lunedì 9 novembre 2009

Il Papa: «I cristiani siano coraggiosi e coerenti con il Vangelo» (Galeazzi)


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Il Papa: "Ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell’edonismo e del consumismo, per affrontare, se necessario, anche incomprensioni e talora persino vere persecuzioni. Vivere il Battesimo comporta restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia" (Discorso)

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Il Papa: "Si vanno diffondendo un’atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Eppure si avverte con forza una diffusa sete di certezze e di valori. Occorre allora trasmettere alle future generazioni qualcosa di valido, delle regole solide di comportamento, indicare alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria esistenza" (Discorso)

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Le frasi

Giovani, l’allarme del Papa

“C’è una emergenza educativa, come avvenne nel Sessantotto”

GIACOMO GALEAZZI

INVIATO A BRESCIA

«I cristiani siano coraggiosi e coerenti con il Vangelo», raccomanda Benedetto XVI dalla terra di papa Montini, dove significativamente, ha anche avuto (fuori programma) un colloquio privato con il cardinale Carlo Maria Martini, leader mondiale dell’episcopato progressista.
Secondo Ratzinger «il mondo ha bisogno di una Chiesa povera e libera e alla Chiesa serve il dialogo con il mondo moderno», un rapporto «assolutamente centrale» per affrontare i problemi odierni: crisi economica, immigrazione, educazione dei giovani.
Coscienza, rinnovamento e collaborazione, a suo giudizio, dovrebbero ispirare le relazioni tra Chiesa e società, sulla base di «vita interiore, povertà e carità». Prendendo spunto dalla preghiera sulla tomba di Sant’Arcangelo Tadini, a Botticino Sera, Benedetto XVI ha esortato a lavorare «perché nasca un mondo fraterno in cui ognuno non viva per sé ma per gli altri». Un invito alla solidarietà rivolto prima di tutto alla stessa Chiesa, chiamata ad avere «coscienza di se stessa» e umiltà davanti alle scelte. «Anche il Papa ha bisogno di essere aiutato con la preghiera» anche se «tanti si aspettano» da lui «gesti clamorosi, interventi energici e decisivi», ma «sarà Cristo a sedare la tempesta».
Sotto una pioggia battente, Benedetto XVI non ha rinunciato ad una sosta davanti alla stele che ricorda la strage di piazza della Loggia e, con il ministro dell’Istruzione Gelmini ad ascoltarlo in prima fila, ha richiamato l’emergenza educativa e la necessaria attenzione alle nuove generazioni. Il modello è Paolo VI, papa «non sempre capito anzi spesso avversato e isolato da movimenti culturali allora dominanti», ma che fu invece per molti giovani nel travagliato Sessantotto «maestro di vita e coraggioso testimone di speranza».
In «momenti burrascosi e travagliati», Paolo VI seppe «indicare con coraggio la fede come esperienza educativa liberante e unica vera risposta ai desideri e alle aspirazioni dei giovani, divenuti vittime dell'ideologia». Giovani «ammaliati da un conformismo che piega inconsciamente la libertà al dominio automatico di correnti esterne di pensiero, di sentimento, di azione, di moda; e poi, presi da un gregarismo che dà l’impressione di essere forti, trasformando talvolta in ribelli in gruppo, in massa, senza spesso sapere perché». Oggi, come allora, spiega Benedetto XVI, «emerge nelle nuove generazioni una ineludibile domanda di significato, una ricerca di rapporti umani autentici», rispetto ai quali gli insegnamenti di Paolo VI si mostrano ancora validi.
Attimi di paura, poi, quando una donna incinta che stava partecipando alla messa papale ha avuto un malore ed è stata ricoverata all’Ospedale Civile dove ha partorito un bambino. Prima di lasciare Brescia Ratzinger ha invitato i cristiani a non dimenticare il senso del sacro: «Non è facile essere cristiani, ci vuole coraggio e tenacia per non conformarsi alla mentalità del mondo, per non lasciarsi sedurre dai richiami talvolta potenti dell’edonismo e del consumismo». Per questo occorre «restare saldamente uniti alla Chiesa, pure quando vediamo nel suo volto qualche ombra e qualche macchia», amandola «come nostra vera madre» traducendo questo amore in «gesti concreti all’interno delle nostre comunità». Senza cedere alla «tentazione dell’individualismo e del pregiudizio, superando ogni rivalità e divisione».

© Copyright La Stampa, 9 novembre 2009 consultabile online anche qui.

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