martedì 23 giugno 2009

Il Papa teologo dal Santo degli umili: l'analisi di Luigi Accattoli (Liberal)


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Su segnalazione della nostra Elisabetta leggiamo:

L’analisi. Il profondo significato della visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo, tra i frati e i devoti di Padre Pio

Il Papa teologo dal Santo degli umili

Luigi Accattoli

Caro direttore, seguendo domenica le immagini della visita di Benedetto XVI a San Giovanni Rotondo veniva da chiedersi che cosa ci facesse il papa teologo da Padre Pio: tipico santo contadino del nostro Meridione, frate da confessionale, dialettale e stimmatizzato.
Né l’altro ieri Benedetto ha motivato con parole specifiche la sua attenzione al cappuccino del Gargano, ma c’è una sua confidenza di quand’era cardinale che chiarisce il gesto della visita e le parole impegnative che l’hanno accompagnata: indicò allora in Padre Pio il prototipo – nel nostro tempo – di «una santità che scuote, che trasmette emozioni intense».
È alla luce di questa affermazione che va interpretata la giornata che Benedetto ha passato tra i devoti di Padre Pio.
Un tipo di santità dal quale egli si sente psicologicamente lontano, ma che riconosce importante nella vita della Chiesa di ieri e di oggi.
È per quel riconoscimento del santo “che scuote” che abbiamo visto il Papa venuto dalle Università tedesche inginocchiarsi davanti all’urna del cappuccino che ne mostra i resti ricondotti alle fattezze di un tempo e l’abbiamo poi scorto – quel Papa intellettuale – benedire il reliquario con il cuore di Padre Pio. L’abbiamo anche visto salutare frate Modestino, che ha più di 90 anni e che fu discepolo del frate di Pietrelcina e parlare con la nipote del santo, Pia Forgione, che era lì con otto pronipoti.
E c’era anche il frate che nel settembre del ’68 aveva dato l’estrema unzione a padre Pio: si chiama Paolo Covino, anch’egli sui 90.
Dopo questi gesti da pellegrino, nell’omelia Benedetto ha presentato il santo come «un uomo semplice» che fu «afferrato da Cristo per farne uno strumento eletto» della propria opera: «Annunciare il Vangelo, rimettere i peccati e guarire i malati nel corpo e nello spirito».
Ha rievocato «gli assalti del diavolo» che lo tormentavano e lo ha descritto come «uomo di preghiera e di sofferenza», che era «diventato lui stesso preghiera, anima e corpo». Sono espressioni ammirative non dissimili da quelle che in più occasioni ebbe a pronunciare Papa Wojtyla, che da Padre Pio si era confessato quand’era studente a Roma e che andò a venerarlo nel 1987, quando era ancora aperta la causa di canonizzazione e che poi lo proclamò beato e santo.
Ma sappiamo bene che la spiritualità di Papa Benedetto è diversa da quella di Papa Wojtyla, più teologica e incentrata sulla figura di Cristo, meno legata ai santi e alla Madonna. Da cardinale ebbe a confessare in più occasioni di non avere l’abitudine di ricorrere ai santi nella preghiera, preferendo volgersi «direttamente a Dio». Eppure – dicevo – una volta aveva parlato in toni alti della santità di Padre Pio: l’aveva fatto a p. 419 del volume intervista con il giornalista Peter Sheewald, intitolato Dio e il Mondo. Essere
cristiani nel nuovo millennio
, tradotto in italiano dalla San Paolo nel 2001.
L’intervistatore interrogava il cardinale sull’avventura della santità, usando questa espressione di Bernanos e otteneva in risposta un invito a «concepire con una certa ampiezza il concetto di santità», perché tante e diverse sono le «figure dei santi», anche «oscuri e sconosciuti»: «Dai medici che fanno con abnegazione il loro lavoro, agli studiosi, alle persone semplici» che «ho conosciuto nella mia infanzia», sempre attente «a tutti coloro che in paese potevano avere bisogno di loro».
Passando a trattare della santità “eroica”, il cardinale citava come unico esempio Padre Pio: «E poi c’è una santità che scuote, che trasmette emozioni intense.
In Italia la figura di Padre Pio, che è stato un padre confessore molto severo e addirittura aggressivo, ha acceso forti passioni». «In questo frate novecentesco la gente ha riconosciuto la figura di Gesù, così come noi la conosciamo dal Vangelo».
Concludeva che la figura di Padre Pio ci certifica come accanto alla santità «semplice e umile» vi sia anche ai nostri giorni «una santità evidente che si impone con i segni con cui si propone e con le nuove energie che trasmette». Per chi ama il volto dolente e sereno di Padre Pio, le parole ratzingeriane da mandare a memoria sono queste: santità che scuote, santità evidente, che si impone con le energie che trasmette, in lui la gente ha riconosciuto la figura di Gesù.

© Copyright Liberal, 23 giugno 2009 consultabile online anche qui.

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