martedì 10 novembre 2009

Il Papa a Brescia: «Incontrare Cristo esperienza liberante». Tadini, il volto di un mondo fraterno (Rosoli)


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«Incontrare Cristo esperienza liberante»

DAL NOSTRO INVIATO A CONCESIO (BRESCIA)

LORENZO ROSOLI

Benedetto XVI rilancia la sfida dell’«emergenza educativa» e addi­ta in Paolo VI il «maestro di vita e co­raggioso testimone» che ha saputo illumi­nare il cammino delle nuove generazioni indi­cando loro «la strada dell’incontro con Cristo come esperienza edu­cativa liberante e unica, vera risposta ai desideri e alle aspirazioni dei gio­vani ». Perciò studiare e far conoscere il pensie­ro e l’opera di Montini – afferma il presidente dell’Istituto Paolo VI, Giuseppe Camadini, sa­lutando l’ospite – potrà essere d’aiuto alla Chie­sa e a quanti vogliono dare risposte vere ed ef­ficaci all’emergenza e­ducativa.
Siamo a Concesio, il paese natale di Montini, per l’ultima parte del «pellegrinaggio» di Rat­zinger in terra brescia­na. Il programma pre­vede la visita alla casa di Montini e alla nuova se­de dell’Istituto Paolo VI, il centro internazionale di studi e documentazione promosso dal­l’Opera per l’educazione cristiana di Bre­scia, che dopo trent’anni lascia la città per Concesio. Poi l’inaugurazione del comples­so edificato nel brolo dei Montini e la con­segna del Premio internazionale Paolo VI alla prestigiosa collana di patristica Sources Chrétiennes ; infine la sosta alla parrocchia­le di Sant’Antonino, dove Montini venne battezzato.
Benedetto XVI è atteso alle 16,30. Lungo la strada che da Brescia sale in Val Trompia migliaia di pellegrini; la pioggia e il freddo non li hanno fermati. Concesio sfida il cie­lo plumbeo con i colori delle bandiere, de­gli striscioni, dei grandi ritratti di Montini e di Ratzinger: ma so­prattutto col calore di una comunità che vi­ve con gioia l’arrivo dell’ospite, e con rico­noscenza e senso di responsabilità l’aver dato i natali a un pro­tagonista del ’900. Al­l’ingresso della casa – donata all’Opera per l’educazione cristiana da un cugino di Paolo VI, Vittorio Montini, spentosi nel 1997 – ci sono Camadini e il sin­daco di Concesio, Ste­fano Retali. Camadini accompagna Ratzin­ger di stanza in stan­za, fino alla camera in cui Giuditta Alghisi diede alla luce il futu­ro Papa il 26 settembre 1897. Poi lo conduce nella visita al com­plesso in cui ora han­no sede le attività di documentazione e ri­cerca scientifica dell’I­stituto. L’archivio custodisce nella sola se­zione «montiniana» decine di migliaia di documenti. La biblioteca allinea 33mila vo­lumi, 10mila appartenuti a Montini. Uno spazio espositivo racchiude 250 delle 7.500 opere della collezione di Ar te e spiritualità,
alla cui costituzione diede un impulso de­terminante il segretario particolare di Mon­tini, Pasquale Macchi: opere di autori del nostro tempo come Matisse, Chagall, Rouault, Manzù, Picasso, Dalí, Magritte, Morandi, Fontana, Hartung. E Jean Guitton, il filosofo amico di Paolo VI.
In trent’anni l’Istituto ha promosso dieci Colloqui, 19 Giornate internazionali di stu­dio, una settantina di pubblicazioni, un No­tiziario semestrale. E un riconoscimento, il Premio internazionale Paolo VI, assegnato in passato a Hans Urs von Balthasar per la teologia, a Olivier Messiaen per la musica, a Oscar Cullmann per l’ecumenismo, a Jean Vanier per i diritti umani e a Paul Ricoeur per la filosofia. Stavolta il premio va – per l’am­bito dell’educazione – a Sources Chrétiennes; il direttore della collana fondata nel 1942 da Henri De Lubac e Jean Daniélou, Bernard Meunier, lo ha ricevuto domenica diretta­mente dalle mani di Benedetto XVI, duran­te la cerimonia svoltasi nell’auditorium «Vit­torio Montini» e conclusa dallo stesso Rat­zinger con un discorso incentrato sul Mon­tini educatore. Con il Papa, sul palco, i car­dinali Paul Poupard, Giovanni Battista Re, Dionigi Tettamanzi, il vescovo Luciano Mo­nari, il presidente dell’Istituto, Camadini; in platea, fra gli altri, il ministro dell’Istruzio­ne Mariastella Gelmini. L’ultima tappa è in Sant’Antonino, dove Montini venne battezzato il 30 settembre 1897. Prima la preghiera al fonte, poi una «catechesi» sul Battesimo nella chiesa gre­mita da fedeli entusiasti e attenti. «Non di­mentichiamo il dono immenso ricevuto il giorno in cui siamo stati battezzati! – è sta­to il suo invito –. In quel momento Cristo ci ha legati per sempre a sé, ma, da parte no­stra, continuiamo a restare uniti a Lui at­traverso scelte coerenti con il Vangelo?». Il Papa dona un calice al parroco, Dino Osio, che lo riceve con visibile gioia e commo­zione. Infine l’abbraccio della gente: tutti vogliono salutare il Pontefice, stringergli la mano; chi porge un bimbo da baciare, chi un oggetto da regalare. Un congedo caloro­so per una domenica indimenticabile.

