martedì 30 giugno 2009
Giovanni Maria Vian: La fede e gli apostoli (Osservatore Romano)
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La fede e gli apostoli
Per la festa dei santi patroni di Roma Benedetto XVI ha rivolto a tutti i cattolici parole che meritano ascolto anche oltre i confini visibili della Chiesa e che resteranno, meditando su ciò che è essenziale: la verità.
Quella verità che Pietro e Paolo hanno predicato sino a versare il loro sangue sotto Nerone, rendendo a Cristo l'estrema testimonianza (in greco, martýrion) nella capitale dell'impero. Il martirio dei due apostoli ha fondato la Chiesa romana, come nei secoli hanno riconosciuto milioni di fedeli inginocchiati davanti alle loro tombe indicate già diciotto secoli fa dalla pietà cristiana, che è radicata visibilmente nella storia.
Come hanno affermato Pio XII e Paolo VI per san Pietro e ora il loro successore per san Paolo.
Parlando del convertito sulla via di Damasco il Papa ha ricordato come con Cristo sia iniziato un nuovo modo di adorare Dio, un culto personale e profondamente vero perché si realizza con la vita. Con quel rinnovarsi interiormente che è l'unica via per cambiare il mondo senza conformarsi a esso. Per un nuovo modo di pensare e di essere, non da bambini ma da adulti.
Certo, non nel senso, bambinesco appunto, con cui si è giunti a stravolgere l'espressione "fede adulta", vedendo in essa un atteggiamento maturo e coraggioso, eventualmente anche contro il magistero della Chiesa. Con amara ironia Benedetto XVI ha ricordato come in questo modo non si dimostri molto coraggio, nelle attuali società scristianizzate.
Adulta è invece la fede che, nella verità, sa impegnarsi - ha esemplificato il Papa - per l'inviolabilità della vita umana fin dal primo momento e per l'ordinamento, che è naturale e cristiano, del matrimonio indissolubile. Opponendosi in nome della verità, che non può essere separata dalla carità, alla menzogna. E l'impegno per la verità che guarda a Cristo è profondo: "Noi abbiamo bisogno di una ragione illuminata dal cuore, per imparare ad agire secondo la verità nella carità", ha sintetizzato Benedetto XVI.
Sin dagli studi e dalle opere giovanili Joseph Ratzinger, imbevuto della tradizione cristiana, si è prefisso il compito di spiegare "l'alfabeto della fede" nel nostro tempo, e questo servizio, che è teologico e pastorale insieme, continua a svolgere come successore di Pietro.
E attraverso il primo degli apostoli ha guardato ancora una volta a Cristo "vescovo delle anime" nella solenne liturgia della consegna del pallio, che esprime anche visibilmente la comunione cattolica. Per scendere nel profondo della verità testimoniata dagli apostoli e ripetere che - nonostante i conformismi del mondo e nonostante i nemici, ancora una volta chiamati evangelicamente "lupi" - sull'esempio di Pietro e di Paolo e di santi come Francesco, il curato d'Ars e padre Pio, i vescovi e i sacerdoti hanno soprattutto il compito di aprire i cuori e le anime a Dio. Perché soltanto così è possibile rendere presente Dio nel mondo e rinnovarlo.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano - 30 giugno 1 luglio 2009)
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1 commento:
mi permetto un'osservazione. Leggo in qualche blog delle considerazioni che giudico sommamente superficiali sul modo in cui si è appreso degli accertamenti sulla tomaba di San Paolo. Sempre colmi e prodighi di giudizi mi sembra che molti di costoro non si ricordino di come andarono le cose per la datazione della Sindone. Non posso certo raccontare la storia in un post. Basta andare in libreria e comprare un libro che ne parli. Perchè ormai certe cose le ammettono tutti. Allora le cose furono fatte con il massimo di apertura mentale ma chi si impegnò nella vicenda , mi sembra il cardinale Ballestrero, fece la figura del tordo perchè letteralmente fu preso per il fondo dei pantaloni.GPII si arrabbiò parecchio con lui.
I soliti cattolici adulti dissero, vabbè, pazienza con il solito coraggio cuor di leone.E' vero che la fede non nasce e non finisce con la Sindone ma visto che un esame doveva essere fatto, almeno c'era il dovere morale di vigilare e farlo seriamente.
Questa volta è stato deciso diversamente e penso che sia stato saggio perchè sbagliare è umano ma perseverare è diabolico.
Quindi chi si consuma a dare tanti consigli vada a documentarsi su come andarono le cose allora. Ci sono voluti decine e decine di anni perchè il laboratorio di analisi ammettesse la fuffa.Una fuffa che non nacque solo da insipienza.
E' incredibile la memoria corta di certuni.
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