lunedì 24 agosto 2009

Volete andarvene? Le parole del Papa e un ricordo di La Pira (Zavattaro)


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BENEDETTO XVI - Volete andarvene?

Le parole del Papa e un ricordo di La Pira

Fabio Zavattaro

Riflettendo sulle parole pronunciate, a Castelgandolfo, da Papa Benedetto all’Angelus, c’è un episodio che torna alla mente e che ci riporta indietro di cinquant’anni, all’agosto del 1959.
Giorgio La Pira, il sindaco – chiamato santo – di Firenze, intraprende il suo viaggio al di là della “cortina di ferro”: Mosca e Kiev le tappe principali della visita. È il primo politico cattolico invitato ufficialmente dal regime a visitare l’Unione Sovietica. Ad accompagnare La Pira, la preghiera delle monache di clausura, un “ponte mariano di orazione” come lo chiama. Consapevole dell’umana fragilità, ma fiducioso della potenza dello Spirito Santo – sono le parole di Papa Benedetto di domenica all’Angelus – La Pira si presenta davanti ai rappresentanti del Soviet Supremo al Cremlino e dice: “io non sono un sognatore, un illuso; sono un credente, cioè uno che cerca di poggiare tutta la sua azione (come casa sopra la roccia) sopra una ‘ipotesi di lavoro’; questa ‘ipotesi di lavoro’ è costituita dalla resurrezione di Cristo e dall’assunzione di Maria, ambedue – in un certo senso – causa insieme efficiente e finale della storia del mondo”. In La Pira vi era la convinzione che solo una adesione piena e costante alla Parola e a Cristo è la condizione “naturale” del credente. È proprio alla luce di questa convinzione, di questa piena adesione che La Pira varca la porta del Cremlino e dice ai politici sovietici che “la più potente forza storica, che muove i popoli e le nazioni, che finalizza la storia intera, è l’orazione”. E ancora: “i popoli battezzati sono come gli uccelli e come i pesci che tornano sempre, anche da molto lontano, ai loro nidi […] così i vostri popoli: si ricorderanno (anzi sono già in via di ricordarsi) delle bellezze, della pace, della gioia della casa natale (la casa mistica del battesimo e della preghiera) e torneranno ad essa”. Quanta audacia profetica in queste parole e nel rivolgersi direttamente e con questi termini agli uomini del potere laico dei Soviet. Tornano dunque alla mente il viaggio a Mosca e le parole che Giorgio La Pira ha pronunciato nell’agosto di cinquanta anni fa, ascoltando la riflessione di Benedetto XVI, il suo invito a seguire, in pienezza di verità e di vita, il Cristo. Ascoltando, ancora, la domanda che Gesù pone ai suoi discepoli, interrogativo che è valido oggi come ieri e che è rivolto a tutti i credenti: “volete andarvene anche voi?”.
Benedetto XVI ricorda il racconto che il quarto evangelista fa a proposito della espressione usata da Gesù, che si presenta come il pane della vita disceso dal cielo: “se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che darò è la mia carne per la vita del mondo”. La reazione della gente, anche dei discepoli, è che si tratta di una parola “dura”. “Chi può ascoltarla? E da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui”. Gesù non attenua le sue affermazioni, ma mette alla prova i dodici chiedendo loro: volete andarvene anche voi? Provocatoria domanda, dice il Papa all’Angelus; “non è diretta soltanto agli ascoltatori di allora, ma raggiunge i credenti e gli uomini di ogni epoca. Anche oggi, non pochi restano scandalizzati davanti al paradosso della fede cristiana”. L’insegnamento di Gesù, afferma ancora Benedetto XVI, sembra duro “troppo difficile da accogliere e da mettere in pratica”. Inquietante provocazione quel “volete andarvene anche voi”, che “risuona nel cuore e attende da ciascuno una risposta personale”. Che cosa succede? C’è chi rifiuta le affermazioni di Cristo è lo abbandona; c’è invece chi si costruisce una fede adattando le parole alle mode dei tempi, “snaturandone il senso e il valore”. Quante volte ci troviamo di fronte a scelte tiepide o a un modo di vivere la fede mediato dal nostro piacere e dalla volontà di essere accettati dagli altri. Risposte diverse di fronte ad una parola che chiede di essere accolta e annunciata, nella sua interezza. Come fa La Pira che rivolgendosi ai componenti del parlamento sovietico dice: in questo momento ci sono centinaia di suore di clausura che stanno pregando per voi e per me. “La preghiera è, dunque, una immensa forza soprannaturale dalla quale dipende il destino intero dei popoli”. “Gesù infatti non si accontenta di un’appartenenza superficiale e formale, non gli è sufficiente una prima ed entusiastica adesione; occorre, al contrario, prendere parte per tutta la vita al suo pensare e al suo volere. Seguirlo riempie il cuore di gioia e dà senso pieno alla nostra esistenza, ma comporta difficoltà e rinunce perché molto spesso si deve andare controcorrente”. Il messaggio di questa domenica di agosto è proprio in quella domanda – "Volete andarvene anche voi?" – e nella risposta che Pietro da a nome dei dodici: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio". Fiducia e totale abbandono, dunque. “La fede – ricorda ancora il Papa – è dono di Dio all’uomo ed é, al tempo stesso, libero e totale affidamento dell’uomo a Dio; la fede è docile ascolto della parola del Signore, che è lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino”. È proprio perché ha accolto la Parola come lampada e luce che La Pira può dire che la preghiera è “una immensa forza soprannaturale dalla quale dipende il destino intero dei popoli […] È la calamita universale che attrae a sé tutti i secoli, tutti i popoli, tutte le città, tutte le nazioni, tutte le civiltà, tutta la storia degli uomini, sino alla consumazione dei secoli”. Siamo nell’anno dedicato ai sacerdoti; così il Papa ricorda una frase di Giovanni Maria Vianney: “Se apriamo con fiducia il cuore a Cristo, se ci lasciamo conquistare da Lui, possiamo sperimentare anche noi, insieme al santo Curato d’Ars, che la nostra sola felicità su questa terra è amare Dio e sapere che lui ci ama".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per l'articolo. Zavattaro è sempre un ottimo giornalista.