© Copyright Avvenire, 10 novembre 2009

Tadini, il volto di un mondo fraterno

La pioggia battente non ha scoraggiato i fedeli, che domenica hanno abbracciato il Pontefice, accompagnato dal sottosegretario Letta in tutte le sue tappe nei luoghi montiniani. Una sosta di preghiera anche alla stele per le vittime della strage di piazza della Loggia. Monari: ci faccia sentire l’ardore della vocazione cristiana

DAL NOSTRO INVIATO A BOTTICINO (BRESCIA)

Arcangelo Tadini «ha dato, con la sua opera, un dono all’umanità e ci invita tutti ad amare Dio, amare Cristo, amare la Madonna e donare questo amore agli altri; lavorare perché nasca un mondo fraterno nel quale ognuno viva non per se stesso, ma per gli altri».
Botticino Sera, prima tappa della visita a Brescia di Benedetto XVI. Il programma ufficiale non prevede discorsi: parla di «visita privata» alla chiesa parrocchiale e di «venerazione delle spoglie di sant’Arcangelo Tadini», parroco di Botticino Sera e fondatore delle Suore Operaie.
Un gesto comunque eloquente, in quest’Anno Sacerdotale.
Ma Ratzinger, domenica, non ha voluto far mancare il dono della sua parola. Un breve saluto, fuori programma, prima di partire per la Messa a Brescia. Un regalo inatteso, per i fedeli di tutte le età e condizioni radunatisi fin dal mattino presto attorno al sagrato della parrocchiale sfidando il freddo e la pioggia.
Benedetto XVI, arrivato alle 9,30 all’aeroporto di Ghedi, viene portato in papamobile in questo borgo pedemontano pochi chilometri a est di Brescia. Terra di vigne, cave, industria; terra di lavoro, che il genio pastorale di Tadini ha riscattato perché fosse a misura d’uomo. A lode del Creatore. Il volto del santo saluta l’ospite dalla miriade di stendardi appesi lungo le vie; il saluto della gente si accende mentre il veicolo del Pontefice risale dalla pianura avvicinandosi al sagrato, aperto sulla Valverde.
L’attesa dei fedeli attorno alla chiesa aveva intrecciato il canto e la preghiera con la lettura di passi di Tadini proposti come spunti di riflessione per l’Anno Sacerdotale, mentre bambini e ragazzi spandevano a piene mani la loro incontenibile allegria. Sul fianco della chiesa, un monumento dello scultore Gianpiero Moretti, sorta di «memoriale» dei cavatori e dei marmisti di queste comunità. Quando arriva il Papa, l’entusiasmo esplode.
Palpabile l’emozione del parroco Raffaele Licini e del sindaco Mario Benetti, che lo ricevono sul sagrato. Il Papa entra in chiesa; prega davanti all’urna con i resti del santo (nella foto a lato). Poi, tornato sulla soglia della chiesa, si fa dare un microfono. «Sono molto felice di essere nella parrocchia del santo Tadini», esordisce ricordando di essere «stato edificato» dal prete da lui stesso canonizzato il 26 aprile scorso. «Grazie per questa accoglienza così calorosa.
Mi dà una grande gioia vedere qui la Chiesa viva e gioiosa».
Parole meritate.

© Copyright Avvenire, 10 novembre 2009

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