lunedì 18 maggio 2009
In Terra Santa c'era posto per tutti, ma i Cristiani sono fuggiti in massa (Ethan Bronner)
Vedi anche:
John L. Allen sulle relazioni fra il Vaticano e gli Usa: “Dai tempi di Bush il rapporto si è rovesciato” (Maggi)
Università, fischi cattolici per Obama (Molinari). Ma il Papa cerca il dialogo (Galeazzi)
Viaggio in Terra Santa, Mons. Camisasca: Le riforme di Benedetto (Sussidiario)
Il rabbino Eckstein: Il viaggio del Papa in Israele è stato un successo. Il mondo ha un disperato bisogno del modello di riconciliazione di Benedetto
Ma che lavoro fa il Papa? Ce lo spiega "Max" (Osservatore Romano)
Benedetto XVI, un Papa politico in Medio Oriente (Le Monde)
L'idea di Terra Santa nella cultura cristiana anteriore a Costantino (Osservatore Romano)
Un resoconto della visita di Benedetto XVI in Terra Santa (Fattorini)
Alle radici dei genocidi europei. Dove e come nasce l'odio (Osservatore Romano)
Il Papa, un rabbino e un imam (Bianchi)
Il Papa: prego per due Stati in Terra Santa (Galeazzi)
Il Papa in Terra Santa: Dietro ogni parola il volto di chi soffre e spera (Zavattaro)
Suor Grazia Loparco: "Il Papa ha dato un bell'esempio di distinzione tra testimonianza religiosa, dimensione politica e dimensione storica" (Sir)
Il Papa in Terra Santa: "È andato oltre" (Pastormerlo)
VIAGGIO IN TERRA SANTA: CINQUE SITI PER RIPERCORRERE UNA SETTIMANA MEMORABILE
Mons. Negri: «Lasciatemi guardare», le parole che rivelano la vera immagine di Papa Ratzinger (Boffi)
Il Papa: in Medio Oriente il dialogo interreligioso promuove la giustizia (Izzo)
Padre Pizzaballa: «Dal Papa una nuova speranza per noi cristiani di Terra Santa. La franchezza con la quale si è pronunciato è stata molto apprezzata»
Il pensiero forte alla Terra Santa e l’appello per la situazione umanitaria in Sri Lanka: nelle parole del Papa al Regina Coeli (Radio Vaticana)
Gioia ed affetto accolgono il Papa a Betlemme (Custodia di Terra Santa)
IL VIAGGIO IN TERRA SANTA: I VIDEO SU BENEDICT XVI.TV
Il Papa: "Questo pellegrinaggio ai Luoghi Santi è stato anche una visita pastorale ai fedeli che vivono là, un servizio all’unità dei cristiani, al dialogo con ebrei e musulmani, e alla costruzione della pace" (Regina Coeli)
Viaggio del Papa in Terra Santa: Una fede che purifica la ragione e rende schietto il dialogo (Mastroianni)
Un Papa di pace tirato per la stola (Valli)
Il Papa in Terra Santa: Sfida vinta a Nazareth (Mondo). Mia riflessione...
Gli arabi conquistati dalla missione di Papa Ratzinger (Battistini)
Il Papa: un regime senza Dio volle la Shoah (Vecchi)
Padre Samir Khalil Samir: Modello Giordania, la via da seguire
L'analisi di Bruno Vespa: Ebrei e Musulmani incontentabili, ma il Papa più di così non poteva fare
DISCORSI, OMELIE E MESSAGGI DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA
PELLEGRINAGGIO DEL SANTO PADRE IN TERRA SANTA (8-15 MAGGIO 2009): LO SPECIALE DEL BLOG
La realtà del Medio Oriente
In Terra Santa c'era posto per tutti, ma i cristiani sono fuggiti in massa
di Ethan Bronner
I cristiani costituivano una forza vitale del Medio Oriente. Dominavano il Libano e occupavano posti chiave del movimento palestinese.
In Egitto, avevano un'importanza che andava oltre il loro numero. In Iraq, controllavano le università e le professioni. Attraverso tutta le regione costituivano un legame vitale con l'Occidente, un contrappeso alle tendenze prevalenti.
