venerdì 13 novembre 2009

Mons. Celli: il Papa manda mail personali per tenersi in contatto con gli amici. L’hacker minorenne svizzero che fa lezione in Vaticano (Vecchi)


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Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Chiesa e tecnologie La Santa Sede: è una cultura che ignoriamo

L’hacker minorenne svizzero che fa lezione in Vaticano

Corso per i vescovi su motori di ricerca e Facebook

Gian Guido Vecchi

CITTÀ DEL VATICANO

Per capire come sia possibile che un giovane hacker tenga lezione in Vaticano — oggi, a porte chiuse, davanti a una quantità di vescovi europei — può essere utile fare un passo indietro al 10 marzo: «Mi è stato detto che seguire con attenzione le notizie raggiungibili mediante l’internet avrebbe dato la possibilità di venir tempestivamente a conoscenza del problema. Ne traggo la lezione che in futuro nella Santa Sede dovremo prestare più attenzione a quella fonte di notizie...».
Benedetto XVI, nella memorabile lettera rivolta ai vescovi del mondo, mentre infuriavano le polemiche sulla remissione della scomunica ai lefebvriani, aveva scritto l’essenziale: e in effetti sarebbe bastato gironzolare un po’ in Rete, e magari mettere «Williamson» ed «ebrei» su un motore di ricerca, perché apparissero i vaneggiamenti antisemiti e negazionisti del vescovo inglese (che aveva pure un blog) e la Chiesa si risparmiasse una crisi planetaria.
Del resto, l’ottantaduenne Benedetto XVI è il primo a dare il buon esempio, «il Papa apprezza le nuove tecnologie e manda anche mail personali per tenersi in contatto con gli amici», racconta l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali.
Ecco perché i vescovi europei hanno pensato di organizzare in Vaticano un bel corso accelerato sulla Rete e, già che c’erano, prendere appunti nell’aula vecchia del Sinodo davanti a «Petit frère Bruno», un hacker svizzero minorenne: per aggiornarsi su motori di ricerca, social network e tutto quanto c’è da sapere della «web generation », compreso il mondo degli hacker , «un’altra cultura, parallela e ignorata per lo più dalla Chiesa».
Aggiornamento, sicurezza (interverrà anche un responsabile dell’Interpol per la lotta alla cybercriminalità) e soprattutto evangelizzazione. Il convegno, iniziato ieri, è in realtà un’assemblea della commissione episcopale europea per i mass media, dedicata a «la cultura di internet e la comunicazione della Chiesa». Fino a domenica vi parteciperanno una ventina di vescovi presidenti delle commissioni episcopali per le comunicazioni sociali, vari esperti, addetti stampa e portavoce delle conferenze episcopali, più rappresentanti di Facebook, Google, YouTube, Identi. ca e Wikipedia a spiegare a tutti quanti come funziona.
«Internet non è solo un recipiente che raccoglie diverse culture. Internet è cultura. Internet produce cultura. E allora bisogna chiedersi quale rapporto intrattiene questa nuova cultura con quelle tradizionali», ha spiegato ieri all’ Osservatore Romano il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria. «La comunicazione della Chiesa è iniziata più di duemila anni fa: la Chiesa ha bisogno di internet perché ha una buona novella da comunicare».

© Copyright Corriere della sera 13 novembre 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Impariamo dal Papa in termini di volontà, impegno, applicazione, studio, srietà e disponibilità ad aprirsi a tutto e tutti