venerdì 13 novembre 2009
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«Investire con coraggio su educazione e sapere»
DA ROMA
SALVATORE MAZZA
Nella situazione di vera «emergenza educativa» che oggi attraversiamo, è evidente la «rilevanza » che assume il ruolo degli insegnanti.
Ma se l’università, in modo del tutto speciale, ha bisogno «di veri maestri, che trasmettano, insieme a contenuti e saperi scientifici, un rigoroso metodo di ricerca e valori e motivazioni profonde», proprio per questo, nella crisi che si sta attraversando, è altresì necessario rispondere all’«esigenza di un investimento più deciso e coraggioso nel campo del sapere e dell’educazione ».
È quanto ha ricordato ieri mattina Benedetto XVI, al quale l’udienza che ha voluto riservare al rettore, ai docenti, agli studenti e al personale della Libera Università Maria Santissima Assunta ( Lumsa ) in occasione del suo 70° anniversario di fondazione, ha offerto l’occasione per ritornare, come detto, sulla «preoccupante» emergenza educativa dalla quale «il contesto odierno è caratterizzato ». Per questo, ha evidenziato il Papa, in ambito educativo occorre creare «legami di pensiero» e «insegnare a collaborare tra discipline diverse», così come «dinanzi ai profondi mutamenti in atto, sempre più urgente è la necessità di appellarsi ai valori fondamentali da trasmettere, come indispensabile patrimonio, alle giovani generazioni». Ed è evidente come, in tale situazione, «alle Università cattoliche è affidato un ruolo rilevante, nella fedeltà alla loro identità specifica e nello sforzo di prestare un servizio qualificato nella Chiesa e nella società».
A tale riguardo Benedetto XVI ha ricordato le origini della Lumsa , nata nel 1939 «con un’identità cattolica ben precisa, su impulso anche della Santa Sede, con la quale conserva uno stretto legame», e che negli anni ha saputo «rimanere fedele all’intuizione originaria di Madre Tincani e, al tempo stesso, rispondere alle nuove sfide della società». Un’istituzione, ha aggiunto il Papa richiamando la Magna charta dell’Ateneo, che «si propone un lavoro scientifico orientato alla ricerca della verità, nel dialogo tra fede e ragione, in una ideale tensione verso l’integrazione delle conoscenze e dei valori», prefiggendosi al tempo stesso «un’attività formativa da condursi con costante attenzione etica, elaborando positive sintesi tra fede e cultura» per «la crescita piena ed armonica della persona umana».
Di qui l’esortazione agli studenti a mantenere «sempre aperti la mente e il cuore alla verità... ad affinare la capacità di ricerca del vero e del bene durante tutta la vita...a diventare costruttori di una società più giusta e solidale ». Con l’invito conclusivo ad «accompagnare il rigoroso lavoro accademico con un’intensa vita interiore, sostenuta dalla preghiera».
A rivolgere a Benedetto XVI il saluto iniziale, a nome di tutti i presenti, era stato il rettore della Lumsa Giuseppe Dalla Torre, che dopo aver ricordato «il genio » della fondatrice e il sostegno «generoso » offertole per la Santa Sede dal cardinale Giuseppe Pizzardo, ha sottolineato come l’Ateneo abbia «nel patrimonio genetico due fattori: amore e conoscenza ». «Amore per la conoscenza, innanzitutto», ha detto Dalla Torre, che «spinge ogni generazione – ha aggiunto citando il Papa – ad ampliare il concetto di ragione e ad abbeverarsi alle fonti della fede; ma anche conoscenza per amare, cioè quell’acquisizione di saperi per aiutare il singolo e l’intera società a crescere secondo ciò che è buono e giusto nel perseguimento del bene comune ».
Nel suo sigillo l’Ateneo si fregia del motto In fide et humanitate , ad indicare, ha spiegato il rettore, «l’obiettivo di una ricerca scientifica aperta al trascendente, nella quale i diversi saperi sono coltivati ognuno con il proprio metodo » ma «con sollecitudine verso la conoscenza delle verità penultime, aperta alla verità ultima, così come per indicare l’obiettivo di un insegnamento rivolto all’uomo nella sua integralità», a servizio «di un’autentica paideia ».
© Copyright Avvenire, 13 novembre 2009
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