Ma questa settimana, percorrendo la sua strada in Terra Santa, papa Benedetto XVI si ritrova a parlare a una popolazione cristiana minacciata, in fuga, spinta all'emigrazione dalla violenza politica, dalla mancanza di prospettive economiche e dal sorgere del radicalismo islamico. Una regione che era cristiana al 20 per cento un secolo fa, oggi lo è solo al 5 per cento, e continua a calare.
Dal momento che è stato qui che Gesù ha camminato e la cristianità è nata, la visita papale segnala un'eventualità che in molti considerano inquietante per la religione più diffusa sulla terra, alla quale aderisce un terzo della popolazione mondiale; e cioé, che i sacri santuari delle sue origini possano diventare reliquie senza alcun legame con la gente che tra loro vive. "Temo la scomparsa del cristianesimo in Iraq e nel Medio Oriente" ha dichiarato il reverendo Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad, in una frase che ha avuto vasta eco nella regione.
Il Papa, in una messa tenuta martedì ai piedi del Monte degli Olivi, ha ricordato "la tragica realtà" della "partenza di tanti membri della comunità cristiana negli ultimi anni".
Poi ha detto: "Sono certo comprensibili le ragioni che hanno indotto molte persone, e soprattutto i giovani, a emigrare. Questa decisione però porta con sé un pesante impoverimento culturale e spirituale della città. Oggi voglio ripetere quel che ho già detto in altre occasioni: in Terra Santa c'è posto per tutti!".
Domenica, in Giordania, il Papa ha rivendicato i meriti dei cristiani nella riconciliazione, sostenendo che la loro presenza in carne ossa ha attenuato il conflitto e che il declino di questa presenza potrebbe portare a un inasprimento degli estremismi.
Quando la mescolanza di credo e di stili di vita viene meno - questo il significato del discorso papale - cresce l'ortodossia, come anche l'uniformità dell'orizzonte culturale in una regione dove la tolleranza non è tra le virtù più apprezzate.
Un operatore umanitario internazionale siriano ha raccontato: "Quando altri arabi scoprono che sono cristiano, in molti restano scioccati che si possa essere arabi e cristiani". L'operatore ha chiesto di mantenere l'anonimato per non richiamare l'attenzione sulla propria fede. Il Medio Oriente adesso è, ovviamente, in grandissima parte musulmano. Con l'eccezione di Israele, con i suoi sei milioni di ebrei, non c'è paese dove l'Islam non prevalga. Inclusi Libano, dove i cristiani costituiscono adesso un quarto della popolazione, e le nazioni non-arabe di Iran e Turchia. I cristiani del posto si ritrovano con l'alternativa di cogliere l'allarme o di restare zitti, non sapendo se richiamare l'attenzione possa alleviare la situazione o aggravarla, forzando ad andarsene quelli che sono rimasti.
Con l'Islam che spinge sul nazionalismo come forza centrale alla base della politiche identitarie, i cristiani che giocavano un ruolo importante nelle varie dispute politiche si sono trovati tagliati fuori.
E dato che la cultura islamica, specialmente nelle sue correnti più radicali, spesso si dichiara in contrasto con l'Occidente, la cristianità è stata spesso relegata al rango di cultura "nemica" o, per lo meno, "straniera". "Fin quando non ci sarà una svolta secolare nel mondo arabo, non credo ci sia un futuro per i cristiani qui" sostiene Sarkis Naoum, opinionista cristiano del quotidiano libanese Al Nahar.
Proprio mentre alcuni oppositori del presidente Obama cercavano di squalificarlo dicendo che era musulmano, in Turchia lo stesso accadeva al presidente Abdullah Gul che veniva accusato di avere origini cristiane. Lo scorso dicembre, Gul ha vinto una causa intentata contro un parlamentare che sosteneva quella accusa. Un secolo fa c'erano milioni di cristiani in quella che è oggi la Turchia; adesso sono 150 mila. C'è una casa in Turchia dove si crede che la Vergine Maria abbia passato gli ultimi giorni della sua vita, eppure nel Parlamento o nelle forze armate nazionali non c'è alcun membro cristiano, a eccezione di reclute in servizio di leva.
