra gli Anglicani, avrà occhi per vedere, vedrà!
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