domenica 22 novembre 2009

Incontro Papa-artisti, Alessandro Zaccuri: «Io, quasi un intruso grato alle parole belle»


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il testimone

«Io, quasi un intruso grato alle parole belle»

DI ALESSANDRO ZACCURI

Venerdì sera, quando ci siamo incrociati durante la visita alla Collezione di ar­te contemporanea dei Musei vaticani, Vincenzo Cerami mi ha salutato con uno squillante: « E tu che c’entri? Sei un infiltra­to? ».
Scherzava, sono stato al gioco, ma con­tinuo a pensare che non avesse tutti i torti: tra gli artisti che ieri hanno ascoltato il discorso del Papa nella Cappella Sistina ero poco me­no di un intruso, poco più di un principian­te.
Altrimenti, mi dico, avrei trovato il corag­gio per avvicinare Arvo Pärt, forse il più gran­de compositore dei nostri anni. Ho seguito i suoi spostamenti con la coda dell’occhio e in più di un’occasione sono stato sul punto di sottoporgli il discorsetto che mi ero prepara­to per ringraziarlo della sua musica. Mi ha trattenuto l’eventualità che potesse chieder­mi chi fossi, come mai mi trovassi lì. Non mi pareva il caso. Non volevo parlare di me. Non vorrei parlarne neanche adesso, ma sono le parole che mi hanno portato qui e alle paro­le, in definitiva, devo una certa riconoscenza. In circostanze come quella di ieri prevale di solito la tendenza a radunarsi per tribù: gli scrittori con gli scrittori, i musicisti con i mu­sicisti, i pittori con i pittori... Pochi fortunati riescono a muoversi con disinvoltura tra un capannello e l’altro. Come Cerami, che è a suo agio tra i letterati e tra la gente di cinema, si­mile in questo ad Alberto Bevilacqua.
E poi Roberto Vecchioni, cantautore e narratore. Oppure Emilio Isgrò, scrittore, drammaturgo e autore delle famose ' cancellature', inter­venti di arte concettuale che costituiscono nel sovrapporre un tratto nero a immagini e testi preesistenti. « Hai tro­vato qualcosa da can­cellare? », gli ho doman­dato mentre attraversa­vamo i corridoi affre­scati dei Palazzi vatica­ni. Emilio si è stretto nelle spalle, ha fatto u­na smorfia delle sue e ha ammesso: «Difficile, qui tutto ha un senso, una storia».
Ecco: la storia, il senso. Molte delle persone con cui ho condiviso l’emozione di questi giorni fanno parte del­la mia storia. Più di vent’anni fa, per esem­pio, Isgrò mi ha regala­to scatoloni interi di li­bri che altrimenti non avrei potuto permetter­mi. Era il periodo in cui cominciavo a frequen­tare scrittori e poeti. Uno di loro, Elio Fiore, sarebbe stato felicissimo dell’invito del Papa, ma è morto troppo presto. L’altra sera ho ri­petuto il suo nome conversando con Liliana Cavani, che gli è stata amica. Era il mio mo­do di confermare, una volta di più, la verità delle due parole con cui ogni lettera di Fiore immancabilmente si chiudeva: «Elio, vivo».
L’esperienza dell’arte è un’esperienza di vita, la bellezza conduce sempre alla speranza, co­me ha ricordato Benedetto XVI in uno dei pas­saggi più intensi del suo discorso. La bellez­za è la traccia di un inizio, lo stesso inizio del­l’umanità che Michelangelo dipinge sulla vol­ta della Sistina. Quando contempliamo la creazione di Adamo, torniamo per un istante a un’infanzia del mondo che in realtà non ab­biamo conosciuto, e che possiamo intuire so­lamente rievocando la nostra infanzia.
E così ieri mattina, mentre il Papa pronun­ciava le parole esatte e appassionate che de­sideravo ascoltare ( rimanere fedeli all’ « im­mutabile messaggio di salvezza » per acco­gliere la rivelazione che può provenire da o­gni forma d’arte), sono ritornato per qualche minuto il ragazzino che, sdraiato per terra sul pavimento della sua camera, si avventurava in libri grandiosi, di cui solo più tardi avreb­be iniziato a percepire il senso. Un intruso nel regno della bellezza, oggi come allora. In fon­do, ho i miei buoni motivi per essere grato al­le parole.

© Copyright Avvenire, 22 novembre 2009

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Buona domanica a tutti!
Ho appena scoperto che Fernando Camon è uno snob e un presuntuoso:
Noi artisti davanti al Pontefice
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6647&ID_sezione=&sezione=
Alessia

gemma ha detto...

beh..dai alessia..non mi pare così tremendo.Su chi ha rifiutato a priori, come gli artisti israeliani, mi pare che la pensi un pò come noi.
In fondo, me lo sono chiesto anch'io su che base sia stato deciso chi doveva stare in prima fila e chi dietro. E poi..i poveracci dietro le transenne...credevo fossero familiari accompagnatori degli invitati, pensa un pò...Forse bisognava invitare meno gente, selezionando un pò di più in base al reale interesse ad essere lì.
Secondo me sbaglia nel denigrare il saluto a Banfi imputandolo solo alla mediaticità, visto che Banfi tra i presenti è forse uno di quelli che il Papa lo aveva già incontrato, in Spagna, al convegno sulla famiglia, quando lo salutò come nonno del mondo. Il Papa fa poca vita sociale mediatica e probabilmente, rispetto ad altri, lo ha semplicemente riconosciuto. Io stessa guardando la registrazione del video molte facce ho faticato ad attribuirle al nome. Ci sono artisti di cui conosco le opere ma non il viso.
Mi pare invece bella l'idea di altri incontri ma solo per chi è veramente interessato, magari con possibilità di discussione degli artisti tra loro e di esprimere al Papa l'esito di tale discussione, in un vero clima di scambio.
Non si lamentino gli artisti, in fondo qualche privilegio lo hanno avuto. Quando andiamo a Roma anche noi ci paghiamo l'albergo, e anche il ristorante o il panino. E se non iniziamo a far la fila di prima mattina, finiamo all'obelisco. La Sistina? Se tutto va bene, file interminabili per un tempo di permanenza brevissimo. D'accordo, loro sono artisti, ci mettono l'estro e il genio, ma noi ci mettiamo il cuore e molti la fede. Il Papa lo vediamo col binocolo, all'Angelus, e non ci lamentiamo. In certe occasioni l'importante è esserci volendo essere lì

sam ha detto...

Personalmente capisco il gesto spontaneo del Pontefice con l'attore di cui ricordava con simpatia la definizione ricevuta in Spagna di "nonno del mondo".
Invece non capisco proprio come Banfi oggi abbia potuto sfruttare tutto questo nella trasmissione "A Sua Immagine" sfruttando tutto il tempo, molto, a sua disposizione non per dare risalto ai contenuti del Santo Padre, ma solo per tessere in maniera davvero imbarazzante la propria autocelebrazione.