lunedì 16 novembre 2009

Il Papa alla Fao: nota settimanale Sir


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PAPA ALLA FAO: NOTA SETTIMANALE

Pubblichiamo la nota SIR di questa settimana.

Pochi sono ottimisti sui risultati operativi del solenne vertice mondiale sulla sicurezza alimentare organizzato a Roma dalla Fao. Sono sempre lontani gli obiettivi del millennio: sradicare la malnutrizione e la fame. Questo implica un cambiamento significativo nelle volontà politiche, tanto da parte dei Paesi – e delle classi dirigenti – del nord, ma anche del sud del mondo. Eppure bisogna crederci, con pervicacia, bisogna battersi, con costanza. E’ quanto fa la Chiesa, da sempre: non solo con la testimonianza personale di tanti missionari e cooperanti, religiosi e laici, ma anche con le indicazioni dei Papi e della dottrina sociale.
Benedetto XVI ha così portato al vertice di Roma le indicazioni chiare e stringenti della recente enciclica Caritas in Veritate. A partire da una premessa: tutti gli studi più recenti hanno falsificato il pregiudizio neo-malthusiano egemone dagli anni sessanta del novecento per cui ci doveva essere una relazione meccanica di causa-effetto tra la crescita della popolazione e la fame. Oggi è evidente, ripete il Papa, che “la fame non dipende tanto da scarsità materiale, quanto piuttosto da scarsità di risorse sociali, la più importante delle quali è di natura istituzionale”. L’affermazione è cruciale. Apre tutto un campo di azione, che è il vero nodo politico, si potrebbe dire antropologico del futuro: l’evidenza di una “questione sociale mondiale”, con le drammatiche diseguaglianze che spesso fingiamo di non considerare. Benedetto XVI ripete che “la via solidaristica per lo sviluppo dei Paesi poveri può diventare anche una via di soluzione della crisi globale in atto”. Il Papa ribadisce la logica dell’enciclica, che è poi quella della stessa presenza della Chiesa e dei cattolici. Cita san Paolo, a proposito dell’uguaglianza. “La fondamentale uguaglianza dei diversi Paesi affonda le sue radici nella comune origine della famiglia umana, sorgente di quei principi della legge naturale chiamati ad ispirare scelte ed indirizzi di ordine politico, giuridico ed economico nella vita internazionale”. C’è una radice comune, un fondamento comune nella tendenza all’uguaglianza, la “legge naturale”, cioè quei principi fondamentali che dovrebbero essere di evidenza chiarissima per tutti. Se non lo sono, come purtroppo constatiamo, allora è necessario moltiplicare gli sforzi, su tutti i livelli. La radice di un “governo mondiale” non può che stare qui. Accanto a questo il Papa sottolinea un altro dato. La Chiesa c’è e continuerà a lavorare con determinazione. Non interferisce con le scelte politiche, né sul piano propriamente tecnico. Ma sottolinea il valore della dimensione religiosa, che diventa una potente forza di promozione delle persone e dunque di miglioramento, per tutti. Il “valore trascendente di ogni uomo e di ogni donna” è il punto di partenza e il punto di arrivo, e dunque anche la radice dell’impegno e della fiducia che il Papa trasmette a tutti, pur nelle difficoltà, nei ritardi, nei compromessi al ribasso di questi tempi.

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