lunedì 24 agosto 2009
Mons. Ballin (Kuwait): perchè Benedetto guarda all'Asia (Missionline)
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Riceviamo e con grandissimo piacere pubblichiamo:
Missione ad gentes
Vescovo del Kuwait: perchè Benedetto guarda all'Asia
Intervista a mons. Ballin, da anni nel Golfo: in questo Continente la Chiesa e' piu' stabile che altrove. Ecco i nodi della missione da affrontare
Studioso di islam, con un quarantennio di esperienza missionaria in Africa, monsignor Camillo Ballin, comboniano, rappresenta un punto di osservazione interessante per discutere e analizzare l’attenzione rinnovata di Benedetto XVI al tema della missione, argomento dell’incontro accademico con i suoi.
Da 4 anni Ballin, comboniano, è amministratore apostolico di Kuwait City; è membro del Comitato promotore della Fondazione Oasis guidata dal patriarca di Venezia Angelo Scola. Ha scritto diversi saggi sull’islam, materia che ha insegnato per lunghi anni al Cairo.
Come mai, secondo lei, il Papa propone per il suo incontro con gli ex allievi il tema della missione? C'è un'esigenza di riaffermare alcune cose su questa dimensione della Chiesa?
Credo che il Papa abbia scelto questo tema per vari motivi. Cerco solo di intuirli perche’ ovviamente non conosco le sue intenzioni. In ottobre ci sara’ il Sinodo sull’Africa e quindi trovo normale e saggio che il Papa voglia approfondire l’aspetto della missione. La quale ha dei problemi. Ne elenco alcuni. Anzitutto, il rapporto tra Chiese locali e missionari stranieri. Le Chiese locali si sviluppano sempre di piu’ e i missionari stranieri diminuiscono di molto e quasi precipitosamente. I missionari portano una visione universale della Chiesa e la loro presenza e’ quindi preziosa. Se una Chiesa locale rimane solo locale, rischia di chiudersi in se stessa e diventare senza vita, asfissiata. C’e’ poi anche il problema economico. I missionari stranieri hanno normalmente delle possibilita’ di aiutare economicamente attraverso amici e benefattori dei loro paesi di origine. Cosa che non hanno i preti locali. C’e’ pure un altro aspetto che si presenta nuovo nella missione, e cioe’ il numero sempre maggiore di giovani africani, locali, che entrano nelle Congregazioni missionarie internazionali: come e’ il loro rapporto con tali Congregazioni, con la loro Chiesa locale? Qual’e’ il motivo vero per cui entrano in tali Congregazioni? Infine, c’e’ il problema della costanza nel servizio sacerdotale. Questo preoccupa molto di piu’ l’Europa che l’Africa ma esiste anche in Africa.
Questa attenzione alla “missione” ad ex etra, può essere intesa come una "svolta" nell'itinerario di un pontificato che ad alcuni è sembrato "eurocentrico", a volte troppo "occidentale"?
Papa Benedetto XVI e’ giustamente preoccupato per l’Europa e non a caso, ne sono convinto, ha scelto di chiamarsi con il nome del protettore dell’Europa, San Benedetto. E’ davanti agli occhi di tutti che l’Europa ha voluto ufficialmente rifiutare di riconoscere le proprie origini cristiane. In questo modo l’Europa uscira’ dalla storia! Sara’ un’altra cosa, non piu’ Europa. Quindi, il fatto che il Papa Benedetto si sia interessato molto dell’Europa e’ profondamente comprensibile e giustificato. Tuttavia, lui ha una visione universale della Chiesa e non si deve accusarlo di essere stato “eurocentrico”. Un Papa non puo’ sottolineare nello stesso tempo tutti gli aspetti della Chiesa, rischierebbe di dire tanto e di non fare niente. Papa Benedetto sa come camminare e i suoi passi sono molto concreti e fermi. E’ una guida umanissima e sicurissima e non si puo’ pretendere da lui che faccia tutto nello stesso tempo, lasciamogli la possibilita’ di affrontare i problemi uno alla volta perche’ solo cosi’ sono affrontati seriamente.
Personalmente, cosa si aspetta dalla riflessione che avrà luogo a Castelgandolfo?
Credo che il Papa voglia approfondire il tema della teologia della missione. Prima di affrontare il Sinodo sull’Africa, forse vuole chiarire ancora di piu’ i fondamente teologici della missione in modo che i problemi concreti che vengono dalla missione siano inquadrati nella cornice teologica giusta. Da una seria teologia verranno applicazioni concrete giuste.
Con ogni probabilità nel 2010 o 2011 il Papa visiterà il Vietnam: si può pensare ad una "nuova apertura" della Chiesa all'Asia?
Giovanni Paolo II aveva dichiarato che il terzo millennio e’ il millennio dell’Asia. Quindi, trovo normalissimo che il Papa Benedetto segua questa linea, cioe’ vada in Asia. Sono in missione esattamente da 40 anni e solo da 4 anni mi trovo a contatto con il mondo asiatico, ma mi sono convinto che il Papa Giovanni Paolo II aveva ragione. Ovviamente, non si deve sottovalutare il grande apporto dell’Africa e dell’America latina, ma in Asia la Chiesa ha caratteristiche di stabilita’ che sono meno chiare in Africa e in America latina. Tuttavia, l’Africa nella quale ho vissuto io (Sudan) ha l’aspetto molto positivo del coraggio e della forza di andare avanti nonostante tante persecuzioni. L’Europa e’ il futuro dell’Islam!
http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=1516
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