venerdì 4 dicembre 2009
Accuse a Boffo, Feltri fa retromarcia
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Su segnalazione di Stefano leggiamo questa importante ammissione:
L'AGGRESSIONE
Accuse a Boffo
Feltri fa retromarcia
L'ammissione è finalmente esplicita: «La ricostruzione dei fatti descritti nella nota (il falso dossier elaborato non si sa da chi, ndr), oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali».
Questo il nocciolo della risposta che oggi Vittorio Feltri, direttore del Giornale in prima pagina dà ad una lettrice che lo interpella sul tema a tre mesi dall'episodio.
«Da quelle carte, Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali - prosegue Feltri -, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato. Questa è la verità. Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire. Inoltre Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione».
© Copyright Avvenire online
"Boffo: ho avuto modo di vedere"
di Redazione
Caro direttore,
ho letto nel suo fondo alcune considerazioni su Dino Boffo, il direttore di Avvenire che si dimise in seguito a una intricata vicenda di molestie. Devo dirle che mi sono sempre domandata perché una cosa così piccola sia diventata tanto grande al punto da procurare un fracasso mediatico superiore a quanto meritasse. Lei che ha acceso la miccia che ne dice a distanza di tre mesi?
Eva Cambra
Gentile signora,
quando abbiamo pubblicato la notizia, per altro non nuova (era già stata divulgata da Panorama sia pure con scarsa evidenza) eravamo consapevoli che non sarebbe passata inosservata. Ma non per il contenuto in sé, penalmente modesto, quanto per il risvolto politico. Infatti era un periodo di fuochi d'artificio sui presunti eccessi amorosi di Berlusconi. La Repubblica in particolare si era segnalata con servizi quotidiani su escort e pettegolezzi da camera da letto. Il cosiddetto dibattito politico aveva lasciato il posto al gossip usato come arma contro il premier anche in tivù, oltre che sulla stampa nazionale e internazionale.
Persino l'Avvenire, di solito pacato e riflessivo, cedette alla tentazione di lanciare un paio di petardi. Niente di eccezionale, per carità; data però la provenienza, quei petardi produssero un effetto sonoro rilevante. Nonostante ciò, personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali.
All'epoca giudicammo interessante il caso per cercare di dimostrare che tutti noi faremmo meglio a non speculare sul privato degli altri, perché anche il nostro, se scandagliato, non risulta mai perfetto.
Poteva finire qui. Invece l'indomani è scoppiato un pandemonio perché i giornali e le televisioni si scatenarono sollevando un polverone ingiustificato. La «cosa», come lei dice, da piccola è così diventata grande. Ma, forse, sarebbe rimasta piccina se Boffo, nel mezzo delle polemiche (facile a dirsi, adesso), invece di segretare il fascicolo, lo avesse reso pubblico, consentendo di verificare attraverso le carte che si trattava di una bagattella e non di uno scandalo. Infatti, da quelle carte, Dino Boffo non risulta implicato in vicende omosessuali, tantomeno si parla di omosessuale attenzionato.
Questa è la verità. Oggi Boffo sarebbe ancora al vertice di Avvenire. Inoltre Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione.
VF
© Copyright Il Giornale, 4 dicembre 2009 consultabile online anche qui.
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12 commenti:
Gioranlisti: che schifo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Non importa se qusto commento no verrà pubblicato. In ogni caso, l'accusa era infamante e aveva ragione il Cardinale Bagnasco a definire la vicenda "disgustosa". Vergogna!!!!!!!!!!!!!!!!
è pazzesco. Ora so per certo che Feltri sulla faccia indossa le mutande.
Teniamo ferma memoria di cosa possono diventare i giornali, la loro malizia, capacità di manipolazione. Pfui.
Purtroppo le dimissioni , con quello che si sapeva allora, apparvero opportune.La lezione è che quando uno scandalo scoppia non ha nessun valore come si sono svolti i fatti ma solo quello che sembra.
In questi casi non si hanno davvero parole, ma trovo che Mariateresa abbia trovato quelle giuste!
R.
Si potrebbe anche dire che Feltri ha la faccia simile a una certa parte anatomica. Le dimissioni sono state comunque opportune. Ciò che ha spinto Boffo a darle è stato l'amore per la Chiesa e la consapevolezza che sarebbe stato difficile lavorare con il peso di ingiusti e infamanti sospetti.
