domenica 3 maggio 2009

Il Papa in Terra Santa: la «politica» della preghiera (Giorgio Bernardelli)


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PELLEGRINAGGIO DEL PAPA IN TERRA SANTA: IL MESSALE DEL VIAGGIO

Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo:

Il Papa in Terra Santa

La «politica» della preghiera

di Giorgio Bernardelli

Nel Messale del viaggio che Benedetto XVI inizierà venerdì il perdono come via alla pace. E a Betlemme la preghiera per i bambini morti a Gaza

«Mentre mi preparo per questo significativo viaggio chiedo in special modo che vi uniate a me nella preghiera per tutte le persone della Terra Santa e per la regione intera.
Possano ricevere il dono della riconciliazione, della speranza e della pace».
Incontrando questa mattina in udienza i membri della Papal Foundation Benedetto XVI stamattina ha parlato così del suo ormai imminente viaggio in Terra Santa, in programma a partire da venerdì.
Alla vigilia di un viaggio così delicato, possono sembrare frasi di circostanza. Invece sono una precisa indicazione di percorso. E lo si capisce molto bene se si prende in mano il Messale con i testi liturgici delle celebrazioni che Benedetto XVI presiederà tra Amman, Gerusalemme, Betlemme e Nazareth.
Come al solito, alla vigilia di ogni viaggio, il Messale è il testo meno letto dai vaticanisti, che fondano le loro analisi su ben altro.

Invece dovrebbero aver capito - ormai - che la liturgia per papa Ratzinger non è un semplice orpello. E - soprattutto nei viaggi - il Messale è un libro importante, perché il più delle volte le liturgie vengono costruite «ad hoc» a partire dai significati che il Papa stesso intende dare al suo viaggio.

Ecco allora il Messale del viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, 268 pagine già scaricabili dal sito internet della Santa Sede. Che, puntualmente, contengono alcune indicazioni molto interessanti.
Intanto il tema della pace sarà effettivamente centrale in questo viaggio. Su questo il fatto che dal Vaticano si insista nel sottolineare il «carattere spirituale» del pellegrinaggio del Papa non deve ingannare.
La citazione evangelica scelta come filo rosso e che compare sul frontespizio del Messale è inequivocabile: «Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt. 5,9). Benedetto XVI va in Terra Santa a parlare di pace; non ci sarà celebrazione in cui questa parola non risuonerà.
Ma in che modo il Papa parlerà di pace? Un'indicazione molto chiara la si trova nel testo della prima liturgia che Benedetto XVI presiederà durante questo viaggio.
Venerdì pomeriggio ad Amman, appena un'ora dopo il suo arrivo in Giordania, il Pontefice visiterà il Centro «Regina Pacis» di Amman. E in una brevissima liturgia che si aprirà con il tradizionale saluto arabo - As-salàmu Làkum - reciterà questa monizione:

«Miei cari amici, quando Gesù venne a predicare la conversione ci ha portato la Buona Notizia perché ci ha annunciato l'amore e la misericordia di Dio. Continuamente Dio viene in nostro aiuto così che noi possiamo rivolgerci a Lui e vivere la nostra vita interamente al Suo servizio. La Penitenza è il suo dono, un dono che dobbiamo accettare con gratitudine. Tenendo questo in mente apriamo i nostri cuori a Dio con grande semplicità e umiltà, e chiediamo di essere riconciliatri con Lui così come noi ci perdoniamo gli uni gli altri».

Dunque le prime parole che Benedetto XVI pronuncerà in Terra Santa avranno al centro il tema del perdono. Non è per niente un fatto scontato. Perché mai un Papa che va a compiere una breve visita a una struttura come il «Regina Pacis» di Amman - un centro assistenziale per disabili - dovrebbe scegliere come schema per questo momento una liturgia penitenziale? È una scelta incomprensibile se non la si mette in relazione al resto del viaggio: il Papa vuole dire fin da subito che è l'apertura al perdono l'unica strada in grado di costruire davvero la pace. Ed è un messaggio rivoluzionario per un posto come la Terra Santa, da tanti anni ormai prigioniera di una spirale di torti e ragioni rinfacciati reciprocamente.
Altre notizie molto interessanti il Messale poi le rivela nelle pagine con i testi della Messa che Benedetto XVI presiederà domenica 10 nello Stadio di Amman. In particolare attirano l'attenzione due preghiere dei fedeli. Nella seconda invocazione si pregherà per la pace «in Medio Oriente: Palestina, Iraq e Libano». La citazione dell'Iraq qui è estremamente importante, perché al rito saranno presenti anche i profughi iracheni emigrati in Giordania a causa della guerra. Da Amman - dunque - Benedetto XVI guarderà anche alle loro sofferenze. Fa invece effetto osservare che tra i Paesi citati non ci sia Israele: neppure in Giordania - Paese che pure ha rapporti diplomatici con il governo di Gerusalemme - in una liturgia si può citare esplicitamente il «nemico». È un dato che rende l'idea di quanto le tensioni attraversino anche la comunità cristiana.
Decisamente curiosa è invece la terza invocazione, nella quale si pregherà «per il re Abdallah II Ibn al-Hussein e il governo del regno hashemita di Giordania, perché Dio li guidi a operare il meglio per la Giordania e i suoi cittadini». In ogni Paese che il Papa visita si prega per i governanti. Ma qui fa un certo effetto, perché tra i titoli di cui si fregia il monarca girdano c'è quello di essere un discendente diretto del Profeta Muhammad.
Altra liturgia molto importante sarà quella del pomeriggio di martedì 12 nella valle di Josafat, sotto le mura di Gerusalemme. Sarà la prima celebrazione eucaristica all'aperto di un Papa a Gerusalemme. E - nonostante la vicinanza con il Getzemani - sarà una celebrazione pasquale. Anche qui lo sguardo sulle ferite e le speranze della Terra Santa di oggi avverrà nella preghiera dei fedeli. «In questa Città santa della Risurrezione, in cui la potenza dello Spirito ci crea come uomini nuovi a immagine del Signore risorto e fa di tutti noi il suo popolo santo - dirà Benedetto XVI introducendo le invocazioni -, innalziamo la nostra preghiera unanime, perché la gioia della Pasqua si estenda nel mondo intero». E significativamente tra le lingue in cui si pregherà ci sarà anche l'ebraico.
Ma la più forte di tutte le invocazioni avverrà a Betlemme, mercoledì 13, durante la Messa nella piazza della Mangiatoia, davanti alla Basilica della Natività. Nella città che - insieme alla nascita di Gesù - ricorda anche il terrbile episodio della strage degli innocenti, si pregherà per i piccoli di oggi. «Per tutti i bambini del mondo - si leggerà in italiano -, in particolare per quelli che soffrono privazioni, malattie e povertà, perché siano riconosciuti i loro diritti operando concretamente per garantire loro la crescita nella serenità e nella gioia. Preghiamo per i bambini di Gaza, che sono morti o sono rimasti orfani, e vivono nella miseria e nella paura».
Parole estremamente «politiche». Nel cuore di un viaggio che vuol provare di nuovo a far illuminare dal Vangelo le contraddizioni della storia.
Come in quella notte di Duemila anni fa, quando Dio per entrare nella storia non scelse affatto un posto tranquillo. E in un "territorio occupato" (dai romani) il Verbo si fece carne.

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