martedì 16 giugno 2009
Mons. D’Ambrosio: «Il Papa con noi da Padre Pio» (Muolo)
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«Il Papa con noi da Padre Pio»
DI MIMMO MUOLO
Domenica la visita del Pontefice nella «casa» del santo cappuccino. Parla l’arcivescovo D’Ambrosio
I quarant’anni dalla morte di Padre Pio. I novant’anni dalla sua stimmatizzazione.
E, come se non bastasse, l’apertura dell’Anno Sacerdotale, esattamente due giorni prima dell’arrivo del Papa.
Sono tanti e tutti importanti i motivi che si leggono, già fin d’ora in filigrana, nella visita che Benedetto XVI farà a San Giovanni Rotondo domenica prossima. Poco più di nove ore in tutto – dalle 9,15 alle 18,30 – secondo il programma annunciato, ma con diversi spunti che monsignor Domenico Umberto D’Ambrosio, riassume così: «Il Santo Padre viene per confermarci nella fede. E soprattutto viene per confermare la direzione che la nostra comunità diocesana ha impresso alla devozione per san Pio da Pietrelcina in questi ultimi anni. E cioè che l’umile cappuccino è in realtà il modello di una santità che non passa mai di moda». Monsignor D’Ambrosio, che dell’arcidiocesi di ManfredoniaVieste-San Giovanni Rotondo è originario (essendo nato a Peschici il 15 settembre 1941), riceverà Papa Ratzinger in una condizione particolare. Lo scorso 16 aprile, infatti, proprio il Pontefice lo ha nominato arcivescovo di Lecce (dove farà il suo ingresso il prossimo 4 luglio) e dunque in questo momento della diocesi del Gargano egli è l’amministratore apostolico. Questa visita, dunque, conclude e in un certo senso ricapitola, come egli stesso sottolinea nell’intervista ad Avvenire, il suo ministero episcopale nella terra del grande cappuccino.
Monsignor D’Ambrosio, in che senso Padre Pio è modello di una santità che non passa mai di moda?
In due sensi almeno. Da un lato, infatti, egli ci ricorda il valore della croce di Gesù nella nostra vita di tutti i giorni. Il Signore ha detto che chiunque vuole amarlo veramente deve prendere la sua croce e seguirlo. Ecco, Padre Pio è il campione di questa croce che continua, che completa la redenzione e che dà un senso alla stessa vita umana. Oggi è una delle grandi sfide per i cristiani, specie in una società ampiamente secolarizzata come la nostra.
E il secondo senso?
L’esperienza umana di Padre Pio è l’epifania della misericordia di Dio. Se solo pensiamo a quante ore questo umile frate ha passato in confessionale e a quante volte ha amministrato il sacramento della riconciliazione, abbiamo la dimensione esatta del suo insegnamento. In pratica l’invito a riscoprire il senso del limite umano e del peccato e a fare esperienza del perdono di Dio, che davvero non conosce confini. Tanto è vero che una delle offerte più significative che abbiamo cercato di dare, come comunità diocesana, ai pellegrini che visitano la tomba di Padre Pio è proprio quella di non far mancare mai sacerdoti disponibili per le confessioni. E le richieste continuano ad aumentare.
Come si intersecano questi temi con la visita del Papa?
Il Santo Padre viene a confermarci nella fede, anche con riguardo alla direzione che abbiamo cercato di dare alla devozione nei confronti di Padre Pio.
Sappiamo che questa straordinaria figura di sacerdote e di religioso è un santo di popolo, a lui guardano con grande fiducia soprattutto i semplici e gli umili. Dunque è una devozione che può correre rischi, dovuti a esagerazioni e distorsioni che sarebbero dispiaciute a Padre Pio per primo. Io sono sicuro che il Papa con la sua parola e con il suo esempio ci aiuterà a ri-centrare la devozione nel modo più giusto. E nessuno lo può fare meglio di lui, che è al tempo stesso pastore, grandissimo teologo e capace di farsi intendere da tutti, dai dotti come dai più umili.
Quali saranno i momenti principali della visita?
Tre in particolare. E tutti e tre emblematici dell’esperienza umana e religiosa di san Pio. Prima di tutto la celebrazione eucaristica, che sarà presieduta appunto da Benedetto XVI. L’altare e il confessionale erano i due poli della vita di Padre Pio. E noi, perciò, ci ritroveremo intorno all’altare, dove il santo cappuccino riviveva quotidianamente il mistero della croce di Gesù. Il secondo momento sarà l’incontro sul piazzale di Casa Sollievo della Sofferenza. Per Padre Pio questo ospedale era appunto una casa, anzi un tempio di preghiera e di scienza, perché qui vengono curati i corpi che sono, come dice san Paolo, tempio dello Spirito. Oggi Casa Sollievo è uno degli ospedali più importanti del Paese, con i suoi 1.100 posti letto, l’istituto di ricerca scientifica di livello europeo e l’istituto per la scoperta delle malattie genetiche. Infine l’incontro con i giovani, che si inserisce nell’anno della Missione giovani che la diocesi sta vivendo in questo periodo. Nel programma poi sono inseriti anche la visita alla tomba di Padre Pio e alla sua cella.
La visita giunge esattamente due giorni dopo l’apertura dell’Anno speciale dei sacerdoti. Una bella coincidenza, se si pensa a quale modello Padre Pio è non solo per i fedeli, ma anche per gli stessi sacerdoti.
In effetti noi parliamo di bella coincidenza, ma io sono sicuro che la Provvidenza è sempre all’opera, anche quando si tratta di simili dettagli. Padre Pio è stato un grande sacerdote. E certamente noi ascolteremo dalla voce del Papa, anche in riferimento a questo modello di santità, le primizie di quell’itinerario di vita e santità sacerdotale che sarà l’Anno che sta per avere inizio.
Lei sta per lasciare la diocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo alla volta di Lecce. Che cosa ha appreso in questi sei anni alla scuola di Padre Pio?
Davvero ho ricevuto un grande dono per la mia vita. In precedenza sono stato per vent’anni parroco a San Giovanni Rotondo. Ma in questo periodo mi è parso di comprendere più a fondo la lezione di questo santo straordinario, la sua eredità spirituale che è «semplicemente» la tensione verso la santità. In particolare ho riscoperto dopo 44 anni di sacerdozio la totale bellezza della Messa. Padre Pio mi ha re-insegnato a vivere più profondamente nella vita il mistero che celebro nella fede.
© Copyright Avvenire, 16 giugno 2009
Mah...
R.
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