giovedì 25 giugno 2009

Mons. Mauro Piacenza: «Irrinunciabile il celibato dei sacerdoti» (Ambrogetti)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questa bellissima intervista di Angela Ambrogetti a Mons. Piacenza.
Vi segnalo anche il sito della vaticanista: "Il portone di bronzo"


l'intervista

«Irrinunciabile il celibato dei sacerdoti»

I preti oggi, raccontati dal genovese monsignor Mauro Piacenza, segretario della Congregazione del clero

Angela Ambrogetti

Città del vaticano.

Un anno per i sacerdoti.
Benedetto XVI sa che ce n'è bisogno.
I preti vivono le stesse difficoltà dei laici in un mondo che «comprende sempre meno il sacro» dove «la funzionalità diviene l'unica decisiva categoria».
I preti rischiano di perdere la loro identità «anche all'interno della coscienza ecclesiale».
Il Papa lo ha detto ieri all' udienza in Piazza San Pietro.
Ha ricordato le infedeltà «motivo di scandalo e di rifiuto» in una lettera ai preti, aveva parlato di quelli che «si tramutano in ladri delle pecore o perché le deviano con le loro private dottrine, o perché le stringono con lacci di peccato e di morte» nei Vespri a San Pietro. Preoccupato per lo scandalo della pedofilia, ha incontrato i vescovi d' Irlanda, per i concubinaggi e gli scontri con i laici ha riunito i vescovi austriaci. E' appena in vigore una norma che permette di rimettere allo stato laicale un prete che conviva con una donna e continui a svolgere il suo ministero, basta che il vescovo locale segnali il caso. Il Papa sa però che ci sono i testimoni, i martiri, gli innamorati di Cristo. Come il Santo Curato D'Ars Giovanni Maria Vianney di cui si celebrano i 150 anni della morte.
La Congregazione per il Clero, il dicastero che si occupa della vita dei sacerdoti e alla quale il Papa ha affidato l'Anno Sacerdotale, è la fucina operativa di tutto, sito Internet compreso.
Il prefetto, il cardinale francescano proveniente dal Brasile, Claudio Hummes ha al suo fianco un genovese doc: l'arcivescovo Mauro Piacenza. Anni di servizio alla Santa Sede, e proprio nel dicastero di cui ora è segretario, lo rendono un vero esperto.

Eccellenza che immagine ha la Congregazione del sacerdote, oggi?

«L'immagine di sempre! In Italia pur essendoci una certa "stanchezza anagrafica", si registra una sostanziale tenuta del clero, soprattutto, fanno ben sperare le nuove generazioni, così come i Movimenti e le nuove Comunità».

Dopo il Concilio Vaticano II, esaurita l'ondata "progressista" sta nascendo una generazione di sacerdoti "tradizionalisti"?

«La distinzione "progressisti-tradizionalisti"è di natura politica più che ecclesiale e, malauguratamente, viene troppo spesso utilizzata anche per parlare della Chiesa. Potremmo dire che siamo tutti "progressisti", perché la nostra mèta è Cristo, che sta davanti a noi, e siamo tutti "tradizionalisti", perché abbiamo duemila anni di storia sacra, che non possono, essere dimenticati. Certamente, tra le nuove generazioni c' un grande desiderio di serietà, di spiritualità, di formazione solida, d'impegno ascetico e penitenziale. Tutti aspetti poco valorizzati in alcuni decenni passati che non hanno portato grandi frutti pastorali, men che meno a livello di vocazioni».

E c'era chi immaginava che i sacerdoti si sarebbero sposati e si pensava anche al sacerdozio femminile?

«Nessuno dei Padri conciliari ha mai pensato seriamente a toccare il celibato sacerdotale o immaginare l'ordinazione delle donne. Anzi, il Concilio Vaticano II, ha ribadito con grande forza il valore irrinunciabile del sacro celibato. Per quanto riguarda la seconda questione, non ci sono nemmeno i presupposti dottrinali per aprire il discorso, che sarebbe destituito di ogni fondamento sia dogmatico-teologico sia storico-disciplinare, e quindi totalmente impraticabile per la Chiesa che non "inventa" la propria dottrina ma l'ha ricevuta dal Signore Gesù».

