giovedì 12 novembre 2009
La Cei: Basta panegirici e commemorazioni del «caro estinto» che rischiano talvolta di beatificarlo prima del tempo. Sì alla cremazione (Tornielli)
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Funerali, stop ai ricordi degli amici a parlare sarà soltanto il sacerdote
di Andrea Tornielli
nostro inviato ad Assisi
Basta panegirici e commemorazioni del «caro estinto» che rischiano talvolta di beatificarlo prima del tempo. Basta discorsi e testimonianze di amici e parenti che ricordano il defunto prolungando la celebrazione.
In chiesa si farà solo il funerale con l’omelia del prete: tutto il resto, se si vuole, si potrà fare, ma fuori dal tempio oppure al momento della tumulazione e dunque non avrà più nulla a che vedere con la liturgia funebre.
È quanto hanno stabilito i vescovi italiani nel nuovo «Rito delle esequie» sul quale hanno lungamente discusso durante l’assemblea generale in corso ad Assisi.
Confermato invece il sì alla cremazione e ai funerali in chiesa per chi si è fatto cremare, purché risulti evidente che tale scelta non sia motivata dal disprezzo della fede cristiana nella resurrezione dei corpi.
Le ceneri non si potranno conservare in casa, andranno tumulate in cimitero o in altro luogo sacro, e per quanto riguarda la loro «dispersione», questa potrà avvenire solo in apposite aree benedette.
Il giro di vite sui panegirici contenuto nel documento, che prima di entrare in vigore dovrà ottenere il placet della Santa Sede, è destinato a mutare una prassi in molti casi consolidata. Del defunto, al momento delle esequie, non si può dire che bene. Accade spesso che al termine della messa, qualcuno dei presenti, legato alla persona scomparsa, la ricordi con una testimonianza personale. Accenni, racconti, aneddoti che possono aiutare a fissare nella memoria dei presenti alcuni dei tratti salienti della personalità del «caro estinto», ma che rischiano anche di sfociare in eccessi, esaltazioni fuori luogo che poco si addicono alla celebrazione.
Bisogna riconoscere che non di rado sono proprio le parole dell’amico o del collega a mettere in luce aspetti positivi – magari meno noti – riguardanti il defunto, a fronte di omelie che rischiano a volte di suonare un po’ anonime. Ma se i vescovi hanno voluto codificare il divieto nel nuovo documento, significa che la prassi che si sta diffondendo è considerata inopportuna e rischia di provocare falsa compassione, eccessi emotivi o esaltazioni fuori luogo. Con questa decisione la Cei non intende rendere impersonale il rito funebre, ma piuttosto richiamare alla sobrietà, a ciò che è essenziale.
«Sono i momenti nei quali – ha detto lunedì scorso il cardinale Angelo Bagnasco aprendo i lavori – ci si rende conto dell’influenza di talune visioni spurie o paganeggianti. L’annuncio del Dio vero, amante della vita, che non fa scherzi macabri, il richiamo che con la morte la vita non è tolta ma trasformata, e che chi è vocato all’altra sponda non ci viene sottratto ma resta a noi più vicino di prima e ci attende: ecco ciò di cui c’è bisogno, in una cultura che progressivamente sembra slittare verso forme post-cristiane».
Sarà interessante vedere come le disposizioni saranno applicate soprattutto nei casi di esequie di personaggi famosi.
© Copyright Il Giornale, 12 novembre 2009 consultabile online anche qui .
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14 commenti:
Ma diciamo anche basta alle concelebrazioni per gli amici e gli amici degli amici dei preti e dei vescovi,basta anche al prete che dopo la comunione va al microfono per evocare aneddoti e altro di amicie amiche,e guartda caso concelebrazioni infinite se muoiono suicidi e malmaritati ed ex preti ed altro ancora,e basata a dover concelebrare per foirza perchè un prete non puo' stare con la cotta.E che colore usiamo?siamo stufi di vedre disattesa la norma viola o nero.Da me i funerali si fanno con i paramenti neri salvo il prete amico che viene con la stola se così si puo chiamare viola o del colore del giorno...e diremo due parole sui berretti che si mettono per andare al camposanto?Sempre a fare la morale agbli altri questi vescovi e preti,non se ne puo' piu'.Perlomeno stavolta non hanno fatto solo le pulci alla politica italiana i nostri pastori,sarà per la lettrera che ha mandato il Primate d'italia?Un parroco di campagna.
E questa mania di riformare i riti,non se ne puo' piu' davvero ,non bastra la figuraccia degli starfalcioni dei lezionari con le etichette salva errori madornali,e il nuovo rito del matrimonio?Ma noi preti diciamo basta.Adesso vengono con la sobrietà.Sobrietà è il rito in vigore.Correggere errori e panegirici,ma siete mai andati ai funerali dei preti,quando arrivano loro questi arrivati a raccontare l'ultima corrente teologica e neanche ben capita...,l'ultima stupidaggine detta a radiomaria da quell'ignorante del vescovo di palestrina...dovevate vederlo a Brescia a ridere e tener su la compagnia dei papaveri lombardi durante la messa del Papa...vergogna.Il rito c'è e va bene così,basta un memorandum ad attenersi alo Rito approvato,basta,salvateci.Alcuni parroci di campagna.
sevitino i lunghi applausi e celebrazioni si tengano in Chiesa, considerato che qualche parroco sprovveduto in occasioni di molto afflusso di gente prende la strada della piazza.
