mercoledì 12 agosto 2009
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IL LEGAME. Il giovane Ratzinger e monsignor Montini si incontrarono la prima volta durante il Vaticano II. Poi le due «carriere parallele» ai vertici della Chiesa
Il Papa e il teologo in contatto dal Concilio
Giovanni Battista Montini era nato nel 1897, Joseph Ratzinger è nato nel 1927.
Li separavano trent’anni d’età, eppure i due Papi si sono conosciuti e incontrati in più occasioni durante la loro vita. Lo ricorda don Angelo Bonetti, studioso montiniano, sull’ultimo numero della Voce del popolo.
Ratzinger non non ha studiato nè insegnato a Roma, dove invece Montini ha trascorso gran parte della sua vita, e questo ha diradato le possibilità di contatto.
Il loro primo incontro, rievocato da Ratzinger nella sua autobiografia, risale al periodo del Concilio Vaticano II, e si deve a una riunione a Santa Maria dell’Anima convocata dall’arcivescovo di Colonia, il cardinale Josef Frings, di cui il giovane Ratzinger era consulente teologico, e a cui intervenne anche monsignor Montini.
A lui Ratzinger assegna il ruolo di «regista» del Concilio.
Fu lo stesso Montini, ormai papa Paolo VI, a nominare Ratzinger arcivescovo di Monaco e Frisinga il 24 marzo 1977, e a crearlo cardinale il 27 giugno seguente, nel Concistoro che impose la berretta cardinalizia ad altri quattro prelati.
In quella circostanza Papa Montini affermò che «l’alto magistero teologico in prestigiose cattedre universitarie della Germania e in numerose e valide pubblicazioni» di Ratzinger «ha fatto vedere come la ricerca teologica, nella via maestra della ’fides quaerens intellectum’, non possa e non debba mai andare disgiunta dalla profonda, libera, creatrice adesione al magistero che autenticamente interpreta e proclama la Parola di Dio».
UN ALTRO INCONTRO ufficiale fra loro avvenne il 13 ottobre del 1977, quando l’arcivescovo di Monaco presentò a Montini i vescovi della Baviera in occasione della visita «ad limina» in Vaticano.
In quella circostanza Paolo VI tenne un lungo discorso in latino, e Ratzinger gli rispose con un discorso pronunciato nella medesima lingua. Paolo VI morì il 6 agosto 1978. Il 19 aprile 2005 Ratzinger diventava suo successore sul soglio di Pietro.
M.TE.
© Copyright Brescia Oggi, 11 agosto 2009
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3 commenti:
A distanza di tempo la figura di Paolo VI emerge per la sua nobile grandezza.Non ho mai condiviso la sua decisione di abbandonare la Messa di sempre del Rito Romano che ritengo un errore gravissimo... tuttavia dobbiamo riconoscere che è stato un gran Papa.
A lui è applicabile il giudizio che Giulio Cesare Cordara dette di Lorenzo Ricci,ultimo Generale dei Gesuiti:Io avrei giudicato Ricci la guida migliore,in un mare calmo e tranquillo.Ma a causa della sua natura gentile,io penso che egli non era equipaggiato per virare il timone in mezzo alle onde della tempesta.
Il Cordara, forse unico tra i Gesuiti,provava compassione e una pena immensa per Clemente XIV...
Questo è essere cattolici!
Essere Papa significa portare...la Corona di Spine... come Gesù!
e dagli co sta Messa di sempre!!!!! Sempre, quando? Dal cencolo?? Non mi pare
Il messale di Paolo VI - testi alla mano - non è esattamente in discontinuità con il precedente, e attua le indicazioni conciliari. E' vero che l'attuazione della 'riforma liturgica' ha sfondato sulla lingua tutta in volgare, rispetto alle indicazioni della Sacrosanctum Concilium. Qualche diocesi ha mantenuto nel tempo la primissima attuazione della riforma che contemplava (mai proibite, anzi raccomandate) anche le parti in latino: ed è stata cosa saggia. Ma anche in altre diocesi - quelle guidate da saggi vescovi - io non ho mai visto abusi intollerabili.
Da noi la messa 'De Angelis' si è sempre cantata...ma la gente se ne è andata ugualmente. Credete: il problema è più complesso.
Paolo VI è un grabde papa perché è grande, non per le ri-scoperte di oggi. Comunque meglio tardi che mai.
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