venerdì 16 gennaio 2009

Hamas disponibile a trattare. La Santa Sede all'Onu denuncia violazioni dei diritti umani da entrambe le parti (Osservatore Romano)


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Hamas disponibile a trattare

La Santa Sede all'Onu denuncia violazioni dei diritti umani da entrambe le parti

Il Cairo, 15.

Hamas non respinge il piano egiziano. L'annuncio è stato dato ieri dall'ufficio di Omar Suleiman, capo dell'intelligence del Cairo e consigliere del presidente Hosni Mubarak. Dopo una lunga serie di trattative, il movimento islamico apre a una possibile tregua e prende tempo. Ora è atteso il responso di Kaled Meshaal, capo dell'ufficio politico di Hamas. Resta scettica la Casa Bianca. "Aspettiamo e vediamo cosa fa realmente", ha dichiarato la portavoce, Dana Perino. Oggi arriva al Cairo il mediatore israeliano Amos Gilad.
Se la risposta di Kaled Meshaal sarà positiva, l'accordo per Hamas dovrebbe comportare: lo stop ai razzi su Israele, l'assenso al dislocamento di una forza internazionale a Rafah, in cambio dell'apertura anche parziale dei valichi e del ritiro israeliano da Gaza. Fonti egiziane dicono che la firma di un accordo potrebbe arrivare già nel fine settimana. Soddisfazione è stata espressa dalla diplomazia europea: "Ci sono ancora ostacoli importanti, ma si disegnano i contorni per un cessate il fuoco", ha riferito Bernard Kouchner, ministro degli Esteri francese, che non ha escluso in futuro colloqui diretti con il movimento islamico, a condizione che esso rinunci alle azioni terroristiche, riconosca Israele e gli accordi di pace precedenti sottoscritti dall'Olp.
L'iniziativa franco-egiziana per il cessate il fuoco a Gaza "è l'unica iniziativa che ci è stata presentata", ha detto Salah El Bardawil, esponente di Hamas. "La direzione diplomatica dell'Egitto è quella di essere un mediatore e noi non abbiamo divergenze con il Cairo", ha detto Bardawil, precisando che "non ci opponiamo al testo dell'iniziativa egiziana per il cessate il fuoco, perché non è nostra prerogativa mettere in discussione un'iniziativa proposta dal presidente Mubarak". Un altro dirigente di Hamas ha detto alla rete televisiva Al Arabiya che la sua organizzazione sarebbe favorevole al dispiegamento di "osservatori turchi, europei e dell'Autorità palestinese" ai confini della Striscia. Mohammed Nazzal, un membro dell'ufficio politico di Hamas in esilio a Damasco, ha dichiarato che "se ci sono timori di un possibile passaggio di armi dal valico di Rafah, gli osservatori lo impedirebbero e tutto potrebbe essere controllato".
Prosegue intanto la missione del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ieri dal Cairo ha condannato "l'uso eccessivo della forza" mostrato da Israele a Gaza. Il segretario, dopo essersi recato ad Amman, in Giordania, ha avuto oggi un colloquio con il presidente israeliano, Shimon Peres, con il primo ministro, Ehud Olmert, e con il ministro degli Esteri, Tzipi Livni. "Ci sono tutti gli elementi per prevedere un accordo per la tregua ragionevolmente presto", ha detto Ban Ki-moon.
L'Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l'arcivescovo Celestino Migliore, ha dichiarato che la protezione dei civili richiede non solo un impegno rinnovato per il diritto umanitario, ma anche e soprattutto buona volontà e azioni politiche coerenti. Migliore ha inoltre sottolineato che i leader politici debbono esercitare il diritto alla legittima difesa o il diritto all'autodeterminazione ricorrendo soltanto a mezzi legittimi.
È chiaro - ha spiegato l'Osservatore della Santa Sede - che i disegni politici e militari soppiantano il rispetto basilare per la dignità e i diritti di persone e comunità, quando vengono utilizzati metodi e armamenti senza prendere alcuna misura ragionevole per evitare di colpire i civili, quando donne e bambini vengono utilizzati come scudo dai combattenti, quando l'accesso agli aiuti umanitari viene negato nella Striscia di Gaza.
Sul fronte arabo, le prospettive restano ancora incerte. Il presidente siriano, Bachar Al Assad, ha spiegato ieri che "gli effetti della guerra a Gaza sono più dannosi della guerra stessa" perché "la disperazione produce estremismo e l'estremismo produce terrorismo". Il Qatar ha annunciato di aver raggiunto il quorum necessario per tenere un vertice straordinario della Lega araba. Tuttavia, Doha è stata smentita poco dopo da Hicham Youssef, collaboratore del segretario generale della Lega araba, Amr Moussa. Secondo Youssef, infatti, solo quattordici Paesi - ossia uno di meno del numero richiesto - hanno finora dato la propria disponibilità a partecipare all'assise. Notizia, questa, confermata anche da fonti libanesi. È la terza volta che il Qatar propone di tenere un vertice della Lega araba.

(©L'Osservatore Romano - 16 gennaio 2009)

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