martedì 10 novembre 2009
Casa natale di Paolo VI, l’abbraccio dei Montini e la gioia delle salesiane e della folla di Concesio (Gallinari)
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Casa natale di Paolo VI, l’abbraccio dei Montini Commozione delle salesiane appena giunte e dei due storici custodi
Gianluca Gallinari
La gioia della folla che l’acclamava lungo le strade di Concesio. Quindi l’arrivo della papamobile in via Rodolfo da Concesio. Un istante, e Benedetto XVI ha varcato la soglia del portone della casa natale di Papa Paolo VI trovando ad accoglierlo l’intimità dell’antico cortile, di quelle aiuole ornate di rose, viole e caroline in fiore tra le quali il pontefice bresciano trascorse giornate liete della sua infanzia.
Il benvenuto dei familiari
Il primo benvenuto nell’antica dimora, lasciatosi alle spalle i flash dei fotografi, il Santo Padre lo ha ricevuto proprio dai familiari di Giovanni Battista Montini. Poco meno di quaranta, quattro generazioni riunite per stringersi in un abbraccio attorno a Benedetto XVI, il secondo pontefice approdato a quell’edificio segnato dalla storia per rendere omaggio alla grandezza del messaggio di Paolo VI. Lo hanno atteso nella sala al piano terreno cui si accede dal porticato e nella quale, accanto al maxischermo che rilanciava la diretta della visita papale, dominava una grande foto del pontefice bresciano immortalato mentre saluta Vittorio Montini, l’amato cugino che per anni ha avuto cura di quella antica dimora - da lui donata alla morte all’Opera per l’Educazione Cristiana - le cui fondamenta risalgono addirittura al 1400. Eretta dai Conti di Lodrone, fu acquisita dalla famiglia Montini nell’Ottocento. Ieri appariva quanto mai suggestivo il legame ideale tra l’antica casa di campagna e il nuovo prestigioso complesso dell’Istituto Paolo VI che sorge proprio in quello che fu il brolo della casa natale, come incastonato nell’arco di colline che gli fanno da sfondo. Era il 1997 quando Vittorio Montini si spegneva improvvisamente, mentre camminava proprio immerso in quel verde, all’ombra di quella casa in cui, un secolo prima - il 26 settembre 1897 - nasceva il piccolo Giovanni Battista. E proprio nella stanza in cui vide la luce il futuro Pontefice si è soffermato ieri Benedetto XVI, dopo aver attraversato l’anticamera al piano terra, come pure la cucina, che appare ancora nella semplicità di un tempo, per salire quindi al piano superiore e alla stanza natale. Sono stati momenti di autentica emozione quelli vissuti dai Montini al cospetto di Benedetto XVI, che li ha voluti salutare uno a uno. Il racconto di quegli istanti di rara intensità fluisce dalle parole di chi li ha vissuti.
Tra Paolo VI e Benedetto XVI
Il primo a porgere il saluto al Santo Padre, giunto alle 16.45, è stato Fausto Montini, figlio del senatore Lodovico, fratello maggiore di Paolo VI. «Ci ha lasciati con l’animo pieno di gioia e soddisfazione» ha commentato dopo aver ascoltato le parole di Benedetto XVI nell’auditorium, sottolineando la grande vicinanza di Papa Ratzinger e Papa Montini «come tipo di cultura e di stile» e ribadendo «l’eccezionalità del fatto che per la seconda volta un pontefice sia venuto qui per ricordare Paolo VI».
Un momento che «ci ha trovati tutti accomunati da un enorme affetto». Concorde la sorella Pia, che tra l’altro racconta come Benedetto XVI nel salutarla «ha tenuto a ricordare di aver conosciuto nostro padre».
«È stato emozionante. Era emozionatissimo lo stesso Santo Padre di essere nella casa natale di Paolo VI» testimonia da parte sua Giovanni Battista Bosco Montini, pure figlio di Lodovico. «È stato un momento di grande commozione» ha commentato Laura Montini, sorella di Vittorio e come lui cugina prima di Papa Montini. Vi erano poi Chiara ed Elisabetta, figlie del fratello più giovane del Papa bresciano, Francesco. E i familiari più stretti hanno voluto con sé i propri cari, specie i più giovani. Come il piccolo Stefano di tre anni appena, che pure ha ricevuto il saluto affettuoso di Benedetto XVI.
Le suore salesiane e i custodi
A rendere omaggio al Santo Padre, ieri, vi erano anche le tre suore salesiane che da dieci giorni si sono insediate al primo piano della casa natale con un compito speciale. «La nostra convenzione - spiega la madre superiora, Suor Maria Vanda Penna, giunta da Torino - prevede che collaboriamo con le realtà diocesane che hanno relazioni con l’Istituto Paolo VI», allo scopo di contribuire «non solo a tenere viva la memoria di Paolo VI, ma pure di diffondere la profondità del suo magistero e della sua spiritualità in modo che questa bellissima figura che ho molto amato, abbia il giusto peso nella storia della Chiesa». Il tutto, secondo la vocazione educativa che deriva loro da S. Giovanni Bosco così come dal magistero di Paolo VI, «con un fermo desiderio di incontrare i giovani». A suggellare l’inizio della missione, l’incontro di ieri con Benedetto XVI, che suor Maria Vanda ha definito «bello, caldo, spirituale: un incontro di sguardi che si capiscono».
Momenti di profonda commozione hanno vissuto ieri anche i due custodi della casa natale, presenti dal 1982, e che proprio in quell’anno accolsero un altro pontefice, Giovanni Paolo II. Ulisse Binacchi e la moglie Ivana ancora ricordano la commozione di allora, ieri rinnovata in toto. In questi 27 anni sono stati testimoni oltre che di queste due visite eccezionali, di migliaia di attestazioni di affetto per Paolo VI da parte di persone comuni, che ebbero in vita modo di conoscere da vicino il pontefice, recatisi come in pellegrinaggio alla casa natale: «Da chi, gli era stato accanto come chierichetto quando era giovane sacerdote a Verolavecchia ai nipoti della donna di Nave che gli era stata balia».
© Copyright Il Giornale di Brescia, 9 novembre 2009
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