venerdì 9 gennaio 2009

Davanti agli ambasciatori il Papa ribadisce il suo no alla violenza da ogni parte


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Davanti agli ambasciatori il Papa ribadisce il suo no alla violenza da ogni parte

CITTÀ DEL VATICANO

A Gaza «l’opzione militare non è una soluzione» e «la violenza, da qualunque parte essa provenga e qualsiasi forma assuma, va condannata fermamente».
Ricevendo gli ambasciatori di 177 Paesi del mondo il Papa, sulla scia dei suoi accorati appelli degli ultimi giorni, ha ribadito la richiesta del ripristino della «tregua nella striscia di Gaza» e ha chiesto «l’impegno determinante della comunità internazionale» affinché «siano rilanciati i negoziati di pace, rinunciando all’odio, alle provocazioni e all’uso delle armi». Si è inoltre augurato che «in occasione delle scadenze elettorali» nella regione «emergano dirigenti capaci di far avanzare con determinazione» il processo di pace e di «guidare i popoli verso la difficile ma indispensabile riconciliazione».
Il tradizionale incontro con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per gli auguri di inizio d’anno, caduto all’indomani delle polemiche suscitate dal cardinale Renato Martino che ha paragonato Gaza a un campo di concentramento, ha dato occasione a Papa Ratzinger per ribadire la sua posizione sul conflitto in Medioriente, con un discorso molto calibrato che esprime tutta la preoccupazione per un conflitto che oltre ad apparire a volte senza via d’uscita, sta quotidiamente provocando «danni e immense sofferenze alle popolazioni civili». Parole apprezzate anche dall’ambasciatore presso la Santa Sede Mordechai Lewy, che con il Papa ha scambiato saluti e sorrisi e che ha poi spiegato all’Ansa che le relazioni bilaterali sono buone, che il card. Martino non rappresenta la posizione vaticana sul conflitto, e che certo non sa cosa sia un campo di concentramento.
L’ampio discorso papale ha preso le mosse dalle sofferenze patite dal mondo nell’anno appena trascorso a causa di «gravi catastrofi naturali» (Vietnam, Birmania, Cina, Filippine, America Centrale e Caraibi, Colombia e Brasile), ma anche dei «sanguinosi conflitti nazionali e regionali» e di «attentati terroristici» (Afghanistan, India, Pakistan e Algeria).
«Nonostante tanti sforzi la pace così desiderata è ancora lontana», ha commentato Benedetto XVI, esortando a «non scoraggiarci» e «raddoppiare i nostri sforzi per la sicurezza e lo sviluppo». Il cuore del testo ha interessato le conseguenze della crisi economica mondiale sui poveri e sulle nuove povertà, con la richiesta di politiche urgenti contro la fame e per un sistema economico che aiuti i «deboli».

© Copyright Corriere Canadese, 9 gennaio 2009 consultabile online anche qui.

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