giovedì 6 agosto 2009

Benedetto XVI: «Contro il relativismo, come nel 1789» (Guglielmo Malagodi)


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Benedetto XVI: «Contro il relativismo, come nel 1789»

di Guglielmo Malagodi

[06 agosto 2009]

Nuovo attacco alla modernità di Benedetto XVI: «All'epoca attuale si registra una sorta di "dittatura del relativismo"».
Il Pontefice lo ha denunciato ieri nel discorso all'Udienza Generale, che si è tenuta a Castelgandolfo.
Per il Papa, «il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l'essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo».
La catechesi di ieri è stata incentrata sulla figura di san Giovanni Maria Vianney.
«Nella Francia postrivoluzionaria che sperimentava una sorta di "dittatura del razionalismo"volta a cancellare la presenza stessa dei sacerdoti e della Chiesa nella societa», egli «visse prima un'eroica clandestinità percorrendo chilometri nella notte per partecipare alla Santa Messa. E da sacerdote si contraddistinse per una feconda creatività pastorale, atta a mostrare che il razionalismo, allora imperante, era in realtà distante dal soddisfare gli autentici bisogni dell'uomo e quindi, in definitiva, non vivibile».
«Le sfide della società odierna - ha continuato Benedetto XVI - non sono meno impegnative, anzi forse, si sono fatte più complesse. Se allora c'era la "dittatura del razionalismo", all'epoca attuale si registra in molti ambienti una sorta di "dittatura del relativismo".
Entrambe appaiono risposte inadeguate alla giusta domanda dell'uomo di usare a pieno della propria ragione come elemento distintivo e costitutivo della propria identità. Il razionalismo fu inadeguato perché non tenne conto dei limiti umani e pretese di elevare la sola ragione a misura di tutte le cose; il relativismo contemporaneo mortifica la ragione, perché di fatto arriva ad affermare che l'essere umano non può conoscere nulla con certezza al di là del campo scientifico positivo. Oggi però, come allora, l'uomo "mendicante di significato e compimento" va alla continua ricerca di risposte esaustive alle domande di fondo che non cessa di porsi ». Il Papa ha poi spiegato che proprio a questa sete di verità, che arde nel cuore di ogni uomo, i Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II vollero rispondere quando affermarono che spetta ai sacerdoti, quali educatori della fede, formare «un'autentica comunità cristiana» capace di aprire «a tutti gli uomini la strada che conduce a Cristo» e di esercitare «una vera azione materna» nei loro confronti, indicando o agevolando a che non crede «il cammino che porta a Cristo e alla sua Chiesa».
«L'insegnamento che a questo proposito continua a trasmetterci il Santo Curato d'Ars - ha concluso - è che, alla base di tale impegno pastorale, il sacerdote deve porre un'intima unione personale con Cristo, da coltivare e accrescere giorno dopo giorno. Solo così potrà toccare i cuori della gente ed aprirli all'Amore Misericordioso; solo così potrà infondere entusiasmo e vitalità spirituale alle comunità che il Signore gli affida. Preghiamo perché Dio faccia dono alla sua Chiesa di santi sacerdoti e cresca nei fedeli il desiderio di sostenere e coadiuvare il loro ministero».

© Copyright Liberal, 6 agosto 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Antonio Fais ha detto...

Mirabile come sempre l'intervento del Santo Padre...ah! se solo l'avessero eletto quarant'anni fa! Oggi la situazione è infinitamente più grave... perché le mura della cittadella della Fede non son state demolite da nemici esterni ma dall'empietà di vescovi e sacerdoti. Tayllerand in confronto a questi sarebbe stato un buon vescovo! Ahimé i Papi in questi ultimi quarant'anni sembrano siano stati più dei Luigi XVI che dei Napoleone!