lunedì 9 novembre 2009

L'omaggio del Papa alle vittime di piazza della Loggia (Bobbio)


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L'omaggio alle vittime di piazza della Loggia

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Brescia

Piove su piazza della Loggia, sulla stele che ricorda le vittime dell'attentato di 35 anni fa: 8 morti e 162 feriti. Il Papa arriva con l'auto bianca, davanti al portico. Si ferma e getta lo sguardo su quella colonna che porta ancora i segni delle schegge della bomba nascosta in un cestino. È il cuore ferito di Brescia, memoriale di un dramma che non passa, perché ancora oggi non si sa tutto di quella strage, una delle tante di quell'Italia tragica degli anni '70, anni di terrorismo, di violenza politica diventata sciagurata normalità.
Era il 28 maggio 1974: a piazza della Loggia i sindacati avevano organizzato una manifestazione antifascista dopo episodi di violenza. Pochi giorni prima era esplosa una bomba ad un giovane del circolo della Fenice, organizzazione semiclandestina di stampo neonazista: la stava trasportando in motorino e morì nell'esplosione. In città la preoccupazione era altissima. Il manifesto che convocò la manifestazione è ancora sul portico, protetto da un vetro perché nessuno dimentichi. La bomba venne nascosta nel cestino sotto i portici. C'era tanta gente, operai, impiegati, insegnanti con i loro studenti. Una mattina piovosa, anche quel giorno. Tra i morti e i feriti molti erano professori delle scuole. Ora i loro nomi sono incisi nella pietra che ha la forma di una croce, simbolo universale della sofferenza infinita, che oggi purtroppo un'Europa che dimentica e che nasconde le icone del dolore vorrebbe abolire dal nostro orizzonte.
Già Giovanni Paolo II, nelle due visite che fece a Brescia nel 1982 e nel 1998, si fermò qui davanti in preghiera. Non si può dimenticare il dolore e il Papa lo sa. Lo sapeva Wojtyla, lo sa Joseph Ratzinger. L'auto si ferma. Lui si alza in piedi. Avrebbe voluto scendere, ma la pioggia è battente. Si abbassa il finestrino della papamobile. Benedetto XVI osserva e abbassa lo sguardo. Prega in silenzio. Poi alza il braccio e benedice quella croce e quei nomi. Lo aveva chiesto Manlio Milani, presidente della Casa della memoria, al vescovo Monari che il Papa facesse una breve sosta in piazza della Loggia. Lui ha perso la moglie, Livia Bottardi, nella strage. Ora raccoglie insieme ad altri cittadini dell'associazione tutti i documenti sulla vicenda, ma soprattutto va nelle scuole per evitare che la memoria degli anni di piombo si stemperi nell'oblio e per insegnare ai giovani che la violenza come strumento politico va sempre contrastata. E sono loro che seguono i processi che ancora sono in corso.
Il 19 maggio 2005 la Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi, a suo tempo militante di Ordine Nuovo, latitante in Giappone e considerato uno dei mandanti della strage. Il 15 maggio dell'anno scorso sono stati rinviati a giudizio altri cinque militanti di Ordine Nuovo. Ma sulla strage non è stata mai fatta veramente luce. Si parla con insistenza di coinvolgimenti di apparati deviati dello Stato. Ma non c'è per ora alcuna verità. Quest'anno, a primavera, s'è aperto un altro processo, che continua con due udienze alla settimana.
Al. Bo.

© Copyright Eco di Bergamo, 9 novembre 2009

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