La violenza contro i cristiani è cresciuta. Tra i palestinesi, l'Islam sta giocando un ruolo senza precedenti nel definirne l'identità, specialmente a Gaza, governata da Hamas. L'arrivo di Benedetto XVI a Gerusalemme, lunedì, ha spinto un esponente radicale del governo di Gaza a esortare i governi arabi a non dare il benvenuto al Papa a causa della lezione da lui tenuta nel 2006 in relazione al Profeta. La ledership palestinese della sponda occidentale, più secolare, tenta invece di includere i cristiani per allontanare i sentimenti separatisti e arrestare il calo della popolazione. E' stata una battaglia persa. Nel 1948, Gerusalemme era per un quinto cristiana. Oggi lo è al due per cento.
Rafiq Husseini, capo di stato maggiore del presidente Mahmoud Abbas, dice dell'esodo dei cristiani: "Sarebbe veramente una cosa negativa se continuasse. Il nostro compito, dal presidente in giù, è quello di mantenere la presenza dei cristiani viva e in buona salute". A Betlemme, dove la Chiesa della Natività
segna il luogo dove si dice sia nato Gesù Cristo, i cristiani costituiscono forse un terzo della popolazione, dopo secoli in cui erano l'80 per cento.
L'emigrazione è la prima scelta di chiunque abbia l'opportunità di partire, ed esistono vaste comunità di
cristiani in Occidente in grado di accogliere questa gente. "Economia, economia, economia" dice Fayez Khano, 63 anni, membro della comunità assira, spiegando le ragioni del continuo esodo mentre intaglia statuine d'olivo nel negozio di proprietà familiare in via Manger. I tre figli del signor Khano, ormai adulti, vivono tutti a Dublino, e visto che gli affari vanno a rilento lui e sua moglie dovrebbero raggiungerli tra sei mesi.
Lo stesso accade in Iraq. Degli 1,4 milioni di cristiani presenti ai tempi dell'invasione americana, nel 2003, quasi la metà è fuggita; il dato è fornito dai rapporti per il governo Usa e dalle comunità cristiane locali. Molti cristiani vennero attaccati nelle fasi iniziali della guerra perché lavoravano con gli americani, ma l'esodo ha acquistato forza quando i cristiani divennero uno dei bersagli nella guerra di sette esplosa nel paese. Le chiese subirono attacchi dinamitardi, e tanto i preti quanto i loro fedeli venivano assassinati. Nel marzo del 2008, un arcivescovo è stato rapito e ucciso nella zona della città settentrionale di Mosul.
In Egitto, dove il dieci per cento della popolazione è cristiana copta, il mondo religioso è passato da
un atteggiamento che veniva definito come "il moderato islam egiziano" a uno assai meno tollerante che si rifà all'islamismo saudita. In Arabia Saudita, le chiese sono illegali. Nel resto della regione del Golfo, i cristiani sono lavoratori stranieri privi della possibilità di avere un giorno la cittadinanza.
Tratto da The New York Times
Traduzione di Ethan Bronner
© Copyright L'Occidentale, 18 maggio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Raffa, questo devi proprio leggerlo!
Considerazioni finali (ma non troppo) sul viaggio del Papa in Terra Santa di Giorgio Israel su l'Occidentale.
Secondo te a chi si riferisce questo riferimento:
...Ho letto in un frequentato blog cattolico un riferimento nei miei confronti che esprimeva sorpresa per il fatto che una persona che in varie occasioni (come la mancata visita del Papa all’università La Sapienza) aveva difeso il Papa e mostrato simpatia per le sue posizioni potesse avanzare riserve ...
Alessia
Ciao Alessia, se il professor Israel si riferisce alle critiche al suo articolo di qualche giorno fa per l'Occidentale, di certo non sta parlando di questo blog perche' l'intervento e' stato solo segnalato come link all'interno di un commento di Missionline :-)
R.
finchè non non ci sarà più rispetto per il papa sarebbe il caso di non insistere su dialoghi interreligiosi con caratteristiche di monologo.
Posta un commento