mercoledì 14 ottobre 2009

A novembre il Papa alla sede della Fao in occasione del Vertice sulla sicurezza alimentare (Radio Vaticana)


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A novembre il Papa alla sede della Fao in occasione del Vertice sulla sicurezza alimentare

Annunciata stamani dalla Sala stampa vaticana la prossima visita di Benedetto XVI alla Fao di Roma, il 16 novembre mattina, in occasione dell’apertura del Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare, nell’ambito della 36.ma Conferenza generale dell’Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, che proseguirà i suoi lavori fino al 23 novembre. A precedere questo importante appuntamento, la Fao ha organizzato un Forum ad alto livello, riunendo 300 esperti di tutto il mondo intorno all’interrogativo “Come nutrire il mondo nel 2050? L’incontro in due giornate è stato aperto ieri dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che ha ipotecato il futuro dell’umanità alla capacità di rispondere ai suoi bisogni alimentari. Il servizio di Roberta Gisotti:

Da qui al 2050, la popolazione sulla Terra crescerà da 6,7 miliardi attuali a 9,1 miliardi. Per sfamare tutta queste persone - ha ammonito Diouf - “non ci sarà altra scelta che aumentare la produttività agricola”. Di questo parliamo con il dott. Alberto Zezza, economista della Fao.

D. - Secondo le vostre stime, incremento demografico, crescita del reddito, urbanizzazione porteranno ad una richiesta doppia di cibo da qui alla metà del secolo. Ma a che punto siamo oggi nella lotta contro la fame nel mondo?

R. - Purtroppo, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una stagnazione, a un rallentamento nei processi di riduzione della povertà e dell’insicurezza alimentare a livello mondiale, e questo si è aggravato soprattutto negli ultimi due anni, dapprima in seguito alla crisi dei prezzi degli alimenti, poi all’attuale crisi economica globale. Tuttavia, ci sono anche motivi di speranza ci sono molti Paesi anche grandi, e in diverse regioni, che registrano progressi notevoli nella riduzione della fame e dell’insicurezza alimentare. In particolare, lì dove si è investito in agricoltura e in interventi diretti a favore dei ceti più poveri - come in Brasile o in Thailandia o in Ghana - i progressi sono stati anche rapidi e notevoli.

D. - La Fao stima siano necessari 83 miliardi di dollari netti di investimenti l'anno nel settore agricolo, ma oggi - nonostante la gravissima crisi finanziaria globale dello scorso anno - vediamo in ripresa l’economia virtuale piuttosto che quella reale. Chi metterà i soldi sul piatto in questa partita per il futuro dell’umanità?

R. - Fortunatamente, il clima per gli investimenti in agricoltura sembra finalmente essere cambiato. I soldi, soprattutto dell’aiuto pubblico all’agricoltura, sono andati declinando costantemente negli ultimi 15-20 anni, ma negli ultimi due anni, anche sotto la spinta della crisi dei prezzi alimentari, finalmente le cose hanno iniziato a cambiare e i governi hanno preso atto dell’urgenza di investire in agricoltura. Vediamo come - per esempio - sia il presidente Usa, Obama, che la Banca Mondiale, o i donatori di organizzazioni come l’Ifad abbiano ripreso ad investire nell’agricoltura, considerata come l’ultima strada per ottenere progressi rapidi contro la fame e per la riduzione della povertà. Gli 83 milioni di dollari di cui si parla nel Rapporto, comunque, non includono soltanto investimenti del settore pubblico ma anche gli investimenti del settore privato. E’ importante sottolineare anche come per attirare gli investimenti del settore privato siano necessari a monte degli investimenti infrastrutturali o in altri beni pubblici da parte del settore pubblico che facciano poi da "volano" per gli investimenti del settore privato.

D. - Da questo prossimo Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare si spera una consapevolezza maggiore e forse anche una volontà politica che segua alle parole...

R. - Senz’altro. Bisogna richiamare di nuovo l’attenzione delle più alte cariche politiche e dell’opinione pubblica l’urgenza di questi problemi. Anche il fatto che ci siano così tante esperienze positive - dove la volontà politica ha fatto seguire alle parole anche risorse destinate all’agricoltura e ad interventi mirati per la nutrizione e per la sicurezza alimentare - fa capire che ha senso impegnarsi in questa lotta e che non è una lotta persa in partenza.

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