sabato 15 novembre 2008

Il Papa: i bambini malati siano oggetto di rispetto, tenerezza e solidarietà (Radio Vaticana)


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Il Papa alla Conferenza internazionale promossa dalla Pastorale della salute: i bambini malati siano oggetto di rispetto, tenerezza e solidarietà

Nei riguardi di ogni bambino affetto da malattia, specie se grave, si ha il dovere “di offrire il meglio della competenza e dell’umanità”.
E’ l’imperativo che Benedetto XVI ha indicato ai partecipanti alla 23.ma Conferenza internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, ricevuti questa mattina in udienza. Con i piccoli malati, ha detto il Papa, va cercato il giusto equilibrio tra cura senza accanimento, garantita la comunicazione con le famiglie, assicurata la solidarietà quando la malattia di un bambino è figlia di uno dei tanti volti della miseria. Il servizio di Alessandro De Carolis:


Al fanciullo si deve il massimo rispetto”. La frase del poeta latino Giovenale sintetizza con efficacia la responsabilità che un adulto ha verso chi è piccolo, indifeso, non ancora nato, in modo particolare se colpito da una qualche patologia. Benedetto XVI ha citato quella antica massima affermando, con accenti di grande delicatezza, che “la Chiesa non dimentica questi suoi figli più piccoli”. Davanti al Papa, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, era schierata la vasta platea di esperti internazionali, alcuni di fama mondiale, che in questi giorni hanno dibattuto in Vaticano attorno al tema della “Pastorale nella cura dei bambini malati”. Con loro, il Pontefice ha ricordato che lo scenario dell’infanzia in difficoltà, purtroppo diffuso “in vaste regioni della terra”, si sintetizza nel dramma di un numero: quello dei 4 milioni di neonati che ogni anno si affacciano a una vita che per loro non arriva a 26 giorni. I progressi della medicina, ha pure riconosciuto Benedetto XVI, hanno permesso di migliorare le condizioni di molti bimbi ammalati. E tuttavia, ha affermato:

“La ricerca medica si trova talora di fronte a scelte difficili quando si tratta, ad esempio, di raggiungere un giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica per assicurare quei trattamenti adeguati ai reali bisogni dei piccoli pazienti, senza cedere alla tentazione dello sperimentalismo. Non è superfluo ricordare che al centro di ogni intervento medico deve esserci sempre il conseguimento del vero bene del bambino, considerato nella sua dignità di soggetto umano con pieni diritti”.

Fin da prima della nascita, dunque, un bambino che soffre a causa di una malattia - che non di rado comporta per lui trattamenti “particolarmente invasivi” - deve sempre essere assistito “con amore”, avendo cura - ha ammonito il Papa - di “assicurargli una comunicazione costante con i familiari”:

“L’aspetto sanitario e quello umano non vanno mai dissociati, ed ogni struttura assistenziale e sanitaria, soprattutto se animata da genuino spirito cristiano, ha il dovere di offrire il meglio della competenza e dell’umanità. Il malato, in modo speciale il bambino, comprende particolarmente il linguaggio della tenerezza e dell’amore, espresso attraverso un servizio premuroso, paziente e generoso, animato nei credenti dal desiderio di manifestare la stessa predilezione che Gesù nutriva per i piccoli”.

Nel ringraziare i partecipanti alla plenaria per il loro contributo professionale, e aggiungendo un attestato di grande stima per quelle strutture socio-sanitarie cattoliche che portano sollievo ai bambini malati, come ad esempio l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù, Benedetto XVI ha terminato con un appello ad avere il cuore allargato su ogni sofferenza dei più piccoli, specie se provocata da situazioni ambientali particolarmente svantaggiate:

“Penso soprattutto ai piccoli orfani o abbandonati a causa della miseria e della disgregazione familiare; penso ai fanciulli vittime innocenti dell’AIDS o della guerra e dei tanti conflitti armati in atto in diverse parti del mondo; penso all’infanzia che muore a causa della miseria, della siccità e della fame. La Chiesa non dimentica questi suoi figli più piccoli e se, da un lato, plaude alle iniziative delle Nazioni più ricche per migliorare le condizioni del loro sviluppo, dall’altro, avverte con forza il dovere di invitare a prestare un’attenzione maggiore a questi nostri fratelli, perché grazie alla nostra corale solidarietà possano guardare alla vita con fiducia e speranza”.

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