sabato 14 novembre 2009

Mons. Monari: «Il Papa a Brescia ha dato e ricevuto gioia» (Tedeschi)


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Monari: «Il Papa a Brescia ha dato e ricevuto gioia»

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Massimo Tedeschi

«Abbiamo provato la gioia dell'incontro col Papa. Speriamo di aver fatto capire al Papa la gioia di averlo con noi».

Brescia è riuscita a comunicare questo messaggio? Il vescovo, in cuor suo, non ha dubbi: «Volevamo far sentire l'affetto al Papa e l'affetto c'era, ed era caloroso. Sono riusciti a trasmetterlo i bambini, i malati, i volontari e, in fondo, tutti noi che eravamo lì».
Il vescovo è la persona che è stata più vicina al Papa nella sua giornata bresciana: «Credo - dice - che sia andato via contento, con la serenità nel cuore, con la gioia di aver incontrato Brescia».
Di ritorno dall'assemblea della Cei ad Assisi, alla vigilia del consiglio pastorale di oggi, e poi del consiglio presbiterale che tireranno le somme della visita papale, il vescovo mons. Luciano Monari ha fatto ieri un proprio bilancio della lunga giornata di domenica. Un bilancio fatto anche di sentimenti personali: «La visita - confessa - mi ha lasciato un senso di familiarità inconsueto. Aver condiviso lunghi momenti con il Papa mi ha fatto sentire una comunione personale». Il vescovo evoca, da parte del Papa, «frasi di stupore per la presenza delle persone, dei bambini, anche sotto l'acqua. Se il Papa ha gioito dell'incontro è stato per la presenza di tante persone». Da qui il «grazie» convinto del vescovo a «tutti i bresciani» perchè «tutti hanno permesso che tutto andasse liscio e facile». La diocesi pronuncerà il suo «grazie» ai volontari in un incontro al PalaBrescia il 9 dicembre, mentre il pellegrinaggio a Roma per ringraziare il Papa si svolgerà a maggio.
IL VESCOVO traccia un ritratto umanissimo di Benedetto XVI «visto da vicino»: «Il Papa - spiega - ha una sensibilità molto delicata, non urla, non fa gesti impressionanti, però capisce ed ha la delicatezza di sentimenti pudichi: sentimenti che si sentono dentro e lo portano a sorridere, a tendere la mano, ad ascoltare. È una sensibilità che dà serenità, fiducia, pace».
Monari interpreta poi il «silenzio» di Benedetto XVI circa la causa di beatificazione di Paolo VI. Ratzinger poteva sbilanciarsi di più? La risposta di Monari è «no»: «Il Papa ha parlato molto di Paolo VI, l'ha ricordato sempre con le sue parole. È emerso che Benedetto XVI ha una grande riconoscenza verso Paolo VI, lo considera un Papa straordinario per l'apertura alla cultura contemporanea e la fedeltà senza riserve alla tradizione cattolica». Nonostante questo «una spinta alla beatificazione non c'è stata». Ma secondo Monari Benedetto XVI «non ne poteva parlare. Il Papa è il Papa». Cioè non può auspicare una cosa che, in definitiva, dipende solo da lui. «Ma in lui c'è un rispetto grande per la responsabilità delle persone, in questo caso per la Congregazione dei santi che fa il suo lavoro secondo un suo iter preciso. By-passare queste cose non è nello stile di Benedetto XVI».
Un messaggio centrale che Benedetto XVI affida a Brescia riguarda, secondo Monari, il ruolo della Chiesa, il cui compito è «immettere Gesù Cristo nella Storia perchè gli uomini nella Storia abbiano una capacità di amore più grande. La ricerca di risposte ai problemi è un cammino che richiede il massimo di lucidità e coerenza. Ma in questo cammino la Chiesa è chiamata prima di tutto a dare motivi di speranza. È questa la strada più feconda rispetto al cammino dell'uomo perchè lo esalta, gli dà motivazioni più profonde, gli dà coraggio».
Anche la scarsità di riferimenti al Concilio non è sfuggita al vescovo. Che però ricorda che il tema del discorso all'Istituto Paolo VI, l'educazione, chiamava in causa fatalmente i discorsi di Montini assistente della Fuci, «dunque pre-Concilio», e quelli sull'emergenza educativa. Ma c'è di più. «La linea di Benedetto XVI è quella dell'interpretazione del Concilio come continuità rispetto alla storia della Chiesa. Su questo punto ci sono due scuole di pensiero: quella di Alberigo, insiste sulla rottura. Paolo VI era per la continuità e il suo sforzo per cercare il massimo di consenso dei vescovi sui documenti conciliari, anche con compromessi, andò in questa direzione».
Infine: a quale frase consegnare il sugo di questa visita? Monari una sua idea ce l'ha: «È quell'immagine di Paolo VI ripresa da Benedetto, della Chiesa povera, cioè libera». Una frase da cui, obbediente e inquieta, la Chiesa bresciana è chiamata a ripartire.

© Copyright Il Brescia Oggi, 14 novembre 2009 consultabile online anche qui.

Ma..mah...mah...mah!
R.

5 commenti:

sonny ha detto...

Sempre a cercare il pelo nell'uovo, eh??

Anonimo ha detto...

Infine: a quale frase consegnare il sugo di questa visita? Monari una sua idea ce l'ha: «È quell'immagine di Paolo VI ripresa da Benedetto, della Chiesa povera, cioè libera». Una frase da cui, obbediente e inquieta, la Chiesa bresciana è chiamata a ripartire.

chi ci potrà mai salvare dalla onnipossente strumentalizzazione progressista?

Anonimo ha detto...

RAFFAELLA VA A LEGGERE SE PUOI IL COMUNICATO STAMPA DI mONS.mONARI DOPO LA VISITA DEL PAPA A BRESCIA SUL SITO DELLA DIOCESI,DA MORIRE.LI' SI CAPISCE TUTTO.un parroco di campagna.

laura ha detto...

Però le parole del vescovo mi sembrano improntate alla riconoscenza e alla devozione o mi sbaglio?

Buona domenica Raffaella

Anonimo ha detto...

ma si deve sempre cadere sul concilio e sulle beatificazioni?
che noia.