Secondo lei oggi i sacerdoti sono abbastanza identificabili e riconoscibili -

«Il popolo ha bisogno di incontrare nel Sacerdote una paternità unica. Le virtù personali, e lo stesso abito ecclesiastico, sono trasparenza di questa identità sacerdotale, che, non confusa con il mondo, domanda di poter essere riconosciuta da tutti. La presenza, poi, in ogni ambito, soprattutto della cultura, è fondamentale per la missione.
Se non torniamo ad educare, soprattutto le nuove generazioni, veniamo meno al mandato apostolico! La Chiesa non può permettersi, come purtroppo sta facendo larga parte della società, di rinunciare all'educazione dei giovani. Equivarrebbe a rinunciare al futuro»!

C'è rischio che i sacerdoti siano troppo "affaccendati"?

«Il Signore Gesù si è speso totalmente per l'uomo. "Tutto" e "Per sempre" sono nella logica dell'amore cristiano. Questa radicalità del donarsi, domanda un ordine, una disciplina.
Ad esempio, la regola di preghiera deve esser preservata. È di qui che sgorga il dinamismo pastorale, è di qui che sgorga la carità operosa, è l'anima di ogni apostolato. Laddove fosse, per qualunque ragione, venuta meno, tale regola di preghiera, deve essere prontamente ristabilita. Con essa la giusta attenzione al riposo quotidiano, alla sana alimentazione, ai legittimi tempi di "vacanza", che per il Sacerdote sono sempre "tempi dello spirito"».

Parliamo di liturgia: cè oggi il rischio di una secolarizzazione strisciante anche all'interno della Chiesa come ha ricordato il Papa -

«Il Sacerdote, nella liturgia, ha un ruolo determinate ed insostituibile.
Non è solo un "animatore liturgico" o della preghiera, come talvolta si crede. Nella liturgia, il Sacerdote rappresenta Cristo stesso, nel suo atto di offerta al Padre, ne ripete efficacemente i gesti e le parole.
La vera unica cosa necessaria per il sacerdote durante la celebrazione della liturgia è pregare. Il rischio della banalizzazione, della superficialità e della secolarizzazione, anche nella Liturgia, si evita e si supera, attraverso l'educazione del Sacerdote e del popolo di Dio».

© Copyright Il Secolo XIX, 25 giugno 2009 consultabile online anche qui, sul sito di Angela Ambrogetti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sconcertante come la chiesa sia lontanto da se stessa.
Nella mia ormai "triste" parrocchia da 2 anni alla morte del predecessore parroco è arrivato un nuovo "fratello in cristo" che ha di tutto fuorchè del prete, dal modo di parlare a quello di gestire i beni patrimoniali della nostra "aimhe" sfortunata parrocchia.
A cosa serve dettare regole scritte come il diritto canonico e far scomodare S.Santità nel ribadire che la vita sacerdotale deve essere coerente con la testimonianza per la quale hanno fatto una scelta di vita vocazionale.!
Il papa è dovuto intervenire personalmente ma dov'erano i Vescovi e le persone preposte ad eventuali controlli sulle deviazioni di questi preti?
Qui custodiet custodes? Come fà la chiesa a controllare e punire se stessa, se nella mia diocesi c'è la manifesta incapacità da parte del Vescovo di ricondurre a se situazioni create dai troppi "disinvolti" sacerdoti, non più tali?

La sconforto nella chiesa è tanto ma la fede è viva più che mai!

Cordiali Saluti.

Anonimo ha detto...

Perchè non parlare di solitudine dell'uomo invece del problema del celibato?
Ho un amico prete ancora giovane e mi diceva che effettivamente la solitudine dei preti è un masso erratico pesante da portare avanti. Non c'è la ricerca della donna e compagna, ma la ricerca di un ambiente che possa dare dei punti sicuri come una "famiglia" sa dare,che possa consigliare e supportare nei momenti difficili e purtroppo anche la bottiglia può diventare una compagna solidale di questa solitudine.
Su questo vanno compresi, capiti!
Invece diverso è la non consapevolezza nel riconoscere "che il proprio lumicino della fede"(vocazione) si è assottigliata tale da portarli su strade deviate e non coerenti con la vita che dovrebbero testimoniare.
Questa è la cosa su cui non transigo. Un prete deve essere coerente e testimone della fede nella vita quotidiana.