Boffo ne esce accresciuto, Feltri infinitamente sminuito come persona.
Alessia
Aspettiamo, invano, altre "ritrattazioni", di altri giornali su altre vittime del tritacarne, ma che non arriveranno. Saranno i fatti a incaricarsi, come al solito, di fare verità e giustizia.
Trovo francamente strana questa spiegazione/retromarcia di Feltri a quattro mesi dall'episodio (l'articolo su Boffo uscì alla fine di agosto). A meno che non sia dettata dal timore di una causa per diffamazione. Onestamente, visto che fin da subito è apparso chiaro che l'accordo giudiziario con la multa c'era a nome di Boffo mentre l'informativa allegata era un tarocco, tutto questo si sarebbe potuto chiarire nell'immediatezza. Conservo alcune opinioni. 1) Che nella reazione ai titoli sparati, Boffo e la Chiesa hanno giocato male in difesa, con frasi sibilline e articoli criptici, mentre sarebbe stato più opportuno chiarire subito e con decisione tutto quello che c'era da chiarire, ammettere quello che c'era da ammettere (l'esito giudiziario), negare quello che si doveva negare. 2) Che Boffo dovesse dimettersi. Non per l'attacco del Giornale, ma per le ombre nel suo passato, che sempre vengono a galla prima o poi e certo non aiutano la Chiesa in un momento difficile. 3) Boffo è un bravo giornalista, è stato un ottimo direttore. Ma né santo né eroe né martire.
Condivido il commento di Antonello.
E aggiungo questo: la Chiesa (in toto, quindi anche nell'apparato organizzativo, informativo, gerarchico), sarà sicuramente composta sia da emuli di Santa Teresina (ossia purezza allo stato puro), che da emuli di Sant'Agostino (e quindi di "Maddalene pentite").
Entrambi vanno valutati, come persone, dai frutti che portano e non per il loro passato personale, che di sicuro fa parte di un processo di crescita, anche spirituale.
Ma se rimangono ombre, con tanto di carte alla mano (come nel caso Boffo, qualunque sia la verità oltre gli atti giudiziari), non va a vantaggio della Chiesa e della sua immagine, correre il rischio che si possa lavorarci sopra, come in questo caso, dicendo tutto e il contrario di tutto.
In sintesi: scegliere persone cristalline per posti "direttivi", oppure persone che abbiano chiarito al di sopra di ogni ragionevole dubbio quello che c'era da chiarire.
Nel caso Boffo, penso che al di la' di quanto si appuri negli atti, non si possa andare, quindi rimangono ombre che si potevano dissipare (in parte) solo con le dimissioni.
Speriamo che per il futuro, si faccia tesoro di questo brutto episodio di manipolazione giornalistica, per ponderare meglio e preventivamente, certe scelte.
Non sono d'accordo.
Boffo è stato un ottimo direttore per Avvenire e io sono sempre stata certa della sua correttezza. L'impeccabilità è solo di Gesù Cristo.
Per quel che mi riguarda avrebbe dovuto essere più sostenuto e rimanere al suo posto. D'altra parte sono anche convinta che la diffusione della "spazzatura" a suo riguardo, almeno all'inizio, sia venuta da ambienti assai vicini al mondo ecclesiastico. "Fuoco amico", insomma.
Io invece desidero ribadire che se, da subito, si fosse seguita la linea della totale trasparenza, mai e poi mai Vittorio Feltri avrebbe osato scrivere quelle indegnità.
Alessia
a difesa di Feltri debbo dire che sono rare le persone, al giorno d'oggi - soprattutto tra i direttori di giornali - che ammettano così candidamente, in prima pagina, l'errore commesso contribuendo così a ristabilire l'onore e la reputazione della persona danneggiata... Feltri non sarà certo un santo, ma probabilmente non è neppure un diavolo...
ludovico
Cara Alessia condivido le tue affermazioni sulla trasparenza. Se Boffo avesse fatto chiarezza da subito su gli atti processuali che lo riguardavano magari nelle sedi opportune, ora non saremmo qui a parlarne e sicuramente non avrebbe fornito l'arma con cui essere colpito.
Comunque, per come stavano i fatti nel momento in cui è scoppiata questa " bomba" e per come è stata gestita in seguito, le dimissioni erano secondo me la cosa più giusta.
Scusate, perchè continuate a chiamare Feltri ciò che è idea di Berlusconi?
Ciao a tutt*, Matteo.
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