I panegirici, anche quando sono discreti, sono sempre fuori luogo. Il defunto è giudicato da Dio non dagli uomini. Anche se su questo punto sono i vescovi e non i parroci a doversi fare un esame di coscienza. Perché la Messa esequiale il venerdì Santo, all'Aquila? Perché era un "funerale di stato"? Ma non sanno, i nostri amati vescovi, che un funerale può essere celebrato in modo decoroso anche senza Messa? E che l'Eucaristia in suffragio del defunto può anche essere posticipata a data più opportuna? Quindi, la C.E.I. prima di dare questo nuovo rituale in mano ai parroci ne ordini la lettura e la corretta applicazione ai vescovi!
Ma quando mai questi useranno il rito delle esequie?Questi ad andare bene non sanno neanche di cosa stanno parlando.Perchè poi arrivano nelle parrocchie dove è tutto pronto salvo il loro cerimoniere sempre isterico e sprovveduto ma è il cerimoniere del vescovo...e allora?Allora anche nelle celebrazioni funebri l'importante è il celebrante?Ad un funerale di un santo prete della nostra diocesi pochi mesi fa non solo non si è detto ma non si è cantato nemmeno un l'eterno riposo.Il canto d'inizio,una nenia spaventosa che mi pare si chiami Accoglimi.Così il vecchio prete se ne è andato senza neppure In Paradisum ma neanche in italiano.Il vescovo aveva fretta,hoibò,non dovrà andare anche al cimitero?Breus
Gli uffici C.E.I. abbondano di preti che non hanno mai trascorso un solo giorno in parrocchia e mai celebrato un funerale in tutta la loro vita
Vi è un episodio sulla Vita di S. teresa d'Avila in cui al Santa, ha la grazia di vedere l'anima del defunto non andare in paradiso, mentre intorno al feretro si acclcavano alte personalità della corte spagnola e la gerarchia cattolica tesseva le laudi di quello sventurato.
Sti vescovi non cambiano mai loro stessi, mentre la liturgia deve sempre cambiare. Era già proibito prima del concilio tessere panegirici ai funerali, ci son voluti 40 anni per tornare a posto! A quando il ripristino del Dies Iræ o del Libera me Domine? O forse l'idea di un giudizio particolare e di una possibile condanna nuoce alla fede?
I primi a non far panegirici devon essere i preti.
Non c'è funerale in cui s'inviti a riflettere sulla morte e i Novissimi, a pregare e suffragare l'anima dell'estinto.
Qualche mese fa, a Bagno a Ripoli, un ragazzo uccise l'ex fidanzata e si suicidò.
Le esequie della sventurata ragazza ebbero luogo in pompa magna presso la basilica di S. Miniaoto. Fu canonizzata subito (come di solito accade) perché, dicevano i predicatori, ormai dal cielo avrebbe guidato la famiglia. Il suo parroco, concelebrante, addirittura la paragonò a S. Maria Goretti: ma dove ha visto il martirio e la morte per amore di Cristo?
Bisognerebbe dire basta anche al battere le mani all'uscita dalla chiesa; mi è sempre sembrato di cattivo gusto!!
mi dispiace ma non la vedo così. Il funerale è il momento finale del distacco terreno e non ci vedo nulla di male nel ricordo a voce alta di un figlio o di una moglie, se espressi con moderazione. Nessuna beatificazione terrena ma solo conforto per chi resta. Si tollerano purtroppo cose ben peggiori e a volte sembra che l'essenzialità del rito venga preservata solo per ciò che riguarda le persone comuni. Quanti vescovi e sacerdoti chiacchiericci, ronfanti e sbadiglianti durante solenni celebrazioni! Ci si chiede giustamente di rispettare la sacralità del rito ma in nome del rigore liturgico, in quel momento in cui il dolore può far vacillare la speranza cristiana, non si tolga calore al cuore dei fedeli, lasciando solo il ricordo ad una troppo spesso fredda, frettolosa e anonima omelia.
D'accordo su tutta la linea, speriamo che la Santa Sedi approvi.
Condivido le riflessioni di Bagnasco sui risvolti "pagani" delle prassi di questi ultimi tempi, ma per fortuna molti parroci, come quello della mia parrocchia, erano già in disaccordo con queste "nuove usanze", che tendono a evidenziare un giudizio umano che quasi vuole sopraffare quello Divino o almeno metterlo in secondo piano.
Ps. "interessante" il quesito finale tornelliano, speriamo nell'applicazione del "principio di uguaglianza"!
Ti condivido in pieno Gemma. Quando ci fu il funerale di mia nonna, a cui ero molto legata perchè per me è stata una seconda mamma, ho sentito il bisogno di ricordarla con una lettera e non era certo una " beatificazione" ma, soltanto un dolce ricordo. Peraltro, vorrei ricordare che nel mio caso, il funerale fu di una semplicità estrema. Sono la prima io a volere se non ad esigere il rispetto per i vari tiri ma, allora, come hai sottolineato tu gemma, sia stia attento anche a tutti quei vescovi e sacerdoti che, durante le celebrazioni solenni, sbadigliano come asini oppure si addormentano come ghiri.
Cominciamo a vedere soprattutto questo.
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