lunedì 9 novembre 2009

Il Papa: «Paolo VI, maestro di vita e testimone di speranza» (Tedeschi)


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Il Papa: "Si vanno diffondendo un’atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Eppure si avverte con forza una diffusa sete di certezze e di valori. Occorre allora trasmettere alle future generazioni qualcosa di valido, delle regole solide di comportamento, indicare alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria esistenza" (Discorso)

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«Paolo VI, maestro di vita e testimone di speranza»

IL DISCORSO.

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Ratzinger: «Montini avversato dai movimenti culturali dominanti» No ai dubbi: «Aiutava i giovani ad avere un pensiero forte»


Massimo Tedeschi

Brescia. Il Papa del dubbio? Un equivoco. Il titano del Concilio Vaticano II? Non proprio. Piuttosto il Papa dei tempi difficili, che ha affermato la Verità anche andando controcorrente. Incompreso ma saldo.
È questo il Paolo VI tratteggiato ieri da Benedetto XVI nella penultima tappa della giornata bresciana, all'Istituto Paolo VI di Concesio.
Una inaugurazione, di fatto, coincisa con la consegna del premio Internazionale Paolo VI alla collana di testi patristici «Sources Chrétiennes».
Si sapeva che il viaggio di papa Ratzinger a Brescia era anzitutto un omaggio a Paolo VI e (forse) al Concilio. Il Concilio è scivolato sullo sfondo. Paolo VI invece è entrato in una nuova luce.
Riassume Ratzinger: «Maestro di vita e coraggioso testimone di speranza è stato questo mio venerato Predecessore, non sempre capito, anzi più di qualche volta avversato e isolato da movimenti culturali allora dominanti. Ma, solido anche se fragile fisicamente, ha condotto senza tentennamenti la Chiesa».
Ratzinger, in apertura di intervento, elogia l'Istituto, il suo approccio scientifico e dichiara «affetto e devozione» verso «il grande Papa». Poi la riflessione si appunta sulla «capacità educativa» di Montini. Una capacità tanto più attuale oggi che «si vanno diffondendo un'atmosfera, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona, del significato e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Eppure si avverte con forza una diffusa sete di certezze e di valori. Occorre allora trasmettere alle future generazioni qualcosa di valido, delle regole solide di comportamento, indicare alti obiettivi verso i quali orientare con decisione la propria esistenza».
Che educatore fu Montini? «Avvertì sempre la necessità di una presenza cristiana qualificata nel mondo della cultura, dell'arte e del sociale». Si alimentò all'esempio del padre Giorgio «protagonista di battaglie per l'affermazione della libertà dei cattolici nell'educazione». Spronò i suoi discepoli alla «carità intellettuale» educandoli «a scoprire la continuità tra il rigoroso dovere dello studio e le missioni concrete tra i baraccati».
Faro del Montini educatore (e Papa) il rapporto «costruttivo e dialogico» con la «modernità». Mai, però, una resa: «Per papa Montini - ricorda Ratzinger - il giovane va educato a giudicare l'ambiente in cui vive e opera, a considerarsi come persona e non numero nella massa: in una parola ad avere un 'pensiero forte' capace di un 'agire forte'». Altro che Papa del dubbio. La controprova fu nel '68: «Con coraggio indicò la strada dell'incontro con Cristo come esperienza educativa liberante e unica vera risposta a desideri e alle aspirazioni dei giovani, divenuti vittime dell'ideologia». Il dialogo con la modernità, per Ratzinger, inclina al pessimismo verso l'«indifferenza agnostica del pensiero attuale, del pessimismo critico, dell'ideologia materialista del progresso sociale».
Un Paolo VI rivisto, dunque, e dal più autorevole dei suoi esegeti. Il suo successore.

© Copyright Il Brescia Oggi, 9 novembre 2009 consultabile online anche qui.

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